
Matteo Pivotto con la maglia del Modena | MARCO BUCCO / ANSA / PAL - Footbola.it
Francesco Totti, ospite di una recente puntata di “Viva el Futbol” con Antonio Cassano, Lele Adani e Nicola Ventola, ha citato un suo ex compagno di squadra: Matteo Pivotto. Vediamo perché e di chi si tratta
Durante una recente puntata di “Viva el Futbol”, il nuovo format calcistico condotto da Antonio Cassano, Lele Adani e Nicola Ventola, lo special guest Francesco Totti ha lanciato una provocazione che ha catturato l’attenzione degli appassionati di calcio. La frase che ha scatenato dibattiti è stata: “Quanti Palloni d’Oro avrebbe vinto Lionel Messi giocando nella Roma con Frau, Pivotto a destra, Dal Moro a sinistra, Gomez e Servidei in mezzo, e poi Helguera e Wagner? Zero. Mettete Messi per 25 anni alla Roma e ditemi un po’ quanti Palloni d’Oro vinceva. Ne vinceva 10? Non credo proprio, non ne avrebbe vinto nemmeno uno. A me non serve il Pallone d’Oro, io ho vinto con la Roma e per me è tutto. 25 anni in giallorosso, per me quella è la vittoria più grossa”.
Il tutto è avvenuto mentre Totti veniva incalzato da Antonio Cassano che gli ha detto: “La colpa è tua che sei cretino! Perché se andavi a Madrid, un paio te li portavi a casa”.
Questa affermazione di Totti non è solo una difesa della sua carriera, ma anche una critica al sistema che premia i giocatori in base a contesti e squadre che possono avvantaggiarli. Il riferimento a Matteo Pivotto, un ex calciatore della Roma, è significativo e porta alla luce la storia di un giocatore che, pur non avendo raggiunto la fama di Messi, ha avuto un ruolo nel club giallorosso durante un periodo importante. Ma chi è Matteo Pivotto? Ricostruiamo la sua carriera.

La carriera di Matteo Pivotto
Matteo Pivotto, nato il 5 settembre 1974 a Montecchio Maggiore, è un ex calciatore che ha militato principalmente nel ruolo di terzino destro. La sua carriera è iniziata nel 1994, prima con la maglia dell’Under 19 del Verona con cui totalizza soltanto 2 presenze e poi con il passaggio alla Massese. Poi va al Carpi e approda alla Roma, prima di giocare anche con le maglie di Chievo Verona, Lecce, Palermo, Modena, Triestina, Ravenna, Pro Patria e Sarego. Il suo debutto alla Roma avviene nella stagione 1997-1998. Durante i suoi anni con i giallorossi, ha avuto la possibilità di giocare al fianco di alcuni dei più grandi talenti del calcio italiano e non solo, tra cui proprio il capitano storico Francesco Totti.
Pivotto, prima di trasferirsi al Chievo Verona, ha trascorso un paio d’anni della sua carriera alla Roma, dove ha collezionato soltanto 20 presenze, contribuendo alla squadra in vari modi. La sua carriera è stata caratterizzata da un mix di esperienza e talento, che gli ha permesso di adattarsi a diversi stili di gioco. Dopo la sua avventura con la Roma, ha anche giocato per altre squadre italiane, tra il Lecce, il Palermo e il Modena, dove ha continuato a dimostrare le sue abilità.
In carriera Pivotto ha collezionato complessivamente 70 presenze e ha messo a segno due gol in Serie A; ma anche 156 presenze e tre reti in Serie B.

Il percorso di Pivotto dagli esordi ad oggi
Cresciuto nel Montecchio, Pivotto inizia la carriera tra le file dell’Hellas Verona con cui esordisce in Serie B nel 1993. Dopo un’esperienza alla Massese, passa al Carpi di Gianni De Biasi. Con la squadra carpigiana gioca un campionato e mezzo in Serie C1. Nel gennaio del 1997 viene ingaggiato dalla Roma con cui debutta nella massima serie il 19 di quel mese in Udinese-Roma (1-0). Resta nella capitale fino ad inizio 1999, quando viene acquistato dal Chievo Verona in Serie B. Nella stagione successiva (1999-2000) torna in Serie A grazie al Lecce che lo conferma anche per la seguente stagione (2000-2001) disputata nella massima serie.
Nell’ottobre del 2002 scende di categoria per vestire la maglia del Palermo, con cui firma un contratto a gettone, e dove gioca solo 20 partite di campionato: subisce infatti due infortuni in questa stagione. Svincolatosi dai rosanero, ad agosto del 2003 viene ingaggiato dal Modena con cui torna a giocare in Serie A. Con la formazione dei “canarini” termina la stagione con una retrocessione. In gialloblù viene confermato per altre due stagioni di Serie B, mantenendo la categoria anche nel 2006 quando passa alla Triestina e nel 2007 quando si trasferisce al Ravenna, dove conclude la stagione con una retrocessione in Serie C1.
Il 22 agosto 2010 viene ingaggiato dal Montecchio, squadra ripescata in Serie D, che lo aveva fatto crescere fra le proprie giovanili. È stato voluto fortemente dal presidente. Pochissimi giorni dopo passa al Sarego in Eccellenza, accordandosi per due allenamenti a settimana in vista della partita della domenica. È diventato inoltre assessore allo sport di Montebello Vicentino, comune confinante, eletto nella lista del sindaco Magnabosco nel 2014. Dal 2023 è dirigente del Montebello.
Il periodo in cui Totti e Pinotto hanno giocato insieme alla Roma
Francesco Totti e Matteo Pivotto hanno condiviso il campo di gioco per un paio d’anni, dal gennaio del 1997 allo stesso mese del 1999 (dopo soli due anni saluta l’Olimpico), periodo durante il quale la Roma ha vissuto momenti altalenanti, ma anche di grande gloria. Uno dei momenti più memorabili della carriera di Totti è stata la vittoria dello Scudetto nella stagione 2000-2001, quando la Roma conquistò il titolo di campione d’Italia, ponendo fine a un digiuno di 18 anni. Ma quando Totti, insieme ai suoi compagni, ha vissuto l’emozione di alzare il trofeo, un ricordo indelebile, Pivotto aveva detto addio alla maglia giallorossa già da un paio d’anni.
La carriera di Matteo Pivotto, sebbene non esplosiva come quella di altri calciatori della sua generazione, è stata comunque dignitosa. Dopo il suo periodo alla Roma, ha continuato a giocare per club di livello inferiore, dove ha avuto la possibilità di mostrare il suo valore. La sua carriera si è conclusa nel 2012 in concomitanza con il ritiro, ma il legame con la Roma è rimasto forte nel suo cuore.
Il significato delle parole di Totti
Totti, con la sua frase provocatoria, ha voluto sottolineare che il successo non si misura solo attraverso i trofei individuali come il Pallone d’Oro. La vera vittoria, secondo lui, risiede nel legame con la propria squadra e nel fatto di aver rappresentato una città per così tanto tempo. La carriera dello storico capitano della Roma, sebbene non paragonabile a quella di Messi o di altri fuoriclasse che hanno vinto tanto con i propri club ma anche a livello individuale, è un esempio di dedizione, passione e amore per una maglia, che molti tifosi possono apprezzare. Detto questo, Totti con la sua maglia numero “10” e la fascia da capitano al braccio ha scritto la storia della Roma e della Nazionale italiana vincendo con entrambi visto che nel 2006 ha potuto anche alzare il trofeo della Coppa del Mondo conquistato ai Mondiali in Germania con la maglia azzurra dell’Italia.
In sintesi, l’affermazione di Totti non solo mette in discussione il valore dei premi individuali, ma celebra anche il significato di una carriera trascorsa in un solo club. La sua figura, un giocatore che ha condiviso momenti di gloria e difficoltà con i suoi compagni per un quarto di secolo alla Roma, è un simbolo di come il calcio possa unire le persone e creare legami indelebili, al di là dei trofei e delle riconoscenze individuali.