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SVentura italiana al Bernabeu: cronaca di un disastro azzurro

Ci aspettavamo di più. O meglio, ci aspettavamo qualcosa. L’Italia di questa sera aveva l’obbligo di vincere per evitare di dover ricorrere agli spareggi ma invece di sguainare la spada dell’orgoglio ha vestito i panni dal gattino bagnato. Inevitabile il gioco di parole tra Ventura e sventura perché nel naufragio totale del Bernabeu dal quale nessuno esce a testa alta sono tante le defezioni di un tecnico la cui ambizione ha superato la logica.

Sia chiaro, addossare le colpe di una sconfitta alle scelte dell’allenatore è severamente scorretto ed ingiusto ma in una partita che un anno fa ha assunto questo valore (dal fischio finale dell’andata si sapeva che questa sarebbe stata la partita decisiva) era lecito pensare di trovare un’Italia che giocasse da Italia e che uscisse in qualche modo orgogliosa della propria prova. Sì, in fondo siamo noi quelli che escono nei momenti che contano, quelli che vincono quando serve, quelli che quando sono sfavoriti sanno sorprendere. Siamo noi ma non oggi.

Le scelte ci facevano intuire questo: proviamoci, e se proprio dobbiamo perdere assicuriamoci di aver dato tutto. Purtroppo non è andata così. Ma proprio per niente. La scelta delle quattro punte oltre ad esser totalmente scellerata non ha portato un atteso pressing alto o una grintosa ricerca del pallone ma una tattica attendista che non giustifica il modulo. Ha senso schierarsi con due esterni offensivi più due attaccanti centrali e attendere impauriti nella propria metà campo? Sicuramente no.

Poi visto che i calciatori in campo sono undici la coperta corta lascia per forza qualcosa all’aria e in questo caso è stato il centrocampo. Contro la mediana con i migliori palleggiatori del mondo Ventura ha schierato due uomini soli in inferiorità numerica rispetto ai tre di partenza spagnoli e agli esterni che secondo la filosofia iberica seguono molto da vicino il gioco per dare ritmo al possesso palla.

Il risultato è stato una vera e propria tamburata di passaggi che ha permesso alla Spagna di avere sempre il pallone tra i piedi senza che ci fosse qualcuno pronto ad interrompere questo giro palla. E non è stato messo alcun centrocampista neanche a partita in corso quando era lecito aspettarselo sin dall’inizio. In questo modo il possesso è diventato un’agonia, l’agonia una batosta senza precedenti.

Eppure di uomini a disposizione ce ne erano: Montolivo è stato il miglior recupera palloni d’Europa e poteva essere utile per tenere di più la palla; oppure visto che l’ex capitano del Milan è mal visto dal giudizio popolare si poteva puntare su un più grintoso Parolo o comunque su un uomo in grado di andare ad attaccare gli avversari. E invece niente: un allenatore schiavo delle sue idee si è impuntato su una scelta tattica che non ha portato alcun frutto e si è lasciato travolgere da una marea roja a volte irresistibile.

Il fatto sconfortante è che la Spagna non ha avuto bisogno della partita della vita per vincere 3-0 e l’Italia la partita della vita non ha neanche provato a farla. Stesso copione di Torino un anno fa con la differenza che all’andata dopo il gol subito c’era stata una reazione, qui è andata molto peggio.

Poi c’è da fare il punto anche su due singoli in particolare che hanno deluso: Bonucci e Buffon. Da loro due in queste partite ci si aspetta qualcosa di importante e la loro esperienza deve essere la chiave per battersi contro avversari di quel rango. E invece entrambi sono inceppati in errori da principianti: il difensore in un fallo sciocco e totalmente fuori tempo, la leggenda tra i pali invece con un tuffo rivedibile in occasione del primo gol e numerosi disastri tecnici con i piedi che hanno ulteriormente abbassato il morale della squadra.

E forse un modo di battere al Spagna c’era anche. Perché la partita di Euro 2016 non è così distante nel tempo e la Spagna di oggi priva di un centravanti assomigliava molto a quella battuta in Francia. Lì un 3-5-2 di pressatori mise in tilt tutti gli schemi spagnoli con una sistemazione tattica prudente ma non rinunciataria e con uno schema elementare ma efficace per punire in attacco (Pellè incontro e scatto in profondità di Eder l’arma letale) pur avendo una rosa sulla carta meno importante di quella attuale.

L’Italia esce terribilmente ridimensionata da questa sfida e dispiace ammetterlo. Ora si può puntare solamente al secondo posto con la speranza che i sorteggi siano più clementi rispetto a quelli che ci hanno accoppiato nel girone alla Spagna. Ventura però si prenda le sue ore di riflessione e capisca la gravità della figuraccia fatta a Madrid. Perché la strada che porta al Mondiale ahi noi è ancora lunga ed in salita.

Simone Gamberini

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