L’Ajax si è distinto, negli anni, per l’ottimo vivaio che ha sempre rimpolpato le fila della prima squadra. Proprio negli anni di Cruijff prese vita questa politica così da poter assicurare ai lancieri un continuo ricambio generazionale. Con il passare del tempo, il progetto ristretto ai soli olandesi, si è andato ad ampliare, portando il club ad acquistare giovani stranieri. Questa decisione non è piaciuta inizialmente ai tifosi che, visti anche i risultati sotto la guida di De Boer, hanno chiuso un occhio digerendo questo cambio di rotta. Analizziamo da dove parte questa idea di “linea verde” e quali grandi talenti ha sfornato…
L’Ajax è una di quelle formazioni che è riuscita, ogni decenno, a sfoderare almeno uno-due top player a partire proprio dagli anni ’50. Il vero segreto? Un vivaio giovanile valido su tutti i fronti, dalla mentalità alle strutture. Un grande estimatore di questa politica è stato proprio Johan Cruijff che ha sempre messo in primo piano la crescita dei nuovi talenti. Basti pensare che nel 1996, l’Ajax disputò la finale di Champions League, persa contro la Juventus, con 9 ragazzi cresciuti nel proprio vivaio su gli 11 titolari. Questo episodio va a sottolineare proprio l’accortezza e la politica del club riguardo le promesse del calcio. Nelle giovanili i piccoli calciatori non vengono scelti per la corsa, la tecnica o l’elevazione, ma per quanto si divertono in quello che fanno, caratteristica essenziale per accedere alla corte dell’Ajax. Gli osservatori ricercano soprattutto nelle zone limitrofe alla capitale, limitandosi alla nazione d’appartenenza proprio per valorizzare talenti locali. Ovviamente con la crescita i meno dotati vengono pian piano eliminati, senza lasciare spazio alla compassione o ai pesi morti. Per dare un esempio numerico: ci sono 200 ragazzi dai 9 al 19 anni nei diversi settori giovanili e ne vengono scartati circa 30 l’anno.
Ogni giocatore ovviemente viene visto come una possibile entrata economica per gonfiare le casse del club. Il prezzo è inferiore rispetto ai trasferimenti dei grandi campionati europei, ma proprio per questo motivo, negli ultimi anni, l’Eredivisie è diventato il torneo dove poter acquistare talenti low-cost. L’Ajax è il primo tra le formazioni olandesi a garantire giovani di prospettiva: ultimo Milik ceduto al Napoli per un prezzo di 30 mln (25+5 di bonus). In passato spiccano i nomi di Eriksen, ora centrocampista del Tottenham e acquistato per 13 mln di euro, Van der Wiel, acquistato dal PSG per 6 mln, Stekelenburg, giunto a Roma sulla base di 7/8 mln circa (bonus compresi), Blind, attualmente al Man United e pagato 18 mln di euro. Grandi prospetti che l’Ajax valorizza e poi cede al miglior offerente per autofinanziarsi e per accrescere ulteriormente quella “linea verde” che sta provvedendo a sanare le casse del club. Grazie all’ultima esperienza in Champions, i lancieri hanno chiuso con il 5 utile stagiole consecutivo. Ora, il club di Amsterdam, può puntare realmente ad affermarsi tra le grandi d’Europa per tornare allo splendore passato e questo si è notato con i secchi NO alla richiesta di vendita di Klaassen e El-Ghazi, due grandi talenti che è meglio tenere ancora alla base.
Proprio il grande sostenitore della politica locale Cruijff propose di ampliare la ricerca anche oltre i confini dell’Olanda, ove possibile ovviamente. La richiesta era quella di accapararsi i migliori giovani stranieri, quelli che realmente si differenziavano dalla massa, senza però dare priorità a questa politica, tenendo in prima linea la scoperta di talenti olandesi. I tifosi e buona parte del consiglio dell’Ajax storsero il naso all’inizio, ma vedendo gli ottimi risultati, soprattutto quelli degli ultimi anni con 4 Eredivisie di seguito (record che può vantare solo il club della capitale), hanno iniziato ad accogliere con il sorriso gli stranieri.
Così facendo si è andati a scovare promesse anche in terra straniera: una delle prime fu Lukoki, ragazzo della Rep. Democratica del Congo. Il ragazzo ha esordito nell’Ajax tra il 2010 e il 2013 per poi essere ceduto in prestio al Cambuur. Tornato alla base non rientrava nei piani di De Boer ed è stato venduto allo Zwolle. Più famoso il belga nazionale Toby Anderweireld: il classe ’89 indossò per 5 anni la maglia biancorossa tra il 2008 e il 2013 quando venne venduto a Simeone per 7 mln di euro. Un esperimento riuscito fu quello di Eriksen, centrale di centrocampo dagli ottimi piedi e dalla spiccata visione di gioco. Come già scritto nel precedente paragrafo, il danese venne ceduto al Tottenham, dove è tutt’ora titolare inamovibile.
L’ultimo gioiellino straniero approdato alla corte dei lancieri è Dolberg. Il classe ’97 è stato acquistato dalle giovanili del Silkeborg. Il danese, dopo un anno nello Jong Ajax (equivalente alle nostre squadre primavera) è stato promosso direttamente i prima squadra esordendo il 7 agosto 2016 nella gara contro lo Sparta Rotterdam, conclusasi con la vittoria per 3-1. Il giovane ha sostituito un altro classe ’97, colombiano giunto dal Deportivo Cali, Cassierra, autore della rete che ha chiuso il match. Giovani di prospettiva che si danno il cambio e crescono sul campo della prima squadra.
Forse è proprio questa la grande differenza tra l’Italia e l’Olanda al giorno d’oggi: in Eredivisie, i ragazzi di prospettiva, dal talento cristallino e dalla giocate spettacolari, vengono subito messi alla prova con il vero mondo professionistico. Non è raro trovare giocatori di 17-18 anni titolari nei Paesi Bassi. Questo permette di crescere con più velocità, di fare esperienza e permette di rapportarsi con il calcio che conta. In Italia siamo ancora spaventati, l’azzardo non è nelle nostre corde. Le big preferiscono giocatori pronti e investono poco nel loro settore giovanile o investono solamente su ragazzi stranieri non valorizzando quelli locali. Questo porta ad un cambio generazionale che saluta grandi campioni del passato e lascia il presente a giovani ancora non pronti o inesperti. Dovremmo tutti fermarci un attimo e prendere appunti da un vivaio come quello dell’Ajax, studiare bene i loro metodi e rapportarli alla nostra nazione per tirar fuori il meglio dai nostri ragazzi, per sperare in un futuro calcistico più roseo.
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