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Tiago Leal: il tattico di Fonseca partito da Football Manager

Tecnologia e competenza, la base del calcio di oggi. L’analisi tattica è uno degli elementi più innovativi per chi vuole proporre un calcio ragionato nei minimi dettagli: fa così Paulo Fonseca, probabile nuovo allenatore della Roma, che da cinque anni si è affidato alla metodologia di Tiago Leal, un personaggio tutto da scoprire.

Da Football Manager alla Champions League, il salto nel vuoto di chi ha saputo sfruttare al meglio le proprie competenze informatiche abbinandole a un’insana passione per il calcio. Amava questo sport ma i suoi risultati in campo erano modesti, così si tuffò in realtà molto distanti da quelle in cui vive ora, divertendosi con videogiochi manageriali (Football Manager appunto) e una prima avventura in panchina nel calcio amatoriale.

Risultati soddisfacenti, ma non era quella la via del successo. Scelse così di fare analisi tattiche sfruttando i propri canali: da Facebook a Youtube, i suoi video trovavano consensi e in molti gli scrivevano che avrebbe trovato prima o poi la sua grande opportunità. Analisi dettagliate delle partite, ma una sola gli ha cambiato la vita: era un Portogallo-Stati Uniti del 2014 in cui tentava di spiegare perché la nazionale lusitana avesse pareggiato.

Fonseca faceva il commentatore televisivo durante Brasile 2014 e per caso gli capitò di vedere quel video. “Questo ragazzo vede le cose che vedo io, abbiamo lo stesso pensiero calcistico“. Amore a prima vista: l’allenatore cominciò a guardarsi tutti gli altri suoi video e a informarsi su Tiago Leal. “Pronto? Sono Paulo Fonseca, ti chiamo perché vorrei fare due chiacchiere con te”. Tutto cominciò così, la chiacchierata durò due ore, poi si aggiunse anche il presidente del Paços Ferreira e il loro rapporto di stima divenne anche professionale.

Tiago ebbe finalmente la sua occasione nel calcio professionistico, non da allenatore come faceva tra gli amatori, ma da analista e osservatore. “Ho bisogno dei tuoi occhi perché tu vedi il calcio come lo vedo io” gli disse Fonseca e da lì gli assegnò il lavoro di studiare la sua squadra e gli avversari per poi dare lezioni alla squadra. Oltre cento partite all’anno da analizzare: 90 minuti per guardarle, più di tre ore per completare il lavoro.

L’applicazione è cervellotica ed è qui che alla competenza calcistica subentrano le abilità informatiche. Il rapporto con i calciatori e le spiegazioni tattiche sono resi eccellenti da ottimi programmi utilizzati, ma Tiago Leal ha sempre sostenuto che “il miglior software è sempre la competenza“. Infatti il suo enorme lavoro viene sfruttato per creare degli allenamenti ad hoc a seconda dell’avversario e cercare di creare le situazioni che si verificheranno in partita.

Quello che faceva sui social adesso lo fa sul campo, a disposizione di una squadra vera. Studiava da piccolo il Barcellona e la Juventus, ora forse potrà applicare i suoi metodi anche in Serie A con la Roma, dopo esser stato occhi e mente anche a Braga e a Donetsk. In Ucraina lo chiamano il “Fonseca Style“: è il modo di giocare dello Shakhtar, sempre stato vincente anche prima dell’arrivo del portoghese, ma mai così bello da vedere in campo, sia in campionato che in Europa. Una squadra così propositiva che lasciò sbalordito anche Pep Guardiola, finito a complimentarsi in privato ma anche ai microfoni con Fonseca per la qualità del proprio avversario.

E dietro a quell’avversario c’è tanto del lavoro di Tiago Leal, l’uomo con gli occhi di Fonseca, uno di quelli che riesce a vedere il calcio allo stesso modo dell’allenatore portoghese, l’unico che è riuscito a coronare il sogno di passare dai campionati a Football Manager a portare le sue idee in Champions League.

Simone Gamberini

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