Mentre in Inghilterra si disputa il Boxing Day, in Germania non si gioca per la pausa invernale; in questo mese di stop le squadre avranno la possibilità di sistemare le loro rose per cercare di presentarsi, alla ripresa, con gli innesti giusti per raggiungere gli obiettivi.
Il Wolfsburg (tredicesimo in campionato e in lotta per non retrocedere) ha ricevuto un gran regalo di Natale: ben quarantacinque milioni, dal Psg, per Julian Draxler. Una cessione che può avere due chiavi di lettura: negativa, dal momento che i Wölfe perdono uno dei giocatori di maggior talento ma anche positiva (sia per i soldi che entrano nelle casse dei lupi di Germania, sia perché i rapporti tra giocatore e società non erano più cosi idilliaci). Ma chi è Julian Draxler? Il talento di ventitré anni, fino a questo momento, non è riuscito ad esprimere tutto il suo, immenso, potenziale. In terra francese potrebbe sbocciare definitivamente anche se non sarà semplice perché il calciatore tedesco, tatticamente, non è di facile collocazione. Nell’ultima partita, la trasferta del Borussia-Park, Ismaël ha messo Draxler dietro a Gomez; il ruolo di seconda punta è nelle corde del giovane talento tedesco, viste le sue capacità di servire assist invitanti per la punta. In una squadra come il Psg, però, abituata da tempo a schierarsi con il 4-3-3, quale potrebbe essere il modulo ideale per Draxler? Da escludere il 4-2-3-1 (i trequartisti di Emery amano svariare su tutto il fronte offensivo a differenza di Draxler che preferisce restare sulla sua zona di competenza) è preferibile un 4-3-3, in cui il ragazzo di Gladbeck agirebbe da mezzala, ruolo perfetto considerando i suoi ottimi tempi di inserimento e la sua capacità di verticalizzare.
Centrocampista che abbandona, centrocampista che arriva: Bazoer ha scelto di dire addio al suo nido e di tentare fortuna in un campionato straniero più fisico e tattico dell’Eredivisie. L’olandese, classe ’96, è un prodotto del vivaio dell’Ajax e a soli 18 anni è stato paragonato ai più grandi centrocampisti della storia calcistica olandese. Il suo ruolo ideale è al centro del campo, da dove parte l’azione: ha un’ottima visione di gioco che in pochissimo tempo fece innamorare De Boer, che lo mise titolare nel suo 4-3-3. A soli 18 anni esordisce in Eredivisie, pochi giorni dopo essere diventato maggiorenne. Il tecnico stravede per lui, per il suo mix di qualità e quantità difficile da trovare in un solo calciatore. Le cose sembrano prendere un’ottima piega per Bazoer, ma all’inizio dell’attuale annata, De Boer annuncia di vuol cambiare aria e giunge un nuovo coach sulla panchina: Bosz. I rapporti con il nuovo allenatore vanno velocemente a deteriorarsi, soprattutto per lo scarso utilizzo del ragazzo. Complici anche diversi infortuni, Bazoer vede pochissimo il campo e le sue indolenze lo portano ed essere escluso dalla rosa.
Il Wolfsburg, pronto alla grande cessione di Draxler, decide di puntare sull’olandese e propone, all’Ajax, un’offerta di 12 mln. La trattativa è rapida e indolore e in pochssimi giorni si ufficializza il passaggio di Bazoer al club tedesco. Ora, togliendo il classico periodo di ambientamento, non ci dovrebbero essere problemi con gli schemi: i teutonici utilizzano sempre un 4-4-2 o un 4-2-3-1, schieramenti perfetti che esaltano le doti del giovane talento. L’ex Ajax è chiamato a sostituire il titolare della nazionale tedesca, ma cosa ha in più? Sicuramente l’età e la voglia di emergere, far ripartire la sua carriera dopo uno stop inaspettato. Tra i contro c’è la mancanza di esperienza, ma l’ottima capacità di dettare i tempi di gioco, la qualità nei passaggi filtranti e gli ottimi interventi da intermedio gli garantiranno non solo un posto da titolare, ma la considerazione europea di cui già godeva con i lancieri.
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