“A volte abbiamo bisogno di un giocatore come lui, coi quali è possibile ottenere uno o due passaggi chiave nei primi 20 minuti. Ma siamo qui e non si può fare nulla”. Quando la laringe di Alexis Sánchez tramutò in queste parole l’esalazione d’aria uscita dai polmoni dell’attaccante, il Cile stava preparandosi a vincere la sua seconda Copa América (consecutiva). Quella Centenario, del MetLife Stadium, quella senza Jorge Luis Valdivia Toro tra i convocati. Un Tipo Único, lo definì il periodista Rodrigo Hernández su AS, in questo pezzo, dopo che El Mago aveva annunciato di voler tornare nel giro della nazionale lasciata dopo il Mondiale brasiliano. Un folle, ma del resto come sarebbe stato veder la Roja festeggiare sopra il cielo dell’Estadio Nacional di Santiago senza il suo Diez?
“Non tocca la palla, le fa venire un orgasmo“ giurò un giornalista cileno qualche tempo fa. E in effetti sul campo Jorge impartisce lezioni di stile, mentre fuori dal recinto boccheggia come un pesce fuor d’acqua, immerso in un mare di tentazioni alle quali poi cedeva puntualmente. Genial con la pelota en los pies, inescrutable fuera de la cancha, una volta Jorge corse davanti alla telecamera per insultare l’arbitro che lo aveva appena espulso. Quando annunciò il suo trasferimento negli Emirati, all’Al-Wahda, il presidente del Palmeiras gli tuonò contro di voler ingrossare il suo conto in banca avendo rifiutato le proposte di rinnovo. Proposte che, ovviamente, El Mago dichiarava di non aver mai ricevuto apostrofando del bugiardo l’ex suo datore di lavoro. Lo accusarono di esser un vile traditore, ma comunque salutò il Palmeiras creando una voragine nell’economia di squadra: lasciata la Diez vacante, era l’ídolo de la torcida, il classico personaggio idolatrato dalla folla al quale non si può imputar nulla.
Aveva optato per una scelta di pancia (o di portafogli) quando in realtà tutti lo avrebbero voluto veder ancora in patria, incuranti di una carta d’identità che già stava cominciando a far pesare gli anni a El Mago. Il tutto era acuito dalla smodata passione per l’alcol che Valdivia mai ha celato, quasi rimpiangendo di non aver prestato abbastanza cura alla propria forma fisica: “Me gustaba beber, pero me pasaba los límites”. Ma è tutto un prendere o lasciare, sicché senza la sua esuberanza probabilmente non ci ricorderemmo di lui. Un enganche, un fantasista nel senso più sudamericano del termine, un delicato operatore della maieutica socratica, affaccendato com’era nel reperire continuamente il tocco giusto, quello che meglio si addiceva alla situazione. Borghi prima e Sampaoli poi, che se lo ritrovarono in nazionale, non ebbero dubbi nel definirlo il miglior trequartista che avessero mai allenato. El Hombrecito ha peraltro rivelato quest’anno come nello spogliatoio del Siviglia avesse voluto un’immagine de El Mago, quasi elevandolo a esempio mistico da prendere in costante ammirazione: “Guardarlo giocare è stata un’emozione pura. Una volta gli dissi “Jorge, non mi interessano le gambe, io voglio i tuoi occhi, nient’altro”. Guardava tutto, sapeva cosa scegliere, quando scegliere il passaggio. Ha avuto una terribile importanza nella Copa América, era il migliore”.
La critica mondiale pare aver ormai inesorabilmente decretato come il climax ascendente della sua carriera sia rintracciabile nel 2015, in concomitanza con la Copa América ospitata dal suo Cile. L’occasione migliore alla quale presentarsi tirato a lucido, visto che la preparazione fisica avrebbe dato i frutti che tutti quanti abbiamo visto. Brillava di meno, ma giocava di più e soprattutto era al top della forma. Il miglior Jorge Valdivia mai visto. No fue solo el volante creativo de pases inimaginables. Fue un jugador colectivo. Pura poesia, mago nel senso più vero del termine: manna dal cielo per i compagni, che si sarebbero ritrovati con una fucina di suggerimenti confezionati su misura manco fossero abiti personalizzati. Un incubo per gli avversari, che non riuscivano praticamente mai a mettergli le briglie. E anzi, quando capitava che riuscivano ad arginare il suo talento, ecco che Valdivia sornione dispensava tutto d’un fiato il passaggio decisivo, l’illuminazione, il passepartout per scardinare ogni qualsivoglia tipo di difesa. Come contro l’Uruguay, nel 2015: match serrato, caratterizzato da agonismo a livelli assurdi e costante timore di passare in svantaggio. Tutto era così perfettamente equilibrato che solo il genio di Jorge avrebbe potuto risolvere a suo favore la contesa, superando l’omonimo Fucile con un tunnel aggraziato e servendo a Isla un pallone d’oro.
“Valdivia es un espectáculo en la cancha” disse una volta il presidente del Palmeiras, immerso in uno stato di onirica ammirazione nei confronti di un diamante purissimo. Esiste un factor Valdivia, insomma? Certo che sì. Pure nel Puerto Ordazo, storiella tragica ma dai toni comici che spesso e volentieri viene ripescata dagli annali per estrapolare un sorriso dallo sguardo attonito del lettore. Jorge ebbe da scrivere una lettera di scuse, rimbalzata pressoché da chiunque, dovette esporsi in pubblica piazza. Naturalmente poi il popolo cileno lo ritrovò in nazionale, come da programma osannato e idolatrato al pari del miglior Diez possibile. Roba che magari Jorge non sarà stato. Ma personaggi folli come lui ce ne son stati davvero pochi, sicché va considerato un privilegio l’aver avuto la chance di ammirarlo. Ecco perché fa quasi tristezza concludere un pezzo parlando dell’eliminazione de La Roja dal mondiale russo. Jorge, El Diez de la Generación Dorada, era a terra. Si tratta di una delle poche volte in cui non sapeva quasi che fare. Lui, che non si fece problemi a tornar tardi in hotel dopo aver festeggiato ad oltranza. Lui, che non ebbe timore nell’esporsi in avances sessuali nei confronti di alcune cameriere dopo ave sparpagliato per terra i carrellini del buffet (il Puerto Ordazo, per l’appunto, del quale restano alcune foto ritraenti Jorge con prosciutto e marmellata tra i capelli). E’ stata l’ultima occasione di poter ammirare El Mago. Che peccato, non vederlo in Russia il prossimo anno. E comunque oggi, giovedì 19 ottobre 2017, Valdivia compie 34 anni. Feliz cumple, Jorge!