Passeggiando per le strade di Castellón de la Plana ci si rende conto di come perdersi non sia poi così difficile. Sia perché, grazie al suo appellativo, camminare non risulta faticoso ma piacevole, sia perché stiamo parlando di una cittadina in cui le vie del centro sono troppo simili per abituarsi in un paio di giorni.
Castellón (o Castelló) è il capoluogo dell’omonima provincia situata nel País Valenciano, una regione abbastanza pianeggiante, a una settantina di Km da Valencia e a poco meno di tre ore di macchina da Barcellona. La città, conosciuta per la sua elevatissima qualità di produzione di ceramica, conta poco più di 170.000 abitanti e nel tempo ha saputo modernizzarsi muovendo rapidamente la propria economia dal settore agricolo a quello industriale. Non ci sono molti monumenti, musei o chiese, al punto che per visitarla può bastare una giornata o solo qualche ora, se si ha disposizione poco tempo. I più importanti, la Cattedrale di Santa Maria e il campanile di Fadrí si situano in Plaça Major, dove si affacciano anche il mercato centrale e il palazzo municipale.
Se Castellón risulta poco attraente, l’area metropolitana (circa 300.000 abitanti) offre invece tantissimi luoghi da visitare. Dalla vicina Benicàssim, alle spiagge del Grao, fino alle Islas Columbretes e a Montanejos.
Torniamo però a Castellón città, perché se si dispone di un giorno in più, è lecito pensare ad una passeggiata di circa 15 minuti, un tragitto (ovviamente in pianura) che dalla piazza principale (Plaça Major) conduca al Nou Castalia.
Da uno stadio e una tifoseria di Segunda División B (la nostra Lega Pro) non ti aspetti molto, specie se sei a conoscenza del fatto che la squadra è una neopromossa relegata nell’ultima posizione della classifica. Andare senza aspettative è stata e sempre sarà la scelta migliore per godersi queste piccole realtà che certo non mancano alla Spagna.
Il Nou Castalia sorge in Calle Huesca nel 1987, a grande richiesta dei tifosi dopo una delle poche grandi stagioni della squadra albinegra. L’impianto, a detta di alcuni personaggi legati alla storia del Castellón, è molto simile a stadi italiani come il Ciro Vigorito di Benevento, anche se quando fu costruito, venne preso ad esempio il MiniEstadi del Barcellona. Il calore che trasmette invece non è assimilabile a nessuna delle due.
Non credo siano molte le squadre di terza divisione che possano vantare una doppia curva. Sì, a Castellón le curve sono due: una, legata ad ambienti di destra (più numerosa), l’altra orientata invece a sinistra. Ciò che ne esce fuori è uno stadio veramente caldo, in cui i tifosi albinegros sono trascinati a cantare e a vivere la partita da entrambi i lati. La nascita di questa rivalità pseudo-politica è dovuta ad anni bui in cui, con il Castellón relegato nei bassifondi delle serie inferiori, risultava difficile trovare ogni giornata una tifoseria con cui scontrarsi. È nata per noia e continua ancora oggi.
“Pam Pam Orellut” è il titolo dell’inno officiale del Castellón, nato negli anni ’40 e registrato negli studi radio SER nel 1972. La sua doppia origine è tutt’altro che scontata e risale a quasi cento anni fa. “Pam Pam” non ha una vera e propria traduzione perché fa riferimento al suono e al gesto di battere la mani quando si applaude, mentre “Orellut” può essere tradotto con “orecchione”.
La prima delle due storie risale agli anni ’20 e riguarda uno storico portiere del Castellón di nome Alanga. Il numero 1, come portafortuna, era solito posizionare un elefante d’ebano che gli aveva riportato suo fratello da una guerra in Africa. I ragazzi che assistevano alle gare, divertiti dalla presenza costante di questo piccolo oggetto, iniziarono a gridare per gioco “Ole orellut”, “Vamos orellut” a ogni buon intervento del portiere. Questa parola si è poi piano piano estesa ad ogni buona giocata, ogni gol fino a caratterizzare per intero il club di Castellón.
L’altra storia riguarda invece un tifoso di nome Jaime Varella, famoso nell’ambiente per le sue enormi orecchie. Si racconta che un gruppo di tifosi, per scherzo, iniziò ogni giornata a sedersi dietro di lui e, ad ogni Pam Pam di Jaime che incitava la squadra, il simpatico gruppo rispondeva in coro Orellut. Dopo si giustificavano a lui dicendo di fare riferimento al piccolo elefante dietro la porta di Alanga.
Il Castellón nasce nel 1922, sostituendo la squadra più popolare di quegli anni, il Cervantes, composta da giovani ragazzi appartenenti al Centro Republicano. Il popolo di Castellón necessitava una squadra che portasse il nome della città e così il comune decise di far firmare i calciatori del Cervantes per questa nuova squadra; accettarono tutti e 11, tranne due, che furono sostituiti da due elementi presi dal Castalia, altra squadra locale.
La maglia originale doveva essere a righe verdi (dei campi), arancioni (dei frutti) e azzurre (del mare), con pantaloncini neri. Oltre allo spiacevole accostamento, questo insieme di colori era molto difficile e caro da trovare. Quindi inizialmente si optò per una classica divisa bianca, però poi la rivalità con il Valencia (che aveva la stessa maglia) portò il Castellón ad aggiungere strisce verticali nere e a trasformarsi definitivamente negli albinegros.
Come si può intuire, la storia del Castellón non è ricca né di vittorie né di grandi soddisfazioni. La squadra di La Plana ha disputato solo 11 stagioni in Liga (di cui 6 negli anni quaranta) ed è assente dal primo campionato spagnolo da circa 30 anni. Attualmente è in Segunda B dopo anni di Tercera e, prima di Castellón – Alcoyano 3-0 (la partita a cui abbiamo assistito dalla tribuna,) era l’unica nelle prime tre divisioni a non aver ancora vinto una gara (25 novembre 2018)!
C’è una stagione in particolare che gli orelluts ricordano con tremenda nostalgia. Ed è senza dubbio quella del 1972-73, culminata con un quinto posto in Primera e la finale di Copa del Generalísimo (Copa del Rey). Qualificati inaspettatamente a una finale inedita per le proprie aspettative, gli albinegros dovettero arrendersi alla regina della Copa Athletic Club de Bilbao che infranse i sogni del Castellón con un netto 2-0.
Facendo riferimento a questa storica stagione non possiamo non citare un’icona del calcio spagnolo: Vicente del Bosque. Si è tutto vero, il marchese del Bosque è passato da Castellón, anzi ci ha esordito e giocato più o meno una cinquantina di partite prima di passare definitivamente al Real Madrid. Un altro profilo abbastanza conosciuto è la bandiera del Valencia, passato anche tra le fila della Lazio, Gaizka Mendieta. Anche lui, prima di legarsi alla vicina Valencia, ha esordito nella squadra albinegra, regalando solo qualche presenza.
Di giocatori più attuali dobbiamo citare il campione d’Inghilterra Leonardo Ulloa, più di 80 presenze tra il 2008 e il 2010 con gli orelluts e Florin Andone (solo 4 presenze) che ora milita in Premier League con la maglia del Brighton.
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