Thiago Motta non è più l’allenatore della Juventus. Esonerato. Al suo posto, Igor Tudor. Fatali, all’ormai ex tecnico bianconero, i sette gol subiti contro Atalanta (0-4 in casa) e Fiorentina (0-3 al Franchi) e un rapporto con squadra e dirigenza sceso ai minimi termini.
Dietro l’esonero, i risultati. Otto mesi non sono pochi. L’inizio della fine è l’eliminazione in Champions League. Dopo il ko con il PSV, il rendimento è calato a picco. La Juventus ha prima toccato il punto più basso della stagione contro l’Empoli nei quarti di finale di Coppa Italia (eliminazione in casa) e poi raschiato il fondo del barile uscendo a pezzi dai 180’ contro la Dea e la Viola. Thiago Motta è uscito sconfitto come allenatore e come gestore. La decisione è maturata dopo il summit fra l’ex allenatore Giuntoli e Scanavino che subito dopo la riunione hanno chiesto e ottenuto dalla proprietà l’ok al cambio. All’ex allenatore bianconero è stato imputato di non essere riuscito a trasferire la propria idea di calcio al gruppo e neanche di compattarlo.
Alle frizioni con la dirigenza, si aggiunge un rapporto logoro con lo spogliatoio. La scintilla non è mai scoccata anche perché Thiago Motta ha dato la sensazione di voler tagliare i ponti con il passato. Fuori rosa tutti i senatori. Ultimo, Danilo, allontanato in modo discutibile anche in virtù dell’emergenza in difesa. La fascia di capitano è passata da Gatti a Mc Kennie, arrivando infine a Locatelli. Alcuni calciatori, in primis Koopmeiners, hanno cambiato tre o quattro volte ruolo. Vlahovic è diventato un caso. La squadra non ha mai avuto una vera identità e quando sono arrivate le prime, pesanti, sconfitte, Thiago Motta non si è messo in discussione, scaricando le responsabilità sulla squadra che non è apparsa affatto dispiaciuta dalla decisione.
La società ha anche ragionato sul lato squisitamente economico. L’addio di Thiago Motta costa quindici milioni. La qualificazione in Champions, affatto garantita con queste premesse, ne vale una sessantina. La sensazione è che l’esonero di Thiago Motta possa essere solo il primo passo verso una nuova rivoluzione. L’ex allenatore è stata una scommessa persa da Giuntoli. Il direttore sportivo ha puntato e scelto il tecnico artefice del miracolo Bologna e speso una valanga di milioni per consegnare dei giocatori che non si sono mai pienamente adattati e, per adesso, si sono rivelati poco più che oggetti misteriosi. La posizione del dirigente toscano, già traballante, potrebbe diventare indifendibile.
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