“Sono cresciuto in un quartiere in mezzo a gente che fumava o che camminava con la pistola in mano” racconta Thiago Almada passeggiando tra le sue vie di Fuerte Apache. È il Barrio di Carlitos, quello del Murales gigantesco di Tévez, ma anche uno dei più difficili dove vivere. E lo si può notare anche solamente guardando il campo dove Almada ha cominciato a giocare: un po’ cemento, un po’ terra, le reti delle porte solamente per terra e non tra i pali.
Una terra in cui in mezzo c’è un po’ di tutto, ma che non è certo il peggiore ostacolo di chi comincia a giocare a pallone. Perché Almada, come ha detto lui stesso, i pericoli li ha individuati da subito, ha conosciuto la paura e l’ha dribblata, così come ha cominciato a fare con il pallone. Bravo ragazzo sì, capace d scappare dai problemi e anche tra le maglie avversarie: quelle strade hanno sì visto crescere il mito di Tévez, ma poi hanno apprezzato con anni di distanza uno con dei colpi differenti, uno che sa toccare la palla da argentino vero, ma che gioca a testa alta perché ormai ciò che c’è in terra e attorno a lui ha imparato a conoscerlo ed evitarlo.
A tirarlo fuori da Fuerte Apache è stato il Vélez, anche se c’è chi dice con certezza che sia un tifoso del Boca Juniors, con tutto che l’unico indizio è una sua foto da bambino con i calzettoni degli Xeneizes. Il Vélez lo ha cresciuto e coccolato e non ha dovuto aspettare neanche troppo per poterselo godere in prima squadra: “Il mio unico dubbio è che ha solo 17 anni” diceva Gabriel Heinze al momento di farlo debuttare. D’altronde il fisico è abbastanza gracile, ma i colpi sono quelli di un fuoriclasse vero.
Heinze però, che ha una visione del calcio molto affine alle qualità di Almada, ha messo da parte i limiti dell’età e ha deciso di puntare su di lui, dando continuità alla scuola del Vélez che negli ultimi anni è diventata una delle più produttive di tutto il calcio argentino. Oggi gioca esterno nel 4-2-3-1, ma può sognare un futuro a ridosso delle punte senza alcun problema: perché tocca il pallone con entrambi i piedi, ha una splendida visione di gioco e salta l’uomo con enorme naturalezza.
Questo fa la differenza anche per un ragazzo di appena 62 Kg, soprattutto se inserito in un contesto che fa della tecnica e della velocità il suo forte. Ad esempio nel preliminare di Copa Sudamericana contro l’Aucas ha trovato subito l’affinità con Ricky Centurión, di certo non un modello da imitare sul piano professionale, ma comunque uno che la palla la tocca come fanno i più forti. Quel gol dell’ex Boca e Genoa è una perla, avviata proprio da un passaggio di Almada, forse il preambolo di un’intesa che potrà essere la chiave del futuro del Vélez.
Anche se a questi livelli un talento come Almada è difficile che si trattenga più di tanto. Le pretendenti non mancano, soprattutto se qualcuno ha già individuato in lui l’erede di Messi. Più un peso o una responsabilità che un complimento, soprattutto considerando che si tratta di un 2001, ma se l’impatto è stato così positivo è normale che paragoni e sfide arrivino con largo anticipo.
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