In questo articolo ripercorriamo le avventure italiane di un grandissimo allenatore che ha fatto la storia nel nostro Paese e non solo: Sven-Göran Eriksson
L’11 gennaio scorso, una terribile notizia ha scosso l’intero mondo del calcio: l’ex allenatore, tra le altre, di Roma e Lazio, Sven-Göran Eriksson, è malato di cancro e i medici hanno previsto per lui un solo anno di vita. La sua immensa voglia di vivere e di rimanere legato al calcio, però, da allora lo ha portato a tornare in molti stadi che hanno potuto ammirare le sue gesta da allenatore. Proprio per questo motivo, secondo quanto annunciato da Eriksson stesso, domenica, in occasione di Lazio-Sassuolo, sarà allo Stadio Olimpico a vedere la partita e a prendere tutto l’affetto di quei tifosi che ancora lo amano per ciò che ha fatto alla guida del club biancoceleste. Ma vediamo nel dettaglio le avventure che il tecnico svedese ha vissuto sulle panchine dei club italiani che ha allenato nel corso della sua carriera.
Sven-Göran Eriksson, profondamente legato all’Italia, e in particolare a città come Roma e Genova, ha vissuto il meglio della propria carriera di allenatore proprio in Serie A. Fu la Roma di Dino Viola, finalista della Coppa dei Campioni e seconda classificata in Serie A pochi mesi prima, a portarlo nel nostro campionato. Successivamente, ha vissuto esperienze con Fiorentina, Sampdoria e Lazio, quest’ultima da lui definita “la squadra più forte che abbia mai allenato”. In totale, Eriksson ha trascorso 14 stagioni in Italia, anche se alcuni di queste sono terminate in anticipo. Vediamo nel dettaglio ognuna di queste stagioni.
Nella stagione 1984/85, Sven-Göran Eriksson, appena trentaseienne, assunse la guida di una delle squadre più competitive di quel periodo in Italia e in Europa. Succedette a Nils Liedholm, una figura storica nella storia della Roma. Non essendo in possesso del patentino da allenatore, Eriksson fu nominato direttore tecnico, con Roberto Clagluna che figurava come allenatore ufficiale. La squadra non performò bene: la delusione per la sconfitta di qualche mese prima ai rigori nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool era ancora vivida. La vendita di Di Bartolomei al Milan contribuì a peggiorare la situazione e solo alla nona giornata di campionato i giallorossi ottennero la prima vittoria. La Roma terminò settima in Serie A, venne eliminata ai quarti di finale della Coppa delle Coppe dal Bayern Monaco e uscì al primo turno della Coppa Italia contro il Parma. In generale, quindi, fu una stagione decisamente deludente.
La stagione successiva, quella del 1985/86, fu, invece, una delle più dolorose per i tifosi giallorossi. L’arrivo di Boniek in estate portò a un netto miglioramento della squadra. Eriksson riuscì a mantenere i giallorossi competitivi su tutti i fronti: in Coppa Italia, la Roma superò l’Atalanta, l’Inter, la Fiorentina, e in finale, la Sampdoria, ribaltando all’Olimpico il 2-1 subito a Marassi nella gara d’andata. In campionato, Ancelotti, Pruzzo e compagni sfiorarono l’impresa: a due partite dalla fine del torneo, la Roma era a pari punti con la Juventus, che nel penultimo turno avrebbe affrontato il Milan. I bianconeri vinsero 1-0, mentre la Roma perse incredibilmente 3-2 in casa contro il Lecce già retrocesso, nonostante fosse passata in vantaggio a inizio partita. Lo scudetto sfumò, e il rimpianto dei tifosi giallorossi rimane indelebile ancora oggi.
Dopo un mercato estivo poco movimentato, la Roma della stagione 1986/87, probabilmente ancora segnata dalla conclusione del campionato precedente, visse una stagione molto deludente. In Coppa Italia fu eliminata dal Bologna, mentre nella Coppa delle Coppe uscì per mano del Real Saragozza. In Serie A, la situazione non migliorò, anche a causa di un grave infortunio al leader tecnico Nela: la Roma terminò settima. Eriksson presentò le proprie dimissioni due giorni dopo una pesante sconfitta per 4-1 contro il Milan, a due giornate dalla fine del campionato.
Anche nella stagione successiva, quella del 1987/88, Eriksson rimase in Italia, trasferendosi però alla Fiorentina, che aveva appena salutato Giancarlo Antognoni. I Viola riuscirono a migliorare la decima posizione ottenuta nel campionato precedente, terminando all’ottavo posto. In Coppa Italia, tuttavia, la squadra toscana fu eliminata agli ottavi di finale dal Napoli di Maradona.
Anche la stagione 1988/89 non fu delle migliori. Nonostante l’incredibile contributo di Roberto Baggio, insieme a quello di Stefano Borgonovo, con l’apporto di Pruzzo pronto ad aiutare, la Fiorentina concluse la stagione solo al settimo posto in classifica. L’avventura in Coppa Italia, invece, terminò ai quarti di finale contro la Sampdoria. A fine stagione le strade di Eriksson e Fiorentina si divisero.
Dopo un’esperienza al Benfica, Eriksson tornò in Italia per la stagione 1992/93, assumendo, con grandi aspettative, il comando della Sampdoria. Tuttavia, in estate i blucerchiati avevano perso Gianluca Vialli, che venne sostituito con il giovane Enrico Chiesa, che all’epoca non era ancora al suo massimo livello. La stagione si concluse con un deludente settimo posto in campionato e un’eliminazione precoce dalla Coppa Italia.
L’annata 1993/94 iniziò con un grande colpo di mercato: l’acquisto di Gullit dal Milan. Il contributo dell’olandese si fece sentire: in Serie A, i blucerchiati, trainati da un attacco formidabile, conclusero al terzo posto, con la sensazione che, con un po’ più di convinzione, avrebbero potuto puntare allo Scudetto. Andò ancora meglio in Coppa Italia, dove conquistarono il titolo: l’Ancona fu travolta 6-1 nella finale di ritorno dopo lo 0-0 dell’andata.
Nella stagione 1994/95, segnata dalla stanchezza dovuta alle troppe competizioni disputate, la Sampdoria concluse il campionato in una mediocre ottava posizione. La prima delusione della stagione giunse già in Supercoppa, dove fu sconfitta ai rigori dal Milan. In Coppa Italia le cose non andarono meglio, con l’eliminazione ad opera della Fiorentina ai sedicesimi di finale. Tuttavia, in campo europeo, la Sampdoria tenne viva la speranza fino alla fine: nella Coppa delle Coppe, riuscì a eliminare il Porto ai quarti di finale con difficoltà, per poi essere eliminata ai rigori dall’Arsenal nel turno successivo.
Nell’estate antecedente la stagione 1995/96, la squadra subì una radicale trasformazione: furono ceduti giocatori chiave come Jugovic e Lombardo, sostituiti da giovani promesse come Seedorf e Karembeu. La stagione risultò complessivamente anonima, con la Sampdoria che terminò il campionato solamente all’ottavo posto. Anche in Coppa Italia le cose andarono male, con l’eliminazione per mano del Cagliari.
Nell’ultima stagione in blucerchiato di Eriksson, quella del 1996/97, i blucerchiati terminarono il campionato al sesto posto, assicurandosi un posto nella Coppa Uefa per la stagione successiva, ma la più grande delusione arrivò in Coppa Italia, dove vennero eliminati per mano dei rivali del Genoa. L’avventura dell’allenatore svedese alla Samp terminò alla fine di quella stagione.
L’avventura alla Lazio non iniziò in maniera tranquilla: appena arrivato da Genova nella stagione 1997/98, Eriksson portò con sé Mancini e ridimensionò il ruolo di Giuseppe Signori, per anni figura di spicco a Roma. Il rapporto tra i due era teso, tanto da spingere il capitano a lasciare la Lazio a stagione in corso. Nonostante ciò, Eriksson ottenne subito risultati significativi. Riuscì, tra campionato e Coppa Italia, a vincere quattro derby con la Roma in un solo anno. In campionato, la Lazio fu a lungo in corsa per il titolo insieme a Juventus e Inter, prima di crollare nelle ultime giornate. Tuttavia, raggiunse la finale di Coppa UEFA, persa 3-0 contro l’Inter, e vinse la finale di Coppa Italia contro il Milan. Questo fu il primo titolo dell’era Cragnotti, la seconda Coppa Italia nella storia della Lazio (la prima vinta 40 anni prima) e il primo trofeo aggiunto alla bacheca dal campionato vinto dai biancocelesti 24 anni prima.
La stagione 1998/99 iniziò subito con un altro successo: Eriksson riuscì a conquistare la Supercoppa Italiana battendo la Juventus. In campionato, nonostante le prolungate assenze di Nesta, Nedved e Vieri a causa di infortuni, la Lazio mantenne la vetta fino al penultimo turno, quando venne superata dal Milan. Tuttavia, i biancocelesti si aggiudicarono la Coppa delle Coppe, battendo il Maiorca 2-1 in finale, ottenendo così il primo titolo internazionale della loro storia.
La stagione 1999/2000 fu la migliore di sempre per il tecnico svedese. La Lazio iniziò vincendo la Supercoppa Europea contro il Manchester United. A livello internazionale, la squadra si qualificò per i quarti di finale di Champions League espugnando il campo del Chelsea, ma venne poi eliminata dal Valencia di Héctor Cuper. In campionato, la Lazio riuscì a rimontare 9 punti di svantaggio sulla Juventus, superando i bianconeri all’ultima giornata e conquistando il secondo scudetto della storia del club romano.
La stagione 2000/01, l’ultima di Eriksson in Italia, iniziò in maniera turbolenta. Mancini si era ritirato e divenne il vice allenatore della Lazio. Eriksson, inoltre, suggerì al presidente Cragnotti di vendere tutta la squadra, tranne il capitano Nesta (a cui aveva assegnato la fascia), temendo che il resto dei giocatori potesse essere influenzato dall’euforia per i successi degli anni precedenti. Si decise ad acquistare Hernan Crespo, ma per farlo vennero ceduti Almeyda e Conceicao. La Lazio rimase senza un laterale destro per mesi ed Eriksson, che aveva accettato l’offerta di allenare la nazionale inglese, perse il controllo dello spogliatoio. Il 9 gennaio 2001 si dimise, cedendo il posto a Zoff.
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