UNDERBART! Pare non crederci, la pagina ufficiale della Svenska Fotbollslandlagen. “Meravigliosa” è definita la vittoria di 4-0 sulla Bielorussia, andata in scena ieri alla Friends Arena di Solna. Una vittoria che lascia poi spazio a tanti commenti tra cui uno in particolare. Det svenska lyftet är på riktigt. Tradotto in italiano, ne esce fuori qualcosa come “la rete svedese è stata reale“. Il motivo che ha indotto Erik Niva ad intitolare così questo suo editoriale, pubblicato sul quotidiano Afrontbladet, lo si trova in occasione della terza rete svedese. In effetti il colpo di testa di Berg era stato sì calciato via da Filipenko, ma solo dopo aver ampiamente varcato la linea di porta (come chiariranno le immagini). Quello di Niva è un forte invito alla prudenza, a non montarsi la testa, a non vedersi già immersi nell’estate 2018 in Russia. In fondo la gestione Hamrén aveva abituato ad aspettarsi sempre e comunque il peggio. In fondo, la Bielorussia avrebbe potuto metter in difficoltà a retroguardia scandinava. Ecco che dunque questa sfida era vista con un “form av negativ“, ossia un qualcosa di avverso. Eppure, niente di tutto questo. Lasciate star Søren Kierkegaard e il suo pensiero filosofico incentrato su pessimismo e angoscia. Qui ogni cattivo pensiero è stato spazzato via da Marcus Berg già dopo meno di 100 secondi. E alla fine è una prova mai entusiasmante, mai emotivamente forte, eppure buona e intrisa di determinazione. Da Olsen a Berg, bravi tutti. Inoltre il duo Toivonen-Berg, a detta di Niva, “ha funzionato come nel 2009“. La Svezia di Janne Andersson è già migliore di quella di Erik Hamrén, e questo sebbene sulla carta la rosa attuale sia più debole. Magari non ci si qualificherà per il Mondiale, considerato comunque un girone composto da Francia e Olanda. Ma di certo si esporrà un buon potenziale sulla vetrina europea. E per il calcio scandinavo non è poco.
I problemi alla caviglia di Lindelöf hanno impedito a Janne Andersson di contare sul suo perno di difesa: al suo posto, accanto a Granqvist, ecco Pontus Jansson. Confermate le indicazioni della vigilia a proposito dell’impiego dal 1′ di Jimmy Durmaz e del tandem Toivonen-Berg. Quanto alla Bielorussia, il modulo è stato un 5-4-1 molto coperto: sottolineo la presenza in campo di Renan Bressan e la panchina per i vari Rodionov, Stasevich e Volodko. Il punto di riferimento avanzato è Mikalay Signevich, attaccante che il BATE Borisov ha prestato al Platanias in inverno.
Si comincia, la bilancia a livello di qualità pende nettamente dalla parte dei padroni di casa. I 31mila paganti alla Friends Arena accolgono i loro beniamini con un tifo assai caloroso (do you remember la marea gialla vista ad Euro2016?), la squadra ricambia. Passano due minuti e Marcus Berg per poco non ha immediatamente trovato la via del gol. Ha risposto la Bielorussia con Shitov (4′), ma la chance più ghiotta è capitata sui piedi di Emil Forsberg (11′) che tuttavia non ha centrato lo specchio. Comunque ha fatto un certo effetto vederlo con la 10 che fino a qualche mese fa era stata di Ibra. Durmaz (14′), ancora Forsberg (15′), di nuovo Berg (16′): la Svezia ha collezionato palle gol a ripetizione. Ed è proprio da queste continue manovre che è scaturito il calcio di rigore procurato dal numero 9 e realizzato magistralmente dal talentino del Lipsia (18′). Una delle differenze principali tra Hamrén e Andersson sta nell’attenzione che l’ex tecnico del Norkkoping dedica da sempre al lavoro. Diciamo che mentre Erik era più un selezionatore che allenatore, Janne è maggiormente dedito al lavoro tattico. Dategli gli interpreti che volete, lui ne tirerà fuori il meglio. Così come ha fatto all’IFK nell’Allsvenskan 2015, riuscendo a vincere un titolo che i bookmakers ad inizio stagione avrebbero pagato 56 volte l’importo scommesso. Tra gli altri, è stata la stagione di Emir Kujović, capocannoniere con 21 reti. Ma torniamo a Solna, dove è sempre stata la nazionale scandinava a rendersi pericolosa. Durmaz ha centrato in pieno il palo (26′), Forsberg è andato vicino al bis (31′), poi un colpo di testa ad opera di capitan Granqvist è stato fermato dalla traversa e dalla sfortuna. Solo al 45′ si è vista la formazione di Kriushenko, con una blanda incornata di Signevich, Troppo poco. E così Harald Lederer ha mandato le squadre negli spogliatoi.
Dov’eravamo rimasti? Ah si, all’arrembaggio dei Blågult. Il secondo tempo ricomincia esattamente alla stregua del primo e Toivonen non trova la porta di poco (48′). Ma è tutt’un’altra squadra, e lo si è capito dal ritrovato cinismo sottoporta. Al 49′ Forsberg ha segnato trovando la doppietta tanto desiderata, oltre che una grossissima papera di Gorbunov (non ha trattenuto un docile pallone facendoselo passare in mezzo alle gambe).(49′). Berg di testa ha incrementato ulteriormente il vantaggio (57′) su cross di Augustinsson, dopo un’uscita per farfalle del numero 22 bielorusso. E nulla ha potuto l’intervento disperato di Filipenko, il pallone aveva già varcato la linea. Nel mezzo, un calcio d’angolo per gli ospiti e zuccata di Shitov terminata a lato dello specchio difeso da Olsen. E’ poi cominciato il valzer dei cambi: nel giro di dieci minuti, dentro Majevski, Volodko e Rodionov. Dalla panchina scandinava, invece, Andersson ha mandato in campo Jakob Johansson (per l’infortunato Ekdal) e Isaac Thelin (out Toivonen). Durmaz (68′) e Dragun (77′) hanno annacquato il novero delle occasioni da rete, mentre il neoentrato attaccante dell’Anderlecht è andato in rete capitalizzando al meglio l’assist di Hiljemark e gonfiando la porta per la quarta volta. Ancora un insaziabile Forsberg e Johansson hanno tentato poi di render più gravoso il passivo per gli ospiti, mentre nel frattempo Andersson aveva inserito Claesson al posto di Durmaz. I tre minuti di recupero concessi sono serviti a poco, se non altro si è visto Renan Bressan con una conclusione da fuori. Poi, il triplice fischio. E la gioia della Friends Arena. La classifica del girone A vede al momento la Francia in testa (13), seguita da Svezia (10), Bulgaria (9) e Olanda (7). Dando per spacciate Bielorussia (2) e Lussemburgo (1), ecco che il +3 sugli oranje è abbastanza rassicurante specie se unito alla profonda crisi di questi ultimi (le dimissioni di Blind sono solo l’ultimo atto della saga). Quanto alla Bulgaria, non pare francamente un avversario irresistibile. Insomma, si può sognare.
“Se si gioca per la squadra nazionale non si devono fare questi errori” ha dichiarato uno sconsolato Kriushenko nel postpartita. Giustissimo, ma a prescindere dai censurabili errori di Gorbunov c’è da dire come la sua squadra abbia combinato ben poco, dinanzi ad una Svezia ottimamente messa in campo. “De har hittat tillbaka till varandra”, il commento dell’Aftonbladet il giorno dopo. “Si sono trovati l’un l’altro”, in relazione alla coppia Toivonen-Berg: avevano fatto faville all’Euro U21 del 2009, giocatosi proprio in Svezia. 3 reti per il primo, 7 per il secondo: era la generazione dei vari Lustig, Elm, fratelli Bengtsson e Johansson. In panchina c’era Tommy Söderberg, che si dovette inchinare solo dinanzi all’Inghilterra in semifinale (dal dischetto, errori di Berg e Guillermo Molins). Vi risparmio le varie dichiarazioni post-partita (ma se vi interessano, vi rimando qui all’Aftonbladet). Ci tengo solo a riprendere due cose. La prima è il pensiero di Emil Forsberg a proposito (“Si muovono in modo fantastico, sia per me che per la squadra. Conoscono i vantaggi dell’altro, parlano molto e si trovano molto bene a vicenda”). La seconda è una considerazione che è uscita dalla bocca di Emil Krafth: in pratica, il terzino destro del Bologna ha rivelato come Ola (Toivonen, ndr) fosse un po’ uscito dal giro della Sveriges herrlandslag i fotboll con la presenza di Ibra. E in effetti, a conferma di quanto detto, ci sarebbe il fatto che l’attaccante del Tolosa non sia stato chiamato per Euro2016 dal ct Hamrén. La concorrenza spietata di Berg, Guidetti e Kujovic (tralasciando ovviamente re Zlatan) avrebbe soltanto accelerato il processo, inevitabile. Ma Ola comprà 31 anni il 3 luglio, insomma, può dare ancora molto alla nazionale. Lo sa bene Andersson, che ha puntato sul suo numero 20 ed è stato ripagato. La coppa con Berg funziona davvero bene, pur ammettendo la pochezza dell’avversario. E in effetti è anche plausibile che l’addio delll’ex Barça abbia alzato il livello del gruppo, responsabilizzatosi. Esiste un bellissimo proverbio con cui voglio chiudere questo pezzo. En vandring på tusen mil börjar alltid med ett steg. Una viaggio di mille miglia comincia sempre con un passo. Non ci è dato sapere la meta, ma il passo pare sia fatto. Anche piazzando Toivonen accanto a Berg…
Il tabellino:
Svezia (4-4-2): Olsen; Lustig, Jansson, Granqvist, Augustinsson; Durmaz (dall’85’ Claesson), Hiljemark, Ekdal (dal 69′ Johansson), Forsberg; Toivonen (dal 74′ Thelin), Berg. All. Andersson.
Bielorussia (5-4-1): Gorbunov; Shitov, Martynovich, Politevich, Filipenko, Bordachev (dal 69′ Volodko); Rios, Bressan, Majevski (dal 66′ Dragun), Gordejchuk; Signevich (dal 71′ Rodionov). All. Kriushenko.
Reti: 19′ rig. e 49′ Forsberg, 57′ Berg, 77′ Thelin. Ammonito: Martynovich (B). Arbitro: Lederer
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