Il Twente chiude nel peggiore dei modi un periodo veramente nero: la società di Enschede, dopo il titolo d’Olanda del 2009-2010, ha iniziato la sua discesa verticale passando prima per una crisi finanziaria e poi per una penalizzazione europea fino ad arrivare alla retrocessione in Eerste Divisie. Il club abbandona la massima serie dei Paesi Bassi dopo 36 anni, tornando in Serie B per la seconda volta nella sua storia. Hake, Verbeek e alla fine Pusic non sono riusciti ad evitare il peggiore dei finali per una società che non poteva più restare a galla.
Ripartiamo dal momento più alto nella storia del Twente: lo scudetto del 2009-2010 conquistato dopo 2 anni di secondi posti e con una formazione che vantava nomi come Luuk De Jong, Stoch e Tiotè tra le sue fila. Dopo aver alzato al cielo il titolo di campione d’Olanda e aver messo in bacheca anche 2 supercoppe e 2 KNVB Beker precisamente fino al 2011, il club di Enschede inizia ad accusare problemi finanziari che rallentano l’andamento e ne causano l’anonimato nei seguenti campionati. Il problema dei conti porta i Tukkers a subire una penalità di 6 punti nell’Eredivisie 2014-2015: giocatori come Tadic e Castaignos abbandonano la nave per riempire le casse vuote del club e la rosa si indebolisce facendo tornare nella bassa classifica il Twente. Successivamente i problemi aumentano poichè la KNVB devide di punire la formazione con la squalifica dai campi internazionali per 3 anni con una multa di 45.250 euro che affossano letteralmente la squadra di Enschede.
Negli ultimi 2 anni il Twente ha raggiunto l’obiettivo stagionale della salvezza lottando con le unghie e con i denti fino agli ultimi 90 minuti a disposizione: nella scorsa annata, uno straordinario Unal tolse le castagne dal fuoco, mentre prima ancora c’era un certo Ziyech che stava facendo conoscere il suo mancino all’Europa, prima di passare nelle fila dell’Ajax ed arrivare in finale di Europa League sotto la guida di Bosz.
L’Eredivisie 2017-2018 inizia nel peggiore dei modi: alla guida della rosa arriva Hake e il club si libera di tutti i gioielli mettendo in piedi una compagine buona ma non eccezionale. Le difficoltà si notano fin dall’inizio con 4 sconfitte e solo 2 vittorie per giungere alla trentatreesima giornata con solo 5 successi, 8 pareggi e 20 ko. Il vero neo è la difesa, troppo perforabile e poco concentrata durante i 90 minuti di gara. In 33 match i gol al passivo sono ben 62 per una media di 1,9 ad incontro. L’attacco invece, senza un vero leader diventa sterile e poco prolifico con solo 36 realizzazioni all’attivo per una media di 1,1 a partita. Numeri bassi, da retrocessione che condannano alla fine il Twente ad abbracciare l’Eerste Divisie. In panchina si sono scambiati Hake, Verbeek e alla fine Pusic, ma nessuno di questi tecnici è riuscito realmente a svegliare la squadra e a farla reagire per conquistare una salvezza che tante volte è stata sfiorata. Gli 11 ragazzi in campo hanno sempre fatto notare poca affinità tra di loro, scollamento tra i reparti e poca propenzione a seguire le direttive tecniche che hanno portato i Tukkers a sprofondare sempre più in classifica. Nonostante squadre come Roda e Sparta Rotterdam siano messe peggio come numeri, il Twente paga la sua caduta libera iniziata nel lontano 2011: dopo tanti anni di sofferenza giunge una retrocessione che è stata troppe volte evitata. Ripartire dall’Eerste Divisie potrà essere un modo giusto per rifondare una società che in questo momento è letteralmente scomparsa. Serve ordine e un progetto serio per riportare il club di Enschede tra le grandi d’Olanda e su campi europei.
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