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Thiago Motta e Juventus: fine della luna di miele

Thiago Motta e la Juventus, forse è la fine della luna di miele. Il pareggio con il Lecce ha lasciato in eredità perplessità sia sulle scelte del tecnico che della società. Nel mirino della critica, anche Giuntoli.

Thiago Motta, fra infortuni e integralismi

Thiago Motta può appellarsi agli infortuni che hanno falcidiato la sua rosa. La prima crepa si era aperta nel muro difensivo. Difficile rinunciare a Bremer, miglior difensore del campionato che è solo il primo nome di una lista impressionante per quantità. Luiz, Nico Gonzalez, Vlahovic, McKennie, Savona, Milik e Cabal. Premesso ciò, anche Thiago Motta ci mette del suo con delle scelte che rischiano di indirizzarlo nel tunnel dell’integralismo: l’attuale fase offensiva della Juve è piuttosto leggibile. Palla a Conceicao, sperare che il portoghese inventi qualcosa e Weah, adattato attaccante centrale, risponda presente.

Un po’ poco e sebbene sufficiente per avere la meglio sul Lecce, non è comunque bastato. Anche perché è emerso un altro difetto congenito: l’incapacità di reggere la pressione degli ultimi minuti di gara, quando una grande squadra sa come portare a casa il risultato pieno. Abbastanza grave che la Juve non abbia ancora una piena e riconoscibile identità: Thiago Motta è appena arrivato, esattamente come Conte al Napoli, Palladino alla Fiorentina e Baroni alla Lazio. Tutti, oggettivamente, hanno fornito, anche in relazione al materiale umano, un rendimento perlomeno alla pari e spesso superiore all’apporto alla causa fornito dal neo allenatore bianconero.

Le responsabilità di Giuntoli

Al netto delle incertezze di Thiago Motta, è innegabile che le scelte dell’allenatore siano abbastanza obbligate sia per mancanza di alternativa sia per una rosa incompleta e sghemba. Giuntoli ha accumulato calciatori nella stessa zona di campo, gli esterni, senza trovare alternative nelle altre. E ha speso 150 milioni di euro per consegnare al tecnico tre calciatori che sinora, per un motivo o per un altro, non hanno trovato spazio. Nessuno discute le qualità di Nico Gonzales, ma pagare 40 milioni un calciatore con un passato clinico significativo, appare un azzardo. 50, i milioni spesi per Douglas Luiz che è da tempo sparito dai radar. E per adesso pesa come un macigno l’assegno da 60 milioni per accontentare le richieste dell’Atalanta pur di avere Koopmeiners che è ancora un oggetto misterioso. Evidentemente anche a livello dirigenziale si è sbagliato qualcosa. Resta solo da capire se Giuntoli abbia deciso autonomamente e Motta si sia dovuto adattare o se il tecnico ha avallato le scelte. C’è una bella differenza, anche perché l’allenatore, a quel punto, dovrebbe spiegare i motivi che hanno portato, sinora, a un fallimento tecnico.

 

Pasquale Luigi Pellicone

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