Una corsa da perdere il fiato senza la maglietta, i pugni chiusi per esultare con i 60 mila presenti al’Emirates e un ruggito che nessuno mai dimenticherà. In quel pomeriggio di dicembre del 2018 Lucas Torreira celebrò così il suo primo gol all’Arsenal, arrivato alla fine di un avvincente 4-2 inflitto al Tottenham in rimonta.
Neanche il miglior scrittore inglese avrebbe potuto ideare uno scenario così, dove tutto era esattamente al suo posto. Decidere quel derby è stato per l’uruguayano il punto più alto degli anni trascorsi ai Gunners. Ma anche prima di quel gol la Londra tinta di rosso era già pazza di lui: quel piccoletto tutto muscoli e grinta era stato accolto come un vero e proprio campione e i tifosi lo avevano già incoronato come erede di Patrick Vieira. Da quando il francese aveva lasciato il club 13 anni prima nessuno era mai riuscito a prendere il suo posto a eccezione proprio di Torreira, al quale è stato dedicato lo stesso coro che i tifosi cantavano al suo collega qualche decennio prima.
Un’investitura importante ripagata con un primo anno da urlo in Premier League, ma poi qualcosa si è rotto. Esattamente due anni dopo il suo primo gol, il centrocampista è stato tagliato fuori dall’Arsenal, tanto da non aver mai giocato nessuna partita in questo nuovo campionato. Ma cosa è successo? La storia d’amore fra il giocatore e la sua nuova squadra comincia a incrinarsi quando lo spogliatoio inizia la sua rivolta contro Unai Emery, lo stesso allenatore che lo aveva fortemente voluto nell’estate del 2018. L’idea dello spagnolo era quella di riadattarlo come nuovo numero 10, un ruolo che Torreira non ha mai sentito suo: la sua attitudine era quella del centrocampista difensivo, piccolo ma con una forza incredibile e una vena realizzativa che non assecondava le richieste del suo allenatore.
Il rapporto con l’Arsenal si stava rovinando lentamente, ma l’arrivo in panchina di Mikel Arteta ha impedito al giocatore di seguite l’istinto di tornare in Serie A, il campionato che più di tutti ha esaltato le sue caratteristiche. Il nuovo manager gli aveva restituito il ruolo che più sentiva suo, ma qualcosa nei Gunners stava cambiando. Il calcio di Arteta gli richiedeva comunque un grande sacrificio: i suoi centrocampisti dovevano essere bravi nel dettare i tempi e nel portar palla in avanti, due qualità che non spiccavano di certo in Torreira, sostituito ben presto da Dani Ceballos, un giocatore più completo e capace di assecondare le richieste dell’allenatore.
A niente è servito il cambio in panchina. La magia dell’uruguayano si è spenta e pian piano sono venute fuori tutte le difficoltà di un ragazzo che non si è mai adattato pienamente alla sua nuova vita in Inghilterra. Il passaggio dalla cittadina di Fray Bentos alla realtà della Premier League è stato traumatico: ha dovuto faticare molto per imparare una nuova lingua e nello spogliatoio aveva legato tanto soltanto con Emiliano Martinez, portiere che è stato ceduto qualche mese fa all’Aston Villa.
Le lacrime versate dopo aver perso la finale di Europa League a Baku contro il Chelsea sono l’ultimo frammento che resta di questo amore scoppiato e consumato troppo in fretta. Torreira non è più tornato quello che ruggiva assieme ai 60 mila tifosi, ma è stato inghiottito da un vortice d’infelicità che ha pesato tanto anche sulle sue prestazioni in campo. All’Arsenal ha sempre mantenuto un comportamento impeccabile e, anche quando le cose andavano male, non ha mai smesso di dare il 100% per i suoi compagni, in allenamento o durante le partite.
Anche per questo, nonostante il rapporto sia arrivato a un punto di rottura definitivo, resta ancora uno dei giocatori più amati dai tifosi, al quale ha fatto rivivere (seppur per pochissimo tempo) le emozioni di quando i Gunners erano una delle squadre più invidiate d’Europa. A 24 anni per Torreira è giunta l’ora di cominciare una nuova avventura in una squadra che gli permetta di esprimere tutto il suo potenziale, senza costringerlo in un sistema di gioco che lo penalizza. La meta più probabile è l’Atletico Madrid di Simeone, un allenatore che di certo saprà come incanalare la sua grinta e i suoi muscoli e che spera di poter ritrovare in quel ragazzino uruguayano la stessa stella che ha brillato con la maglia dell’Arsenal, prima di spegnersi in un doloroso e lungo addio.
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