Non ha dubbi l’Aftonbladet, che stamattina parla di un madrömsstart. Tradotto, un inizio da incubo, anche se più genericamente basta parlare di un incubo, di un madröm. Raccontare la notte, ma più in generale l’intera giornata di ieri, è un compito da assumersi con responsabilità e con una mente necessariamente fredda. Troppo facile cadere in frasi scontate, troppo semplice denigrare una nazionale che torna a Stoccolma con un clamoroso buco nell’acqua, troppo evidente prendersela con questo o quello, men che meno con il tecnico Ericson. Che, al momento di passare la staffetta, non riesce a nascondere l’emozione: “Certo che riscalda enormemente, è stata una storia d’amore fino ad ora”.
L’addio – Ecco, partiamo proprio da Håkan Ericson: ha concluso ieri la sua avventura da allenatore dell’Under 21. Si sapeva dallo scorso inverno come il condottiero di Praga 2015 non avrebbe continuato su quella panchina (la Federcalcio, sorprendentemente, aveva deciso di non rinnovargli il contratto). E’ tristissimo concludere un ciclo perdendo per 0-3 contro la Slovacchia, ma tant’è. “E’ chiaro che mi sento deluso“ ha esordito il 57enne, che al triplice fischio ha voluto parlare per l’ultima volta ai giocatori nel cerchio di centrocampo. Tutti riuniti, per un discorso motivazionale. “E’ stato importante essere umili prima della partita di oggi. Io dico sempre ai giocatori quello che stavo per dire ai media. Quindi ottengo che i giocatori dicono quello che sono. Ma volevo anche stare in piedi come un leader e assumermi la responsabilità per non aver fatto bene oggi, ma anche la pressione che abbiamo di fronte alla squadra. In questo momento sono più bravi di noi a tutti i livelli. Questo è quello che ho voluto trasmettere ai giocatori”. Quando poi Ericson è stato intercettato dai microfoni del 5° canale, gli è stato chiesto un commento sulla partita. Ha risposto così: “La nostra peggior partita di questi due anni e mezzo…”. Qui trovate il video del last speech, io mi limito a dire un’ultima cosa. Tack för allt Håkan 🙏🏼🇸🇪.
Bilancio – Da qui a Praga le differenze ci sono, eccome. Alla vigilia sembrava che sulla carta questa generazione avesse tutto per impressionar bene, magari non arrivando di nuovo sul trono ma nemmeno uscendo con due pareggi, due reti fatte e uno 0-3 dulcis in fundo. Ericson si dice scioccato (“E’ stata un’esperienza terribile”) e continua nella sua analisi: “Non ho avvertito che questa squadra ha alcuni crolli mentali quindi penso che più di esso sia stata la stanchezza fisica. Ma può essere una combinazione mentale dopo aver perso punti alla fine delle prime due partite e poi 0-1 nel corso della giornata così presto”.
Scelte – Fuori Filip Dagerstål e Adam Lundqvist a favore di Brorsson e Binaku. Scelte criticate ma difese da Ericson (“Non rimpiango le modifiche, abbiamo avuto un’idea, ma non è andata in porto”), che poi ha speso qualche parola sui singoli casi. “E’ stato troppo, per quanto riguarda Filip, ha ricevuto un sacco di critiche ed è stato coinvolto in due gol contro la Polonia. Un nuovo match può essere una grande vendetta, ma può anche essere un paio di nuovi errori. Io so quanto è forte”. Ed è con la stessa forza d’animo che si era presentato il giorno prima in conferenza stampa. “Posso, come sapete, non stare qui e darvi alcuni nomi. Dopo la partita avete la possibilità di criticarmi se sbaglio“. Il problema è questo, chi potrebbe criticarlo alla luce dei risultati, e con il trionfo di Praga che è ancora lì luccicante in bacheca? Nessuno.
One Last Time – Da quando ha preso la nazionale Under 21, sono arrivati due campionati europei e un oro. Un po’ di storia, prima. Nel 1896 la Svezia arrivò ai quarti di finale, nel 1990 alle semifinali, nel 1998 al sesto posto, nel 2004 al quarto posto, nel 2009 alle semifinali. Nel mezzo, 13 mancate qualificazioni sparse per i 17 tornei. Nel 2011 niente, nel 2013 niente, nel 2015 campioni. A conti fatti, Håkan Ericson è il tecnico più vincente nella storia della nazionale svedese giovanile: come detto, però, non gli è stato rinnovato il contratto. Il motivo lo spiega lui, che nel 2011 ha preso un gruppo di dubbie qualità formando i futuri campioni di Praga: “Forse sono stato troppo onesto qualche volta, non sono stato abbastanza politico”. La sconfitta contro la Slovacchia è uno 0-3 con quale è brutto finire una storia d’amore, ma è finito il tempo per questi discorsi. Il congedo è lì, annunciato. Gli chiedono se fosse chiaro come non avrebbe continuato, essendo stato messo in discussione, Håkan prende la parola e risponde così: “Per me è solo una specie di punto di domanda. Non sappiamo cosa sia successo, ma qualcosa c’è dopo tutto quello che non ha funzionato a livello federale”. E’ stato peraltro sostenuto da Johan Arneng ma non è bastato: “Per me è del tutto incomprensibile”.
L’addio – Sotto sotto, una vecchia volpe come Ericson conosce i motivi del mancato proseguimento di rapporto: “Forse sono stato troppo onesto qualche volta, non sono stato abbastanza politico. Può essere una parte di esso, sono rimasto deluso per non esser stato chiamato in prima squadra, ma nessuno può criticare Janne Andersson”. Eppure, non ha prove: “Non ho nulla di concreto, ho naturalmente i pensieri e le cose che penso mi abbiano colpito. Ma sono miei pensieri. Credo che la ragione per non continuare come allenatore dell’ U21 è che pensino che con questo lavoro non ci sia la motivazione per continuare”. Dopo essersi concesso ai microfoni dell’Expressen, chiosa come non sia chiaro il suo futuro. “Sto ancora cercando e ancora discutendo con alcune parti. Può essere ancora una volta da allenatore, per club o nazionale, ma ho anche contatti nel mondo degli affari dove ci sono richieste. Un’altra opzione è quella di lavorare come docente, ho mandato CV a diversi angoli del mondo, sia in termini di squadre di club e squadre nazionali”. La conclusione del suo discorso è toccante come poche. Si allontana da perdente lui che è stato vincente, il più vincente. Håkan Ericson, dopo Praga, saluta così. “Grazie davvero, è stato impressionante”. Grazie a te, Håkan. E lo ripeto, Tack för allt!
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