Viviamo in un momento di liberazione, quello in cui è bello sentirsi di nuovo tra le più forti d’Europa. Sono passati tre anni da quella disfatta di Milano che ci ha lasciato in ginocchio e in lacrime, ma guardare la nazionale oggi non è assolutamente la stessa cosa di allora.
Le big d’Europa, in particolare la Francia, sono ancora superiori, ne siamo consci, ma in questo momento potersi sedere allo stesso tavolo è un enorme privilegio, soprattutto per il fatto che i segnali che dà quest’Italia sono di continua crescita, di un progetto che ancora può dare tanto. Perché in fondo l’errore che si fa spesso con le nazionali è quello di considerare solo la somma dei grandi giocatori e non la forza del gruppo, a oggi la vera arma in più dell’Italia. Lo avevamo visto con la Polonia, lo si è visto in questa gara decisiva contro la Bosnia.
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📸 Missione compiuta! 😉🇧🇦🇮🇹 #BosniaItalia 0⃣-2⃣#BOSITA #UNL #Nazionale #Azzurri #VivoAzzurro pic.twitter.com/etNHrcG0kG
— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Vivo_Azzurro) November 18, 2020
Partita facile, di quelle che la nazionale nelle precedenti gestioni difficilmente portava a casa convincendo a pieno come in questa gara. Perché anche epopee varie non da buttare come quelle di Prandelli e Conte avevano come comune denominatore la scarsa attenzione verso le partite più comode, quella trascuratezza che ha distaccato la gente dall’Azzurro. Oggi invece guardare la Nazionale è un piacere, perché la squadra dà il massimo in ogni occasione, gioca bene e vince, ha voglia di mettersi in gioco.
Ed è un peccato che ci sia tanta gente che veda queste soste come un’inutile perdita di tempo, perché i valori e le emozioni che trasmette questa maglia si possono scoprire anche al di là dei grandi tornei estivi. Scelte personali a parte, è bellissimo che l’Italia sia di nuovo così in alto, nell’élite del calcio d’Europa e del mondo: si giocherà questo titolo nelle finals del 2021 in casa tra Milano e Torino, poi sarà testa di serie nei sorteggi di qualificazione del Mondiale, e spera di rientrare nelle prime sette del mondo per avere un ruolo d’élite anche nell’eventuale sorteggio successivo.
Qualcosa di impensabile due anni fa, ma che ci rende davvero orgogliosi del lavoro di Roberto Mancini e Chicco Evani. Una squadra che nonostante l’enorme quantità di assenti ha fatto la differenza e ha valorizzato i propri punti di forza con due prestazioni eccellenti che confermano quanto di buono visto finora. Era la prima volta che l’Italia si giocava qualcosa, magari non particolarmente prezioso, ma era un appuntamento da non sbagliare. Per riprenderci il nostro posto e giocarsi, seppur ancora da outsider, le nostre carte con la speranza di poter vincere qualcosa.