Si riparte. E subito forte. Inter – Atalanta apre la final four di Supercoppa Italiana. Il primo trofeo stagionale sarà assegnato in Arabia Saudita. A giocarselo Inter (vincitrice del campionato 2023/2024), Atalanta (finalista della Coppa italia), Milan (secondo in serie A) e Juventus (vincitrice della Coppa Italia). La squadra di Simone Inzaghi va a caccia del bis, dopo la vittoria della scorsa stagione in finale contro il Napoli (sfida decisa dal gol di Lautaro Martinez) “prima” in assoluto con il nuovo format a quattro squadre, per raggiungere in vetta della classifica dei plurivincitori del trofeo la Juventus, a quota nove.
Supercoppa Italiana, una trasferta ben pagata
L’edizione 2024 sarà la 14esima ad essere giocata lontana dai confini nazionali. E per la quinta volta il trofeo sarà assegnato in Arabia Saudita. La quattro giorni a Riad, sarà comunque una trasferta ben pagata. I club partecipanti porteranno a casa un bel gruzzoletto, anche giocando una sola partita. L’accordo prevede la cessione dei diritti televisivi del torneo per un totale di 16,2 milioni di euro. Un montepremi molto importante in relazione ad un trofeo che, per valore, non ha eguali in Europa. La Liga, tanto per capirsi, un torneo che ha ottime possibilità di garantire una edizione del clasico ogni anno, frutta “appena” 12,25 milioni di euro. La squadra prima classificata riceverà un premio di 8 milioni di euro, mentre alla finalista saranno bonificati 5 milioni. Giocare la semifinale varrà invece 1,6 milioni di euro. In ogni caso, dunque, anche nella peggiore delle ipotesi, il viaggio in Arabia Saudita sarà remunerativo per le casse dei club partecipanti.
Calcio italiano, prodotto esportato all’estero
Il ricavato della cessione dei diritti audiovisivi della Supercoppa offre dunque al calcio italiano un tornaconto economico non indifferente. Quanto basta per andare oltre anche alla questione legata ai diritti civili e alle iniziative legate alla solidarietà e alla sensibilizzazione alle pari opportunità. Ideali sventolati spesso e giustamente prima di ogni giornata di campionato ma che stridono con l’esportazione del prodotto calcio in un paese dove molti dei diritti rivendicati in Italia sono ancora ben lontani dall’essere riconosciuti. Inutile essere ipocriti, è una questione di soldi e di economia. Come la Ferrari e il parmigiano, anche il calcio ha un suo prezzo e dal punto di vista commerciale la manovra della Lega Calcio è difficilmente discutibile anche perché è vero che 16 milioni sono da destinare ai club ma nel computo totale la somma è di 23. Quasi un terzo, dunque, finirà nelle casse dell’ente di via Rosellini. Non pochi.