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Dopo il titolo del 2017 Massimo Carrera cerca il bis con un’incredibile rimonta

Il Made in Italy è sempre piaciuto tantissimo, ma negli ultimi anni sembra che senza un allenatore italiano non si possa vincere. Certo che la storia d’amore tra Massimo Carrera e lo Spartak Mosca partì per caso ma che certamente sta dando soddisfazioni a entrambe le parti. Il tecnico di Sesto San Giovanni dopo vari anni come collaboratore di Antonio Conte, prima nella Juve e poi nella nazionale, decise che era giunto il momento, ormai a 52 anni, di intraprendere un’altra strada.
La chiamata arriva inaspettatamente dalla Russia con lo Spartak che aveva bisogno di un secondo di Alenichev, ex giocatore di Roma e Perugia. La scelta lasciava presagire il peggio per l’allenatore che l’anno prima aveva ottenuto solo un risicato quinto posto. La fiducia era a scadenza da parte della dirigenza e alla prima occasione buona accadde ciò che tutti stavano attendendo.

I moscoviti vennero eliminati nei preliminari di Europa League dai modesti ciprioti dell’Aek Larnaca e Alenichev fu costretto a rassegnare le dimissioni. La calda piazza biancorossa volle sapere cosa ne sarebbe stato della propria squadra che nella terza giornata con il Rubin Kazan lanciò Carrera in panchina, alla prima partita da allenatore di una prima squadra. Finì 1-1 alla Kazan Arena e la partenza non era delle più incoraggianti. La società però diede fiducia nel nuovo allenatore e tre giorni dopo lo nominò ufficialmente allenatore dello Spartak Mosca.
Lì iniziò una delle più inarrestabili cavalcate della storia del calcio russo conclusasi il 6 maggio con la vittoria casalinga a tre giornate dalla fine per 1-0 sul Tom Tomsk, ma con il titolo ipotecato una settimana prima con il successo 1-2 nel derby scontro diretto con il Cska. I biancorossi sono la prima squadra ad andare in doppia cifra per campionati russi vinti e se dovessimo contare anche i titoli sovietici arriveremmo al ventiduesimo successo. Le parate di Rebrov e la fantasia di Quincy Promes, la solidità a centrocampo di Glushakov e Fernando e l’arrivo a gennaio del bomber Luiz Adriano, furono solo alcune delle soluzioni vincenti di Carrera per diventare Zar di Russia.
La festa per il titolo durò forse troppo e nella seconda avventura moscovita la squadra partì con il freno a mano tirato restando fin da subito ben distante dalla lotta per il titolo e perdendo tutti i tre scontri diretti dell’andata con Zenit, Cska e Lokomotiv. Proprio l’ultima bastosta casalinga per 3-4 contro i rossoverdi fece rientrare lo Spartak nella giusta direzione che ricomiciò a vincere e giocare lo splendido calcio che le permise di laurearsi campione. Lo Zenit è stato agganciato al secondo posto e la Lokomotiv capolista dista sette lunghezze e chissà che Carrera non possa concedere il bis.

Francesco Domenighini

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