L’Extremadura è una delle comunità autonome meno conosciute della Spagna: sarà per la mancanza di città realmente importanti, per la sua posizione defilata e di confine con il Portogallo o per la mancanza di una forte identità, ma al di fuori del suolo spagnolo è difficile sentir parlare di questa realtà. E forse anche per questo Ernesto Valverde è dovuto andar via da lì per diventare un grande protagonista nella storia del fútbol del suo Paese.
Da piccolo si trasferì infatti nella capitale dei Paesi Baschi, che a insaputa di molti è Vitoria e non Bilbao. Lì perse il suo accento extremeño e si calò in una cultura che fece propria in breve tempo tanto da guadagnarsi un soprannome in lingua basca che tutt’ora gli viene assegnato, quello di Txingurri, ossia la formica, per via della sua bassa statura.
Giocava da attaccante nella principale squadra di Vitoria-Gasteiz, il Deportivo Alavés ma trovò in fretta l’occasione di vestire la maglia della squadra basca per eccellenza, l’Athletic Bilbao. E l’Athletic è una delle tre squadre in cui Valverde è stato sia calciatore che allenatore. Le altre due? Espanyol e Barcellona.
Sì, perché la sua carriera lo portò a giocare nell’altra grande comunità autonoma spagnola con sentimento indipendentista, la Catalogna. E a Barcellona indossò le maglie delle due principali squadre cittadine, prima quella dell’Espanyol, poi quella del il Barça.
Più duratura e prolifica l’esperienza con i Periquitos, più vincente quella in blaugrana dove conquistò una Copa del Rey e una Coppa delle Coppe nonostante i soli 8 gol in due anni.
Poi anche la carriera da allenatore lo ha trattenuto nella capitale catalana. Valverde ha allenato l’Espanyol dal 2006 al 2008 e da quest’estate è l’allenatore del Barcelona. Non ha ancora vinto alcun trofeo in queste vesti a Barcellona visto che il suo unico successo spagnolo in panchina è la Supercoppa del 2015, vinta con l’Athletic proprio contro il Barça.
In Copa del Rey il destino lo ha messo di nuovo di fronte al suo passato: affronterà l’Espanyol nei quarti di finale, lui come Coutinho, altro blaugrana con un passato a El Prat. Un Derbi che mette sempre in campo diverse ideologie e visioni della Catalogna e che da quest’anno ha come sfondo anche i sentimenti di Ernesto Valverde.
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