Calcio estero

VAR? Non se ne parla! In Europa c’è chi boccia la tecnologia

In Italia, il VAR è diventato negli ultimi anni una realtà consolidata (anche se discussa), ma in Europa c’è chi di questa tecnologia non vuole proprio sentir parlare: la Svezia ha confermato che i propri campionati continueranno a farne a meno

Immaginarsi una partita di Serie A senza VAR ci sembra ormai quasi impossibile.

Negli ultimi anni il nostro massimo campionato di calcio si è abituato a utilizzare la tecnologia come supporto agli arbitri, nel tentativo di operare scelte più corrette in campo e in linea con quanto riportato nel regolamento.

Purtroppo, non sempre però ciò accade e a dimostrarlo sono le immancabili polemiche che ogni weekend si susseguono puntuali ancora su troppi campi di gioco.

Non si può, però, negare che una tecnologia come il VAR sia uno strumento decisamente utile, eppure in Europa c’è chi ha deciso di continuare a non utilizzarlo.

VAR? No, grazie: la Svezia si oppone

La Svezia ha scelto di proseguire la propria strada alla riscoperta del cosiddetto calcio del passato e ha ribadito la propria volontà di non introdurre il VAR nei due massimi campionati calcistici del Paese.

La Svezia resterà l’unica Nazione delle prime 30 del ranking UEFA a non utilizzare il VAR | Immagine Pixabay @planet fox – Footbola.it

Un annuncio che non lascia di sicuro indifferenti, soprattutto per il modo in cui questa decisione è stata presa.

“Se non ho sbagliato i conti, ci sono ben 18 club (su 32, ndr) dei primi due campionati del Paese e due distretti che hanno ribadito di non volere l’introduzione del VAR in Svezia. Noi rispettiamo questa scelta e, infatti, non abbiamo presentato alcuna proposta riguardante il VAR durante l’ultima riunione del consiglio dei rappresentanti e non prevediamo di presentarne nessuna nemmeno nella prossima. Personalmente, sto rispettando le regole democratiche del gioco”.

Ha raccontato in un’intervista ad Aftonbladet John Fredrik Reinfeldt, Presidente della Swedish Football Association.

Insignito di questa carica il 25 marzo del 2023, Reinfeldt in passato aveva espresso la propria posizione di apertura nei confronti dell’introduzione del VAR in Svezia, scontrandosi però immediatamente con il parere contrario della maggioranza dei tifosi.

L’ex Primo Ministro della Svezia – carica che ha ricoperto dall’ottobre del 2006 all’ottobre del 2014 (due mandati) – nei mesi scorsi si era infatti detto favorevole all’utilizzo di questa tecnologia, definendola come “il futuro” del calcio svedese.

Un’idea che non ha trovato però il sostegno popolare e che ha così, di fatto, costretto Reinfeldt ad accettare la ferma presa di posizione di tifoserie e club, accantonando (almeno per il momento) l’ipotesi di introdurre il VAR nei primi due campionati professionistici svedesi.

In questo modo, la massima lega di calcio in Svezia resterà l’unica rientrante nei primi 30 campionati per importanza in Europa (secondo il ranking UEFA) a non utilizzare il Video Assistant Referee.

Perché la Svezia non vuole il VAR?

Come anticipato in precedenza, a opporsi fermamente contro l’introduzione del VAR in Svezia sono stati tifosi e squadre professionistiche, un connubio alimentato da un rapporto decisamente profondo.

È, infatti, utile sapere che in Svezia il 51% delle azioni dei club calcistici appartiene proprio ai tifosi, come stabilito da una legge promulgata nel 1999.

Si tratta di un modello che ricorda, in parte, il più noto analogo tedesco e che all’epoca venne introdotto come risposta alla famosa “sentenza Bosman”.

La Svezia decise di proteggere il proprio calcio nazionale dalle inflazioni estere dando maggiore importanza e potere a chi, ancora oggi, è considerato l’elemento imprescindibile per il settore in questo Paese: i tifosi.

Questo modello fu messo successivamente in discussione nel 2007, quando gli appassionati di calcio svedese riuscirono però a far sentire la propria voce e a mantenere la propria posizione di rilievo e privilegio.

I tifosi in Svezia si sono così accorti di avere un peso e di poter direzionare a proprio piacimento le decisioni anche più importanti e, da allora, non hanno mai smesso di farlo.

Il “caso VAR” ne è l’ultima dimostrazione.

Nell’autunno di quest’anno, per esempio, il calcio svedese avrebbe dovuto vivere un periodo di introduzione del VAR in alcune partite, ma la Swedish Professional Football Leagues (ente che rappresenta le prime due categorie del calcio svedese, ndr) si è opposta prontamente a questa prova generale, facendo saltare l’intero programma.

Già un anno fa il Segretario Generale della SPFL, Johan Lindvall, si era espresso così:

“La Svezia è attualmente l’unica Nazione tra i 30 campionati più importanti d’Europa a non aver deciso di introdurre il VAR. Questo risultato è stato possibile grazie al nostro modello democratico. Noi siamo estremamente orgogliosi del fatto che la democrazia è nelle mani dei nostri club e dobbiamo continuare a proteggere questo modello”.

Parole chiare e che riflettono l’idea della maggior parte degli appassionati di calcio di tutto il Paese e non solo.

I tifosi svedesi preferiscono che a prendere ogni decisione durante una partita sia soltanto l’arbitro in campo: è una convinzione radicata nel Paese | Immagine Unsplash @Emerson Vieira – Footbola.it

L’avversione al VAR, considerato uno strumento che toglie emozioni al calcio, lo rende un gioco sempre più spezzettato e non risolve del tutto polemiche e ingiustizie, è un sentimento che sembra riguardare più i Paesi scandinavi che la sola Svezia.

L’introduzione del VAR in Norvegia avvenuta lo scorso anno, per esempio, portò immediatamente alla nascita di numerose proteste e all’insurrezione di oltre 70 gruppi diversi di tifoserie.

Gli svedesi vogliono continuare a fare a meno di questa tecnologia. Gli scandinavi vorrebbero continuare a fare a meno del VAR. Con buona pace dell’UEFA.

Soltanto dodici mesi fa John Fredrik Reinfeldt aveva messo in guardia la Svezia calcistica sul fatto che la UEFA avrebbe potuto obbligare i club locali a utilizzare il VAR nelle competizioni ufficiali europee, ma ora lo scenario sembrerebbe essere cambiato.

“Da quello che ho sentito, questa eventualità appare più remota ora. Al momento, spetta a noi svedesi prendere una decisione e il punto di vista dei club è abbastanza chiaro: non vogliono l’introduzione di questa tecnologia in particolare”.

Ha riportato Reinfeldt nella già citata intervista.

Il modello svedese

Con l’avvento degli Anni 2000, il calcio svedese ha vissuto una vera e propria rinascita, tanto da assumere un ruolo di protagonismo forse mai avuto prima.

Secondo quanto raccontato in un reportage del New York Times a fine 2023, oltre il 40% dei calciofili svedesi ascoltati in un sondaggio hanno indicato l’Allsvenskan (la Serie A svedese, ndr) come la loro competizione preferita e seguita con maggior attenzione, persino davanti alla Premier League inglese e alla Champions League (a fine Anni ’90 soltanto l’11% degli appassionati seguiva invece l’Allsvenskan).

Negli ultimi ventiquattro anni il campionato è diventato sempre più competitivo, i tifosi sono tornati a popolare gli spalti e la cornice generale intorno al calcio svedese è migliorata (salvo qualche caso di teppismo e violenza).

Dal 2000 a oggi, il Malmö ha continuato a essere “il re” del calcio svedese, vincendo 9 campionati, ma ben 11 squadre diverse sono riuscite a vincere l’Allsvenskan e ben 3 club lo hanno fatto per la prima volta nella loro storia: Hammarby, Kalmar e Häcken.

Una pluralità di vincitori che dimostra come nel calcio svedese non ci siano dominatori e dominati, fondi sovrani e multiproprietà in grado di prendersi tutto e lasciare solo le briciole ai rivali o diritti tv che decidono il calendario (le partite possono essere spostate sì per esigenze televisive, ma solamente previo preavviso di due mesi da parte della Lega Calcio svedese).

Ciò che non c’è è anche il VAR e continuerà a non esserci.

Gli svedesi non hanno dubbi: meglio una partita con qualche errore in più (con tutto ciò che ne consegue), ma meno spezzettata e più legata all’immediatezza delle emozioni.

È il modello che la Svezia ha scelto e che ha deciso di continuare a difendere. Piaccia oppure no.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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