“Mi terrorizza giocare alla Bombonera contro il Boca, è la cosa più vicina all’inferno che esista”. Parole pronunciate anni fa da Romário, un uomo da oltre 700 reti in carriera e certamente degno dell’Olimpo del calcio mondiale, ma definizione figurativa che si presta oltremodo bene per un altro impianto. L’inferno non è solo a Baires, direbbero quelli del Gate 4 del PAOK, bensì pure a Salonicco. Separato da un oceano, meno calore della torcida e più follia presa in eredità dai geni di Bacco. Lo Γήπεδο Τούμπας è un catino bollente, la casa dell’Aquila bicefala che insieme all’AEK terrorizza gli avversari del giorno. Ieri sera, a metter piede nell’impianto donato al club dalla famiglia Dedeoglou nel 1959 è stato lo Spartak Mosca di Salvatore Bocchetti e Massimo Carrera: alla luce del risultato, pare scontato sentenziare come i russi abbiano patito non poco l’atmosfera ellenica. Eppure era per il PAOK, dopo una ventina di minuti era sul doppio svantaggio, in casa, che le cose andavano inizialmente male. Razvan Lucescu è però stato salvato dalla grinta della squadra, trascinata dai suoi leader tecnici (Prijovic e il 20enne Limnios) e carismatici (il 24enne Dimitris Pelkas, numero 10 e fascia da capitano nonostante la giovane età), in una gara conclusa festeggiando la vittoria per 3-2 e ringraziando i guantoni di Alexandros Paschalakis per la preziosissima parata del calcio di rigore calciato da Quincy Promes, pure se il 29enne numero 31 non era stato perfetto in occasione del gol dell’olandese.
L’idea di avere il Gate 4 alle proprie spalle è un punto sul quale la stampa ellenica ha giocato molto. “Τι ματσάρα στην κατάμεστη Τούμπα!” scriveva ieri sera Gazzetta.gr, facendo capire come la reazione fosse stata la natural conseguenza del supporto incessante dei 28mila paganti sugli spalti dell’impianto greco. Un colpo d’occhio catturato solo in parte dalle telecamere, che hanno riproposto quanto già visto nel lontano 1997: sono passati 21 anni dalla sfida contro un altro Spartak, il Trnava slovacco, e come allora la rimonta bianconera partì da un calcio di rigore. Peraltro Carrera, il tecnico dello Spartak di ieri, non ha mancato di evidenziare come “Ο κόσμος επηρέασε το παιχνίδι σίγουρα”, “il pubblico ha certamente influenzato il gioco“.
La tensione al Toumba era già chiara nel prepartita, quando il tifo del PAOK ha scelto di continuare la polemica contro il governo greco per via dell’accordo di Prespa che ha dato luogo alla Macedonia del nord, servendosi dell’eloquente striscione “Macedonia is one and only it’s here”. Nel postpartita chiaramente la rabbia per l’iniziale doppio svantaggio s’è sciolta in genuini e sentiti festeggiamenti, orchestrati da un Paschalakis visibilmente commosso: “Sono momenti magici, sentire che il pubblico chiama il tuo nome non lo puoi comprare con tutti i soldi al mondo. Sono momenti che rimarranno impressi nella mia mente, i tifosi ci hanno aiutato davvero tanto e abbiamo vinto, dobbiamo ringraziarli”. Il tutto concluso, con un “Μπαίνεις στην Τούμπα και είναι κάτι μοναδικό που είναι γεμάτη”, che tradotto viene più o meno “entri al Toumba ed è qualcosa di unico, tant’è pieno”. “Όχι μόνο μία ομάδα”, il coro ricorrente urlato al vento greco, biglietto da visita di una serata inizialmente storta. Partita vinta, dai ragazzi di Lucescu ma soprattutto da un Toumba infernale. Perché in fondo, la scossa, è in gran parte arrivata dagli spalti.
Ecco di seguito il tabellino dell’andata del terzo turno preliminare per accedere alla Champions League.
PAOK (4-2-3-1): Paschalakis; Léo Matos, Varela, Khacheridi, Crespo; Maurício (dall’84’ Shakhov), Cañas; Limnios (dal 79′ Jabá), Pelkas, El Kaddouri (dal 61′ Warda); Prijovic. All: Lucescu. A disp: Rey, Malezas, Kitsiou, Akpom.
Spartak Mosca (4-3-3): Maksimenko; Eschenko, Gigot, Bocchetti (dal 94′ Rasskazov), Kombarov; Zobnin, Fernando, Popov (dal 64′ Timofeev); Lomovitski, Luiz Adriano (dal 78′ Zé Luís), Promes. All: Carrera. A disp: Rebrov, Glushakov, Hanni, Rocha.
Reti: 7′ Popov, 17′ Promes, 29′ rig. Prijovic, 37′ Limnios, 44′ Pelkas. Ammoniti: Maurício, El Kaddouri, Khacheridi (P), Gigot, Fernando, Lomovitski, Zobnin (S). Arbitro: Grinfeld (Israele).
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