Mentre nei massimi campionati europei ci siamo sempre più abituati a lotte per il titolo inesistenti o limitate a due squadre, nel Brasileirão sono molto più frequenti situazioni di equilibrio che rendono i tornei avvincenti fino alle ultime giornate.
Nel 2019 però non era stato così, e c’era il timore che il Flamengo potesse consolidare il proprio negli anni a venire, anche in virtù di un mercato importante che sulla carta avrebbe consentito maggiori rotazioni senza abbassare di molto il livello.
Le cose sono andate diversamente, e a 7 (per alcune 8) partite dalla fine ci sono ancora sei squadre in lizza per la vittoria finale: Internacional, San Paolo, Flamengo, Atlético Mineiro, Grêmio e Palmeiras.
Nel turno infrasettimanale appena concluso, un’incredibile coincidenza ha voluto che queste sei squadre si affrontassero in tre scontri diretti: come sono andati?
Grêmio – Atlético Mineiro 1-1
Mercoledì all’Arena do Grêmio si affrontavano due tra le squadre più tecniche del campionato, abituate a cercare la vittoria attraverso il dominio del possesso.
In molti però si aspettavano che stavolta Renato Portaluppi avrebbe lasciato volentieri il pallone agli avversari, cercando di colpirli in transizione: un atteggiamento che aveva pagato contro altre squadre con caratteristiche simili (San Paolo e Athletico Paranaense), e che altre squadre avevano adottato con successo contro la squadra di Sampaoli.
Non è stato così: il Grêmio è stato fin dall’inizio molto aggressivo, mettendo in difficoltà un’Atlético in cui non ha pagato la scelta di schierare il terzino Guilherme Arana come mezzala – invece del centrocampista ecuadoregno Alan Franco – per sostituire lo squalificato Jair.
Nonostante le insolite difficoltà nel risalire il campo, però, il primo tempo è stato deciso proprio da un’iniziativa di Arana, che si è inserito in area su un colpo di tacco di Edu Vargas ed è stato ingenuamente sgambettato da Thaciano, jolly offensivo a sua volta schierato a sorpresa nei due mediani per sostituire l’infortunato Matheus Henrique.
Il gol su rigore di Hyoran ha suggerito a Sampaoli di abbassare il baricentro: nel secondo tempo i padroni di casa hanno tenuto il pallone per il 61% del tempo, ma senza riuscire a creare grossi pericoli, data la scarsa vena dei propri elementi più creativi – in particolare Jean Pyerre e Pepê.
Nei minuti finali, però, sono stati due subentrati a trovare il guizzo vincente: l’elettrico Ferreirinha, superati con un po’ di fortuna due avversari, ha portato il pallone in area dove, dopo un paio di rimpalli, è arrivato Éverton Cardoso, che ha pareggiato la gara col suo mancino.
Ferreirinha, in particolare, si sta ritagliando via via più spazio, quasi sempre da a partita in corso quando i suoi dribbling fulminei si trovano di fronte avversari più stanchi: anche così si spiegano i 5.2 dribbling completati per 90’ di un giocatore che, nonostante i 23 anni di età, si è aggregato stabilmente alla prima squadra solo quest’anno.
Nella prossima stagione, con la probabile cessione di Pepê al Porto, potrebbe guadagnarsi un posto da titolare.
Le prossime due partite ci diranno molto sulle possibilità di vittoria dei Gaúchos: domenica ci sarà l’attesissimo GreNal contro i concittadini dell’Internacional, mentre giovedì prossimo si giocherà il recupero contro il Flamengo.
Per il resto il calendario sembra abbastanza favorevole: la finale in andata e ritorno di Copa do Brasil (contro il Palmeiras) porterà via energie importanti, ma, a parte il San Paolo alla terzultima, le altre avversarie – Coritiba, Santos, Botafogo, Athletico Paranaense e Bragantino – potrebbero avere, per diversi motivi, poco da chiedere al loro finale di campionato.
Per quanto riguarda l’Atlético, la società ha fatto di tutto per accontentare le esigenze di Sampaoli con acquisti importanti anche a campionato in corso – Zaracho e Vargas – ma rimangono i soliti problemi nell’affrontare difese chiuse e, soprattutto, nelle transizioni difensive.
Quando il Galo passa in vantaggio, spesso poi dilaga – è il secondo miglior attacco del torneo – ma in caso contrario gli avversari serrano le linee, approfittando poi degli ampi spazi concessi dalla linea difensiva alta.
Il calendario ora prevede diverse partite complicate contro avversari in lotta per non retrocedere – Vasco, Fortaleza, Bahia, Sport Recife – che dovrebbero adottare proprio questo atteggiamento, mentre l’unico potenziale scontro diretto sarà all’ultima giornata, in casa del Palmeiras.
San Paolo – Internacional 1-5
San Paolo e Inter venivano da due periodi opposti: il Tricolor Paulista, dopo una serie di 17 risultati utili consecutivi che l’aveva portato in vetta alla classifica, aveva bruciato il proprio margine conquistando un solo punto in 3 partite; il Colorado, dopo un periodo difficile seguito all’inaspettato addio di Eduardo Coudet, si era ripreso alla grande, con 6 vittorie consecutive e la possibilità di riprendersi il primo posto nello scontro diretto, e così è stato.
Il leggendario 62enne Abel Braga, alla sua sesta esperienza sulla panchina del club di Porto Alegre – che condusse sul tetto del mondo nel 2007 -, ingaggiato come traghettatore d’emergenza, era stato inizialmente criticato per aver da subito abbassato il baricentro della squadra.
Se il marchio di fabbrica di Coudet era l’intensità del pressing, con l’intervento di Abel si è rivisto un Internacional simile a quello di Odair Hellmann, in carica dal 2017 al 2019: scarsa pressione sulla prima costruzione avversaria, ma grande densità e aggressività nella propria metà campo e verticalizzazioni rapide per cogliere gli avversari mal posizionati.
La partita di martedì è andata proprio così, a maggior ragione dopo aver segnato due gol nei primi 25’ – il primo da palla inattiva, il secondo arrivando in porta con tre passaggi partendo dal proprio portiere.
Il San Paolo ha accorciato le distanze al 35’ con un colpo di testa del recuperato Luciano, ma nel secondo tempo è crollato sotto i colpi di Yuri Alberto, autore di una tripletta in 8 minuti tra il 60’ e il 68’: prima sfruttando una palla persa banalmente da Vitor Bueno sulla propria trequarti, poi con due transizioni in cui si è infilato nello spazio tra i due centrali e ha concluso con freddezza.
Il 19enne è l’uomo del momento, dato che ha preso il posto dell’infortunato Thiago Galhardo – capocannoniere che però senza Coudet non stava più segnando – senza farlo rimpiangere: 8 gol nelle ultime 8 e un repertorio da attaccante completo, capace di segnare in tutti i modi e di partecipare con qualità alla manovra, oltre che di ricoprire vari ruoli.
Decisivo è anche lo stato di forma dei centrocampisti: Patrick sembra onnipresente in campo – recupera, dribbla, rifinisce e finalizza (4 gol e 4 assist) -, l’ex Genoa e Udinese Edenílson è da anni tra i giocatori più polivalenti e affidabili del Brasileirão; inoltre, Abel ha recuperato il volante Rodrigo Dourado – forte nei duelli individuali e ordinato nella gestione del possesso, con un ottimo gioco lungo – e ha lanciato definitivamente Bruno Praxedes, 18enne mancino con una tecnica raffinatissima, che può giocare in diversi ruoli del reparto.
Dall’altra parte c’è un’aria da funerale. La lunga striscia positiva sembrava aver seppellito i fantasmi di un club che non vince un trofeo da 8 anni (e il campionato da 12), ma ora la pressione sulla squadra è tornata insostenibile.
Così come l’Atlético Mineiro, anche il San Paolo fatica ad attaccare difese schierate ed è molto vulnerabile nelle transizioni difensive. Problemi tattici cui si aggiungono quelli ambientali: il tecnico Fernando Diniz viene aspramente criticato e definito sarcasticamente “filosofo” per la sua insistenza sulla costruzione bassa e sui principi del gioco di posizione – che non sempre il tifoso medio digerisce – e qualche settimana fa è stato al centro di un caso mediatico dopo che, durante la partita persa contro il Bragantino, aveva discusso con il centrocampista Tchê Tchê, mandandolo a quel paese e definendolo “ingrato”.
Domani al Morumbi arriverà il Coritiba, con un piede in Série B, mentre le restanti partite – a parte il Botafogo, ormai praticamente spacciato – saranno contro squadre sulla carta sazie (Atlético Goianiense, Ceará) e scontri diretti contro Palmeiras, Grêmio e Flamengo.
Per come si è messa la situazione, una vittoria finale del San Paolo avrebbe del miracoloso, ma in questo assurdo Brasileirão non ci si può più sorprendere di nulla.
Flamengo-Palmeiras 2-0
Fallito l’esperimento Torrent, il Flamengo ha affidato la panchina a Rogério Ceni, tra i più quotati allenatori emergenti del panorama brasiliano.
Ceni ha quindi abbandonato il Fortaleza a stagione in corso, dato che in Brasile è possibile allenare più squadre nel corso dello stesso campionato.
Fin dall’inizio è stato piuttosto chiaro il suo intento di restituire alla squadra le certezze smarrite con l’addio, a pochi giorni da inizio campionato, di Jorge Jesus, tornato al Benfica.
Il gioco di posizione di Torrent non ha mai attecchito: la fase offensiva era spesso lenta e prevedibile, e soprattutto Gabigol e Bruno Henrique – 46 gol in due nello scorso, trionfale Brasileirão – sono apparsi poco a loro agio, abituati com’erano a muoversi liberamente sul fronte d’attacco, seguendo il loro istinto più che dettami tattici predefiniti.
La squadra non ha però risposto come sperato: solo 5 vittorie nelle prime 13, con le pesanti eliminazioni in Copa do Brasil (quarti) e Copa Libertadores (ottavi, ai rigori contro il Racing).
Ieri sera, tuttavia, nella prima mezz’ora è sembrato di rivedere, per la prima volta, la squadra del 2019. Al netto della clamorosa occasione iniziale sciupata dal palmeirense Willian, il Flamengo ha chiuso gli avversari nella propria metà campo, frustrando ogni tentativo di ripartenza sul nascere, e in possesso è apparso finalmente fluido, riuscendo ad arrivare in area con apparente facilità grazie anche a giocate di elevatissimo tasso tecnico, soprattutto da parte dei fantasisti De Arrascaeta, Éverton Ribeiro e Diego.
Quest’ultimo, a quasi 36 anni, sta ritrovando continuità e – a fianco di Gerson – offre una qualità nella gestione del pallone ben superiore a Willian Arão, che per l’occasione è stato invece schierato in difesa, dove ha giocato una buona partita, sia difensivamente sia in costruzione.
Il dominio iniziale non è stato capitalizzato – Gabigol ha fallito almeno due grandi occasioni – ma il gol è arrivato sul finire del primo tempo, quando il centrale difensivo cileno Kuscevic, nel tentativo di rinviare col piede debole, ha centrato il compagno di reparto Luan causando un’assurda autorete.
In una ripresa più equilibrata, chiusa con il gol del raddoppio segnato sugli sviluppi di un calcio d’angolo dal subentrato Pepê, salta all’occhio che il Palmeiras non abbia effettuato nemmeno un tiro nello specchio, nonostante il 60% di possesso palla.
Difficile dire quanto sia stato merito del Flamengo e quanto demerito degli ospiti, ma dopo la netta vittoria nel derby contro il Corinthians questa partita fa suonare un campanello d’allarme in vista delle due finali che attendono il Verdão nelle prossime settimane: in Copa do Brasil, come detto, sarà doppia sfida contro il Grêmio, e soprattutto il 30 ci sarà la finale di Libertadores, al Maracanã, contro il Santos.
La solidità difensiva è stata una caratteristica marcante del Palmeiras nelle ultime stagioni, ma anche con Abel Ferreira la squadra continua a mostrare una certa prevedibilità in fase offensiva, risultando molto più pericolosa quando riesce ad attaccare in campo aperto.
C’è da dire però che, se già di norma non è semplice subentrare a stagione in corso (a maggior ragione per chi arriva da un altro campionato e continente), quest’anno il calendario è stato ai limiti del folle, lasciando ben poco tempo per implementare i propri principi.
Basti pensare che Flamengo e Palmeiras hanno dovuto disputare questa partita a sole 48 ore di distanza dalla precedente.
Nelle prossime settimane il Flamengo affronterà tre rivali dirette (Grêmio, Internacional e San Paolo) e due squadre in lotta per la salvezza (Vasco e Sport Recife), oltre alle più “tranquille” Athletico Paranaense, Corinthians e Bragantino.
Il Palmeiras invece potrebbe decidere di mettere in secondo piano il campionato per concentrarsi sulle finali, ma sulla carta avrebbe il calendario forse più favorevole: due scontri diretti (San Paolo e Atlético Mineiro) e due squadre al momento in lotta per non retrocedere (Vasco e Fortaleza); per il resto, squadre di medio-bassa classifica già salve (Ceará e Atlético Goianiense) e altre due (Coritiba e Botafogo) che potrebbero arrivarci già retrocesse.