Mancano cinque secondi alla fine di Svezia-Francia. Ola Toivonen, che era stato inizialmente preferito a John Guidetti in barba ad ogni pronostico della vigilia, è in campo. La sostituzione che Janne Andersson aveva previsto riguardava l’ingresso in campo della punta del Celta Vigo, appunto, ma ad uscire non sarebbe stato il numero 20 bensì Ber. Scelta abbastanza strana, se si riflette sul fatto che da molti l’attaccante del Tolosa era considerato la terza scelta nella faretra del ct svedese. Eppure, quando mancano solo cinque secondi alla fine del match, accade l’impossibile. Un pallone pericoloso viene servito all’indirizzo di Hugo Lloris, che lo tiene ma forse sottovaluta il pressing di Sebastian Larsson. L’estremo difensore francese tenta di servire un compagno, ma la fretta è cattiva consigliera e allora il pallone finisce sui piedi di Toivonen. Ola carica il destro, senza pensarci né uno né due, e il resto è poesia: si vede una traiettoria bellissima a giro, sospinta dal respiro affannoso di una Friends Arena ammutolita dall’esito di quella conclusione. Un errore individuale aveva deciso il match, quel pallone rimbalza a pochi passi dai pali e varca inesorabilmente la linea di porta. E’ un delirio, un gol stupefacente per modalità, tempistiche e peso specifico. Non so se catalogarlo come il più importante della carriera di Toivonen, ma certamente se non è il primo poco ci manca. E in una Stoccolma palpitante di giallo e di blu, in una Friends Arena gremita, in un clima così caldo, alla fine è stata festa.
La quiete, la tempesta – Se Janne Andersson ha voluto stupire con Toivonen e Johansson dal 1′ (e non, come creduto alla vigilia, Guidetti ed Hiljemark), Didier Deschamps ha mantenuto le attese e il 4-2-3-1 annunciato. La Francia comincia col chiaro intento di far bene, del resto l’obiettivo dei Bleus era quello di metter fine alla questine Russia in modo tale da prenotar già i biglietti. La personalità svedese, la mentalità da hockey di cui mi parlava Marcus Schossow, l’aggressività di chi non molla un centimetro: tutti caratteri che la Friends Arena ha potuto elogiare, i generosi applausi ne sono una prova. I francesi provano a sfondare le linee dinanzi ad Olsen, ma niente riesce a superare la fisicità di Granqvist e compagni. Payet si scopre fine a sé stesso, Griezmann poco ispirato, Giroud servito sul contagocce. Quelle folate sulle corsie, che nelle intenzioni di Deschamps avrebbero dovuto tagliare la retroguardia scandinava, in realtà altro non sono che tranquille incursioni fatte saltare minuziosamente dagli artificieri Lustig e Augustinsson. La Svezia si tranquillizza e gestisce con prudenza, proprio nel momento in cui Payet prova a liberare il suo sinistro: pallone alto, ma il messaggio è stato ben recepito dai corazzieri in maglia gialloblù che d’or in poi filtreranno i palloni con più attenzione. E al 18′, quando Emil Forsberg mostra a Stoccolma il perchè abbia la 10 sulle spalle (gran finta di corpo a mandare al bar Sissoko), parte l’ovazione. Non è da meno Jimmy Durmaz sulla corsia opposta, ma il suo doppio passo viene stoppato da Mendy. Se la Francia è padrona della gara, capitan Granqvist è un ostacolo insormontabile per Giroud: il possesso transalpino è nervoso ma continuo, di emozioni neppur l’ombra. Alla mezz’ora cambia tutto: prima (33′) Lustig riceve da Durmaz e col destro non centra per poco la porta, poi Mendy (35′) imbecca la sopracitata punta dell’Arsenal che non riesce a deviare la sfera. E’ il preludio alla tempesta, che si abbatte su Solna per mano di un sinistro micidiale indirizzato da Giroud proprio sul secondo palo poco coperto da Olsen. La botta non spaventa la Svezia che si arma di coraggio e guidata dalle scorribande di Forsberg avanza il baricentro. Al 43′ ecco il pari, immediato, repentino, forse perfino inaspettato: gran traversone di Augustinsson dalla sinistra, Berg manca il colpo di testa ma sul pallone si avventa Jimmy Durmaz che a giro, di sinistro, trafigge Lloris. Finisce così, e con un tentativo di Mendy poco fortunato, la prima frazione di gioco.
Alla fine, la Ola – Il secondo tempo è assai più tranquillo del primo, anche se pare quasi impossibile. Al 55′ Griezmann incorna sul primo palo, due minuti dopo Pogba si inventa un tiro a giro dai 30 metri che esce di pochissimo. Inutile girarci intorno, il risultato è in bilico e Deschamps vuole che i suoi offendano ancora. Pochissime volte la Svezia riesce a divincolarsi dalla tela che il centrocampo transalpino aveva cominciato a tessere: Johansson suona la carica, e sebbene giochi da mediano la sua conclusione è pungente al pari di quella di un trequartista. Non finisce qui l’ondata gialloblù, perchè Durmaz e la fortuna confezionano un tiro-cross che per poco non bacia la rete. Griezmann dai 30 metri tenta la sorte da calcio piazzato (64′) ma si distende ottimamente Robin Olsen. Lo stesso fa Forsberg, che col piattone trova la deviazione di Lloris in angolo (66′): notare come il fallo commesso da Pogba sia ai danni di uno scatenato Durmaz. E’ ancora sfida tra Griezmann e il portiere del Copenhagen, con quest’ultimo uscitone vincitore. In due minuti, tra 76′ e 78′, due cambi per parte: Deschamps manda in campo Mbappé e Lemar per Griezmann e Payet, Andersson risponde con gli ingressi di Claesson e Sebastian Larsson (out Durmaz ed Ekdal). Resiste il pareggio, ed è un pari che accontenterebbe certamente la Francia. Guidetti si scalda ed entra all’89’ al posto di Berg, dopo che poco prima il neo entrato Lemar aveva spedito il suo destro addosso a Olsen. Ugual sorte, ma stavolta col sinistro, quella capitata alla conclusione sempre scagliata dall’esterno del Monaco al 91′. Al 93′, la Francia guadagna un calcio d’angolo e chiude presumibilmente la partita in avanti alla ricerca del vantaggio. Nessuno, però, avrebbe immaginato il finale di questa bellissima storia a strisce gialle e blù. Indizio: c’è stata la Ola della Friends Arena.
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