Sette mesi dopo Valverde contro Lopetegui è una sfida totalmente cambiata: a fine ottobre erano sulle due panchine più prestigiose di Spagna a giocarsi la partita di campionato più blasonata del mondo, il Clásico tra Barcellona e Real Madrid.
A fine maggio invece Lopetegui, che da quella sconfitta si è ritrovato senza panchina, e Valverde, vicino a essere allontanato dal Barcellona, corrono la stessa gara per diventare il nuovo allenatore del Siviglia.
Visioni delle loro figure cambiate, stravolte, probabilmente anche ridimensionate. Non che sia il Pizjuán la causa di tutto, anche perché giocarsi l’Europa a Siviglia ha sempre un suo valore, ma l’annata sulle rispettive panchine ha logorato la figura di entrambi.
Per Lopetegui il 2018 è stato un incubo: quella partita persa contro il Barça di Valverde per 5-1 è stato l’ultimo capitolo di un anno fatto di scelte sbagliate, rovinato dalla firma con il Real che gli ha impedito di portare la sua Spagna, imbattuta durante la sua gestione, a giocarsi il Mondiale da favorita, per avventurarsi in una sfida troppo complicata come quella di ereditare la panchina del tricampeón Zidane.
Un fallimento a tutto tondo, impossibile utilizzare sostantivi differenti: dalla pessima gestione dello spogliatoio agli scarsi risultati, con la sola consolazione che anche chi è arrivato dopo di lui non ha saputo risollevare una stagione totalmente buia per il Real.
Sicuramente più positiva l’annata per Valverde che però non può lasciare pienamente soddisfatti i suoi tifosi: in bacheca ci sono finiti una Supercoppa di Spagna e la sua seconda Liga su due, ma la replica dell’eliminazione di Roma in quel di Anfield pesa tantissimo sulla sua figura.
Due eliminazioni umilianti identiche in due anni consecutivi, troppo per un club come il Barcellona, che considerando anche il KO in finale di Copa del Rey contro il Valencia sta valutando l’idea di provare a scegliere un volto nuovo per la panchina.
E così a porre l’attenzione sugli allenatori che lo scorso 28 ottobre si sfidavano il Barcellona-Real Madrid è il Siviglia. La stagione nel Barrio di Nervión è stata altalenante, con l’esonero di Machín e il secondo mandato interino di Caparrós per portare la squadra quantomeno in Europa League.
I profili sondati sono proprio loro due, forse ideali per una piazza di passione ma anche di ambizione come Siviglia: entrambi validi e con esperienza, reduci da top club e con grande voglia di rilanciarsi e magari di prendersi le proprie rivincite immediatamente contro Barcellona o Real Madrid, a seconda di chi arriverà. Quel Clásico è stato uno dei punti di svolta di questo duello che adesso di ripresenta non con 3 punti in palio, ma con l’opportunità di sedersi sulla panchina del Pizjuán.
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