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La Supercoppa UEFA ha una storia assurda

Nel caso in cui non vi foste mai chiesti come sia nata l’idea della Champions League, qui c’è la risposta. Tutta colpa di un articolo pubblicato dal quotidiano francese L’Équipe, in cui l’autore sosteneva che lo Stade de Reims fosse il miglior club d’Europa dicendosi pronto a creare una manifestazione ad hoc per celebrare in pubblica piazza la squadra più forte del continente. Il dubbio sollevato da oltremanica, dal Daily Mail in particolare, riguardava il fatto che fosse il Wolverhampton a doversi fregiare dell’epiteto sopracitato, ma altri sostenevano che i migliori calciatori d’Europa fossero quelli dell’Honvéd, in Ungheria, altri gli spagnoli del Real Madrid, altri ancora gli italiani del Milan.

Per quanto concerne la Supercoppa UEFA, invece, tutto partì in Olanda nel 1972, tra le colonne dedicate allo sport del quotidiano De Telegraaf: un tale Anton Witkamp, giornalista che in futuro sarebbe stato promosso a caporedattore sportivo, volle infatti provare l’imbattibilità dell’Ajax di Cruiff campione d’Olanda, vincitore di KNVB Beker e trionfatore in Champions League: Volevo celebrare l’Ajax, così ho concepito l’idea di rendere nostra quell’era, quella del calcio totale. Allora infatti i club olandesi giganteggiavano e non ricercavano tanto la gloria o il denaro, quando piuttosto l’ineguagliabile possibilità di affibbiare a se stessi l’attributo di migliori: “Il problema era questo, qual era la squadra più forte d’Europa e come si poteva dimostrarlo? Certamente a conti fatti questa sarebbe stata la vincitrice di Champions League, ma il calcio è un inno alla relatività e per questo motivo può essere un’arte imprecisa. Poi, come un guizzo fulmineo, ecco l’eureka: far sfidare all’Ajax la vincente della Coppa delle Coppe.

A quei tempi, la suddetta consisteva nei Rangers, scozzesi di Glasgow: Ho inoltrato il mio piano al presidente dell’Ajax, Jaap van Praag – le parole di Witkamp – e lui e ha trovato l’idea eccellente. Di conseguenza la strada era chiara, con il patrocinio del mio giornale avremmo organizzato quella partita”. Il problema, semmai, era però che i Rangers non potevano partecipare a competizioni europee per via del tumultuoso comportamento dei loro tifosi: Witkamp provò comunque a chiedere una deroga, non concessa perché probabilmente gli scontri erano ancora impressi in mente, ma non cambiò idea. Ajax contro Rangers, quella era l’idea. Mancava il placet dell’UEFA? Poco importava, fu organizzato tutto in segreto con la dirigenza degli scozzesi (che volle una doppia gara, per aumentare gli incassi).

 

Chiaramente Witkamp chiese ingenti somme dal De Telegraaf, che a quei tempi aveva una tiratura imponente ed era il quotidiano olandese maggiormente venduto, e di punto in bianco spuntarono le date. L’andata si giocò il 16 agosto 1972 a Glasgow, dove l’Ajax s’impose per 1-3 grazie a Rep, Cruijff e Haan (gli avversari andarono in gol con McDonald). Il ritorno avvenne il 24 agosto in un’affollatissima Amsterdam, e ancora gli ajacidi ottennero i tre punti: Haan, Mühren e Cruijff per i padroni di casa, McDonald e Young per gli ospiti. Complessivamente fu un successo, specie in virtù del fatto che le due sfide erano sostanzialmente mirate a celebrare lo strapotere europeo dell’Ajax. Witkamp aveva ottenuto quello che voleva.

Visto il risultato, il De Teegraaf fu lieto di aver investito nel progetto. Vista la grandissima mole di pubblico che aveva movimentato, pure l’UEFA si mise in mezzo e avocò a sé il potere decisionale sulla Supercoppa. Così nel 1973 il quartier generale del massimo organo calcistico europeo apparecchiò la tavola, ma vi fu uno scarsissimo interesse e fu possibile giocare la partita solo nel gennaio 1974. Ospitata dal Giuseppe Meazza a Milano, l’Ajax perse 1-0 ma trionfò in Olanda per 6-0, priva peraltro di Johan Cruijff. In compenso la finale del 1974 neppure si giocò, perché Bayern Monaco e Magdeburgo non trovarono un accordo sulle date. Non sarebbe stato facile aumentare l’appeal nei confronti della Supercoppa UEFA, tanto che nel 1981 il Liverpool non trovò tempo per sfidare la Dinamo Tbilisi e si disse disponibile solo in un giorno per battagliare con la Juventus nell’edizione del 1984. Trasferitasi stabilmente a Montecarlo, dal 1998 al 2012, oggi è itinerante per volere di Platini. E conserva, nascostamente, un briciolo di controversie sulla sua storia.

Matteo Albanese

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