7 ottobre 2006, la Svezia accoglie la Spagna di Luis Aragonés al Råsundastadion in una gara valida per le qualificazioni al successivo Campionato Europeo del 2008. Il clima allo stadio del distretto di Solna è teso, la Spagna ha perso già in trasferta contro l’Irlanda del Nord e Raúl ha comunicato la sua decisione di abbandonare la nazionale. La panchina del tecnico Aragonés traballa e le possibilità di un esonero con la finalità di cambiare rotta in vista dell’Europeo del 2008 sono molto alte. La Spagna, nonostante una formazione di valore nettamente più alto – Casillas; Ramos, Puyol, Juanito, Capedvila; Xavi, Albelda; Villa, Fabregas, Angulo; Torres – si arrende agli svedesi. Termina 2-0 per i padroni di casa a Solna, in una notte che a posteriori si è arricchita di svariati significati simbolici trasformandosi nell’origine dell’epoca d’oro del calcio spagnolo.
A incrinare la notte degli spagnoli furono gli svedesi Elmander e Allback, autori delle due reti che permisero alla Svezia di conquistare la vittoria. Poi calò il gelo tra la stampa e Aragonés, il quale venne subito incalzato dai giornalisti con domande riguardanti il futuro sulla panchina della nazionale. Prontamente protetto e rassicurato dal presidente della Federazione Villar, Aragonés mantenne il posto – per fortuna – come allenatore della selezione spagnola e non perse più una partita fino al trionfo in finale contro la Germania proprio all’Europeo del 2008. Che sia stata lungimiranza del presidente Villar o fortuna, tutti i componenti della rosa di quella Spagna si unirono per difendere Aragonés. Il nuovo capitano Casillas parlò alla stampa in aeroporto difendendo il suo allenatore e addossando la colpa della prestazione insoddisfacente a sé stesso e ai compagni di squadra. Anche David Villa venne criticato per la scelta del numero 7 (indossato per anni dal fenomeno Raúl) in una situazione caldissima in cui il pubblico non lo riteneva degno di ereditare quella camiseta. La situazione si rasserenò e con quella stessa maglia Villa vinse un Mondiale e due Campionati Europei.
E sono proprio i numeri a fornirci l’occasione per raccontare l’altro evento che caratterizzò la serata. Sergio Ramos, prima di diventare il leggendario difensore della Spagna e del Real Madrid, nelle sue prime convocazioni con la nazionale non poteva scegliere tra i primi il numero di maglia e si accontentò del 15. Non appena scalò le gerarchie decise di cambiarlo per il numero 4 e consigliò a un amico, alla prima convocazione in nazionale maggiore, di indossare la 15 perché a lui “aveva portato fortuna”. Quell’amico, con cui aveva condiviso anni importanti nelle giovanili del Siviglia, si chiamava Antonio Puerta. La notte di Solna coincise con l’unica partita con la nazionale di Puerta, deceduto l’anno successivo in un purtroppo indimenticabile Siviglia-Getafe a causa di ripetuti attacchi cardiaci in campo. Da quella data Sergio Ramos, oggi capitano della Spagna, ha scelto di omaggiarlo mantenendo la maglia numero 15 con la Roja.
Svezia-Spagna resterà sempre una gara densa di significati. La gara odierna poi, valida per Euro2020, rappresenta uno step importante per qualificarsi all’Europeo con due giornate d’anticipo. Alla Roja basta un punto per strappare il pass, ma non ci saranno né Ramos (squalificato) né tanti altri interpreti fondamentali. Il pareggio in Norvegia ha sollevato diversi dubbi e la situazione per certi versi somiglia in modo lugubre a quella di 13 anni fa. Inoltre si gioca alla Friends Arena di Solna, lo stadio dell’Aik che ha sostituito il vecchio Råsundastadion…
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