Per avere un’idea chiara del Wimbledon di quell’anno ci affidiamo alle parole di un personaggio che ne ha viste tante sul rettangolo di gioco: Gary Lineker. L’ex centravanti della nazionale dei tre leoni disse infatti: “Il miglior modo per guardare questo Wimbledon è il televideo”. Già perché quella squadra di certo non faceva strabuzzare gli occhi per la qualità di gioco offerta e di certo non poteva entrare nelle grazie degli esteti del pallone, ma ha mandato in delirio la classe operaia e più in generale tutti gli innamorati del famigerato “palla lunga e pedalare”.
Il Wimbledon Football Club nasce nei sobborghi di Londra nel 1889 grazie a un gruppo di studenti rimanendo per moltissimo tempo impantanato nei campionati dilettantistici , entrando tra i professionisti solo nel 1964 e raggiungendo quella che ai tempi era chiamata First Division nel 1986. Dopo un anno di ambientamento nella massima serie ecco la stagione che segna in maniera indelebile la storia del club; l’annata 87/88 vede i Dons chiudere il campionato con un settimo posto di tutto rispetto, ma è in Fa Cup che la truppa guidata da Bobby Gould dà il meglio eliminando nell’ordine: West Bromwich Albion, Mansfield Town, Newcastle, Watford, Luton Town, prima dell’apoteosi davanti agli oltre 98.000 di Wembley dove il Wimbledon conquistò la più prestigiosa coppa inglese battendo 1-0 il Liverpool grazie alla rete di Lawrie Sanchez. Fu la vittoria della working class, una vittoria racchiusa in una frase storica pronunciata dal commentatore dell’epoca della BBC John Motson: “The Crazy Gang have beaten the culture club“.
Quella vittoria destinata a rimanere nella storia non solo del club londinese, ma anche dell’intero panorama d’Oltremanica come una delle più grandi sorprese, porterà per sempre la firma della Crazy Gang. Così infatti era definita quella banda di “ragazzacci” allenata da Gould, un gruppo che in poco tempo è stato capace di farsi odiare da tutta l’Inghilterra per i loro modi poco british di affrontare una partita di calcio in campo e fuori. Il motto palla o gamba era quasi un dogma per quel Wimbledon, dove la riconquista della palla era il momento dove chiunque poteva capire del perché li chiamassero Crazy Gang. Tackle da codice penale, calci negli stinchi e gomitate facevano parte del clima intimidatorio messo in atto da Vinnie Jones e compagni. Ed è forse proprio il roccioso gallese a rappresentare l’essenza di quella squadra se è vero che ancora oggi viene ricordato come il calciatore più cattivo di tutti i tempi. Il buon Vinnie detiene ancora oggi il record dell’espulsione più veloce dopo soli 3 secondi, oltre ad aver prodotto un poco edificante video dove spiega come far male agli avversari senza farsi vedere dall’arbitro. Tra gli elementi i più rappresentativi della Crazy Gang c’erano anche Dennis Wise e John Fashanu; il primo fu capace tra l’altro di rompere la mascella a un compagno di squadra e di mordere un giocatore del Maiorca quando vestiva la maglia del Chelsea, mentre Fashanu amava festeggiare le sue reti colpendo nelle parti basse gli avversari di turno. La leggenda narra che anche l’accoglienza nello storico impianto di Plough Lane non era delle migliori per la squadra ospite con musica a tutto volume negli spogliatoi, bagni fuori uso così come le sedie destinate ai giocatori. Tutte queste componenti alimentano ancora oggi il mito del Wimbledon 87/88.
A 30 anni di distanza il Wimbledon sta cercando di risalire la china dopo anni assai complicati che hanno visto fallire il club nato in un sobborgo nella periferia sud-occidentale di Londra. Quello che è certo è che nessun tribunale potrà mai cancellare la storia scritta da quei ragazzi terribili.
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