C’è stato un periodo in cui lo stadio del Trelleborgs FF, il Vångavallen , veniva soprannominato “Tjongavallen“, sfruttando la simile pronuncia dei due termini. Se il Vångavallen è l’impianto in cui i biancoblù giocano le partite casalinghe, “tjonga” è un vocabolo dialettale svedese che indica metaforicamente l’attività di lanciare avanti un pallone senza particolari destinazioni. Una spazzata, col solo intento di togliere il pallone dalla disponibilità nemica. Così i tifosi avversari prendevano in giro la poca qualità del Trelleborgs FF, squadra che mai nella sua storia ha ammirato campioni, dovendo forzatamente convivere con una concezione molto difensivista del calcio. Si spiega così quell’epiteto poco lusinghiero, per certi versi offensivo, che però il club ha adottato fieramente rispondendo alle critiche – nel 2006 – col record di sole 13 reti incassate nell’intero campionato di Superettan. Il portiere di quell’anno era Fredrik Persson, fu nominato portiere dell’anno, ha appeso gli scarpini al chiodo a fine 2017 e nessuno ha mai fatto meglio. Questo per dire che, storicamente, il Trelleborgs Fotbollförening è il prototipo di squadretta che conquista le sue salvezze in casa, con difese arcigne e attacchi leggeri, capitalizzando vagonate di gare decise col minimo punteggio utile al fine dei tre punti.
La sera del 6 dicembre 1926, a Trelleborg, città più meridionale della Svezia, si racconta che abbia fatto molto freddo. Malgrado i soli 30 km di distanza da Malmö e Ystad, le temperature rigide convinsero quattro ragazzi a ritrovarsi in un bar della zona, creando dunque una nuova squadra – ex novo – visto che ve n’era il bisogno. Axel Vendt, Hans Ludvigsson, Harald Hansson e Manfred Kristoffersson, questi i loro nomi, posero le basi per l’IFK Trelleborg quella sera: “In città simili alla nostra ci sono tre società, noi invece ne abbiamo una sola e il calcio da noi è molto popolare, peccato che non vi sia abbastanza spazio per tutti quelli che parteciperebbero”. Dopo aver testato per qualche tempo la pallamano, il club che riscosse maggior successo tra gli operai della zona – tutti di ceto poco abbiente – era il calcio. Ufficialmente la sezione calcistica nacque nel 1927 e si iscrisse immediatamente al campionato organizzato dalla Federcalcio della Scania, la Skånes Fotbollsförbund, con Gustav Åkesson come presidente. Negli anni Trenta sarebbe stato acquistato il primo mezzo per le trasferte, una specie di furgone che il pescatore Hans Ludvigsson utilizzava nella sua attività, mentre il 5 giugno 1933 ecco inaugurato il Vångavallen, impianto comunale ampliato negli anni per far fronte alle esigenze di IFK Trelleborg e Trelleborgs FF.
Nel 1984 la piccola società svedese ottenne la prima promozione in Allsvenskan e nei gloriosi anni Novanta festeggiò secondo posto in campionato nel 1992 e annessa qualificazione alla Coppa UEFA. Sempre in questi anni sono nate le tattiche difensive che portarono il Trelleborgs FF a scampare svariate volte la retrocessione sebbene a inizio anno fosse dipinto come serio occupatore degli ultimi posti in classifica. Col nuovo millennio è stato inaugurato un periodo tutto sommato positivo (la squadra ha giocato in Allsvenskan nel 2003 e nel 2007), ma nel 2012 è arrivato un nuovo crollo e oltre alla retrocessione in Superettan è arrivato un nuovo passo indietro. Finito in terza serie nel 2013, la Division 1, il club è riuscito a emergere evitando un ulteriore retrocessione solo grazie alla differenza reti favorevole, poi nel 2016 è stato promosso in Superettan e nel 2017 finiva terzo in campionato. Battuto lo Jönköpings Södra, i ragazzi del Vångavallen hanno potuto festeggiare il ritorno in Allsvenskan grazie a tre attaccanti in risalto: il 35enne Salif Camara Jönsson, il 32enne Zoran Jovanović e il 24enne Dino Islamović nel frattempo passato all’Östersund. Ognuno di loro ha firmato 1 gol e 1 assist nel doppio confronto e così a Palmstaden, “la città delle palme“, così chiamata per le piante che ne adornano l’ingresso, è tornata l’Allsvenskan.
Il pubblico che segue il Trelleborgs FF non è moto nutrito, ma vanta comunque un certo calore. Nel 1999 nacquero i True Blues, tifoseria organizzata che nel 2010 toccò il suo picco numerico (circa 500) e che oggi organizza trasferte e offre sconti ai soci. E anche se per ora le sei reti in campionato di Deniz Hümmet, 22enne turco nato a Malmö e stella della squadra, non sono bastate, le sole tre vittorie ottenute hanno ognuna un sapore speciale. L’1-2 di aprile in casa dell’IFK Norrköping, il 2-1 contro il Brommapojkarna a maggio. E due settimane prima, l’1-0 casalingo con cui il fu sconfitto il Malmö FF campione resterà a lungo impresso.
Så var sagan slut för den här gången. Allt stöd ni gett under den här tuffa resan är guld värt för oss. Stort, stort tack! Vi kommer tillbaka. Bättre och starkare. Tillsammans!
Questa è la fine della storia per stavolta. Tutto il sostegno che ci hai dato durante questo difficile viaggio vale oro per noi. Grandi, grazie!
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