Hakan Calhanoglu torna a far soffiare venti turchi a Milano. Il fantasista arrivato dal Bayer Leverkusen al Milan nella giornata di oggi riaccende un antico amore mai sbocciato che cominciò 16 anni fa quando il paese che divide la cultura europea da quella mediorientale portò in poche settimane un’ondata di nuovi volti sotto la Madonnina per un gigantesco flop calcistico.
La causa dell’approdo in massa dalla Turchia fu il momento d’oro del calcio del Bosforo di inizio millennio: nel 2000 il Galatasaray vinse la Coppa UEFA e all’Europeo belga-olandese dello stesso anno la nazionale di Denizli fece un’ottima figura nel girone dell’Italia (vittoria sofferta per 2-1 degli azzurri grazie ad un rigore molto contestato su Filippo Inzaghi) prima di uscire a testa alta contro il Portogallo di Figo e Rui Costa.
Tanta attenzione mediatica verso quel calcio dopo un’annata così importante: fu impossibile distogliere lo sguardo della Serie A, allora ai vertici del calcio mondiale, dal movimento calcistico emergente del momento. L’Italia scelse dunque la Turchia, la Turchia scelse Milano.
I primi volti nuovi arrivarono subito dopo l’Europeo ma in realtà il blocco più massiccio arriverà nell’estate 2001. All’Inter arrivò per primo l’ambitissimo capocannoniere di quel Galatasaray, Hakan Sukur; un anno dopo si aggregarono anche Buruk Okan e il Maradona del Bosforo Emre Belozoglu. Tutti e tre delusero ampiamente le attese: Sukur si rivelò un flop totale in attacco, Okan un fuoco di paglia mentre Emre, fortemente dotato tecnicamente ma troppo esile a livello fisico, riuscì solo in parte a farsi amica la tifoseria interista.
Il Milan invece fece il pieno solamente nell’estate 2001: come guida tecnica arrivò Fatih Terim, reduce da un’esperienza da visionario alla Fiorentina e ovviamente dalla guida tecnica del Gala campione della Coppa UEFA. Assieme all’allenatore arrivò anche il suo pupillo: Umit Davala.
Quattro stagioni assieme al Galatasaray con altrettanti titoli nazionali e tanta fiducia da portarlo con sé al Milan. Un problema gigantesco ostacolò l’ascesa di entrambi: la squadra non ingranava. Ma proprio per niente. Il Milan di Terim fu un autentico disastro e già nel mese di novembre arrivò la sconfitta che fece saltare la panchina rossonera: un KO per 1-0 in casa del Torino costa l’esonero all’Imperatore che lascia in eredità la sua panchina a Carlo Ancelotti. Non sarà affatto un brutto percorso quello di Carletto alla guida rossonera ma questa è un’altra storia e la conosciamo tutti.
Questo esterno turco tuttofare con anche la vocazione del terzino divenne un ingombro per la rosa. Solo 10 presenze in campionato: utilizzato con buona frequenza da Terim, quasi per nulla da Ancelotti che lo tolse con immediatezza dai titolari. Il primo esperimento turco del Milan era da bocciare in tutto e per tutto.
A fine stagione era già un elemento da eliminare e venne inserito in uno scambio con l’Inter per portare Dario Simic dall’altra parte dei Navigli. All’Inter la storia non cominciò neanche e dopo uno splendido Mondiale con la nazionale turca (terza in Corea e Giappone nel 2002) Umit decise di tornare al Galatasaray senza aver mai giocato per la causa nerazzurra.
Umit legherà la sua carriera a quella di Fatih Terim che seguirà anche come vice allenatore. Al momento ricopre questa carica al Galatasaray dove fa il secondo ad un altro ex Serie A, Igor Tudor.
In Turchia il nome di Umit Davala evoca sicuramente ricordi ottimi della miglior generazione di calciatori turchi, in Italia invece è giocoforza abbinato alla figura del bidone vista la sua esperienza fallimentare al Milan.
Oggi arriva la chiusura per portare di nuovo un turco in rossonero: è Hakan Calhanoglu e dovrà evitare di deludere le attese come accadde con la coppia maledetta Terim-Umit Davala.