Negli ultimi aveva deliziato tutti con la maglia dell’Hertha Berlino, segnando, facendo segnare e soprattutto un sognare il pubblico berlinese, che, escludendo Adrián Ramos, non aveva mai potuto contare su un attaccante dotato di qualità tanto straordinarie. Qualità, quelle di Vedad Ibisevic che ora dovranno contribuire alla rinascita dello Schalke, che nel corso delle ultime due stagioni è letteralmente passata dalle stelle alle stalle, passando dalla dalla Champions League alla zona retrocessione.
Ibisevic, però, non ha assolutamente dimenticato come si fa gol. Dopotutto, è una qualità che lo contraddistingue sin da piccolo, quando giocava a calcio per le strade della sua città natale, Vlasenica, che ha dovuto abbandonare a nemmeno 7 anni a causa dello scoppia della Guerra di Bosnia. Si è trasferito a Tuzla, dove è rimasto fino a 16 anni, quando i suoi genitori hanno deciso di trasferirsi prima in Svizzera e poi negli States. Qui il suo talento e il suo fiuto del gol è definitivamente emerso, facendolo finire nel mirino dei più importanti club europei.
A portarlo in Europa è il PSG, che Ibisevic lasciò a fine stagione, dopo aver giocato appena 4 partite, per trasferirsi in prestito al Digione, dove riuscì a conquistare un posto da titolare a suon di gol e ottime prestazioni, che convinsero l’Aachen a puntarci: l’1 luglio del 2006 il bosniaco approdò in Bundesliga, pronto a diventare un punto fermo della squadra giallonera. Dopo 14 anni, però, possiamo dire che Ibisevic è diventato un simbolo di tutta la Bundesliga, che non ha mai lasciato, se non per giocare con la sua amata nazionale, con cui ha esordito nel marzo del 2007, in una partita valevole per le qualificazioni agli Europei del 2008.
Dopo una buona prima annata in Germania, l’ex PSG si accasò all’Hoffenheim, con cui si è definitivamente affermato come uno degli attaccanti stranieri più prolifici e talentuosi della storia della Bundesliga: dopo aver contribuito alla prima storica promozione in Bundesliga con 5 gol, Ibisevic cominciò con il botto la stagione successiva, arrivando a realizzare ben 18 gol in 17 partite, prima che, proprio sul bello, non lo fermasse un terribile infortunio al legamento crociato, che lo costrinse a stare fuori fino a luglio. Nelle successive stagioni, pur mantenendo una media gol invidiabile, non riuscì a ripetere quanto di buono aveva fatto vedere in quei sei mesi.
Nel gennaio del 2012, a 27 anni, arrivò l’offerta dello Stoccarda, che gli avrebbe permesso di esordire anche nelle coppe europee. Ibisevic non poté rifiutare ed effettivamente rimase nel suo nuovo club per i successivi tre anni, esordendo in Europa League e continuando a segnare tanti, tantissimi gol. La sua fama di attaccante completo, dotato di forza fisica e grande tecnica, ormai lo precedeva, anche se nella stagione 2014-2015 una serie sfortunata di infortuni gli impedì di aiutare lo Stoccarda, che lo mise sul mercato. L’Hertha Berlino fiutò l’affare e si assicurò il bosniaco a zero, con l’intenzione di renderlo il punto di riferimento del proprio attacco per gli anni a venire.
E così fu: Ibisevic diventò presto intoccabile e nessuno fra Dardai, Covic, Nouri e Labbadia poté farne a meno. I suoi gol aiutarono l’Hertha Berlino a rimanere sempre competitivo, tanto che nemmeno dopo l’arrivo di Piatek, pagato 30 milioni, l’ex Hoffenheim perse il suo posto da titolare. Il suo contratto in scadenza, però, non è stato rinnovato e lui ha deciso di rimanere in Bundesliga, dove è diventato grande, trasferendosi a parametro zero allo Schalke, che avrà tremendamente bisogno dei suoi gol, della sua personalità e del suo cuore d’oro.
Sì, perché Ibisevic non è solo un campione dentro al campo, ma anche fuori. Il bosniaco ha infatti dichiarato che il suo stipendio andrà quasi interamente devoluto in beneficenza, con i bonus legati alle prestazioni che saranno la sua unica fonte di guadagno. “Gioco per lo Schalke, e ciò è già un grande incentivo” ha dichiarato poi l’esperto attaccante, che già nel 2016 aveva donato oltre 50 mila euro per aiutare i rifugiati che arrivavano in Germania. Perché anche lui è dovuto sfuggire alla guerra.
E ora, a 14 anni dal suo arrivo in Germania, dovrà continuare a segnare per riportare lo Schalke in alto.
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