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Soffre, incassa e reagisce: il Liverpool è in finale di Champions

L’Estadio de la Ceramica ha emesso il suo verdetto: la prima finalista di Champions League è il Liverpool. Il pirotecnico 2-3 di Vila-real, merito anche di un grande primo tempo dei padroni di casa, ha rispettato i favori del pronostico. I Reds ora attendono l’esito della supersfida del Bernabéu tra Real Madrid Manchester City.

La bolgia amarilla

Il primo tempo del Villarreal, al netto di un risultato che ha eliminato il Submarino da questa Champions, è da proporre nelle scuole calcio. Lettura dell’azione, anticipi, pressing alto e verticalizzazioni da manuale: il tutto ad una velocità supersonica. E quando di mezzo c’è una squadra di Klopp bisogna sempre pesare gli aggettivi in tal senso. Emery è riuscito nell’impresa di frenare la macchina dell’allenatore tedesco, mandandola in confusione, complice anche il 2-0 di Anflied ed il calore di uno stadio tinto d’amarillo. La doccia gelida è arrivata, come spesso accade in serate così particolari, dopo soli 3 minuti: a riaprire la qualificazione è stato Boulaye Dia, alla prima rete in Champions. Qualche accenno di risposta dei Reds, molto imprecisi negli ultimi venti metri. Troppe le esitazioni del Liverpool, con cui il Villarreal è andato a nozze, anche grazie ad una ferocia notevole su quelle seconde palle che hanno indirizzato il primo tempo. Il momentaneo 2-0 è nato proprio in seguito ad un recupero alto della squadra di casa, finalizzato perfettamente da Coquelin.

La risposta del Liverpool

“Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi”. Una frase che ha reso celebre il coach di football, Vince Lombardi, e che veste perfettamente l’atteggiamento del Liverpool dopo un primo tempo scioccante. La squadra di Klopp, come un pugile, ha saputo soffrire ed incassare senza aver possibilità di risposta. La ripresa ha avuto tutt’altro sapore, però, per i Reds. Più cattiveria, più determinazione, e qualità superiori all’avversario che sono venute fuori alla distanza. La rete di Fabinho l’emblema perfetto del secondo tempo del Liverpool: giropalla paziente, sempre più rapido per tagliar fuori la retroguardia di casa ed imbucata sul centrocampista. Sulla sua rete, come su quella di Mané del 2-3, non si può glissare sulle colpe di Rulli: giocare in una sola metà campo, per un tempo intero, talvolta può spezzare anche psicologicamente l’avversario. Tra il brasiliano ed il senegalese, la marcatura di Luis Diaz, che ha dato brio alla manovra col suo ingresso nell’intervallo.

Una finale nel complesso meritata per i Reds, che hanno comprensibilmente steccato solo un tempo. Sarebbe potuta costare caro ai ragazzi di Klopp, ancora in corsa per tutte le competizioni e comprensibilmente bisognosi di qualche minuto di pausa. La testa ora tornerà alla Premier, ma qualche pensiero sulla finale appena conquistata e la curiosità nel conoscere l’avversaria ci saranno certamente. Il Liverpool, intanto, c’è.

Luigi Romanelli

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