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Sudamericano Sub 20: istruzioni per l’uso

Mercoledì 18 gennaio inizia il Sudamericano Sub 20, uno degli appuntamenti più importanti per il 2017 calcistico nel continente latino. Si giocherà in Ecuador e la manifestazione sarà ospitata da quattro città: Quito, Ibarra, Riobamba ed Olmedo.

Nonostante alcune defezioni importanti a livello di singoli (il Brasile, per esempio, non potrà contare su Gabriel Jesus), da questo torneo ci si aspetta molto, in quanto arrivare tra le prime quattro significa staccare un pass per il prossimo mondiale di categoria in programma a fine maggio.

Simone Gamberini e Andrea Bracco sviluppano per voi i cinque temi più interessanti di questo Sudamericano Sub 20.

L’Argentina del nuovo corso Úbeda saprà reggere mentalmente allo status di favorita del torneo?

Andrea – L’Argentina è senza dubbio la favorita. La rosa a disposizione di Claudio Úbeda è di livello assoluto, soprattutto per gli standard sudamericani. Però il fattore psicologico sarà determinante, perché se nel 2015 il pronostico fu rispettato (seppur con un po’ di fatica), tutti ricordiamo l’enorme buco nell’acqua del 2013, quando l’Albiceleste venne eliminata al primo turno nonostante ospitasse la manifestazione. Ed era l’Argentina in cui, tra gli altri, giocavano i vari Lanzini, Iturbe e Vietto. Oggi il DT di scuola Racing riparte da tantissime certezze, in ogni reparto. A partire dalla difesa, dove il talento di casa Belgrano Cristian Romero può essere uno di quei profili su cui vigileranno attentamente tutti gli scout che si recheranno a Quito. La qualità, come da tradizione, la troviamo dalla mediana in su. La stella della squadra infatti gioca davanti alla difesa: si chiama Santiago Ascacibar e con l’Estudiantes ha già fatto vedere cose mostruose. Idem il suo compagno di squadra, Lucas Rodriguez, altro prodotto di pura classe lanciato dal Pincha. Ezequiel Barco, classe 1999, dovrà confermare le buone premesse del 2016: se il talento di casa Independiente gira, l’Argentina può fare le fiamme.

Simone – Se rappresenti i colori dell’Argentina devi essere mentalmente pronto a reggere lo status di favorita qualunque sia il torneo, qualunque sia l’età. Avere così tanti talenti che giocano stabilmente in prima squadra secondo me non può essere che un vantaggio, soprattutto se alcuni di questi si frequentano sul campo quotidianamente come le stelle Ascacibar e Titi Rodriguez, entrambi titolarissimi nell’Estudiantes. Due anni fa il capitano era il portiere Agusto Batalla che ora non sta vivendo un grande momento con il River Plate in prima squadra ma il suo carisma in nazionale fu un fattore determinante per consentire alla squadra di mantenere le aspettative dopo alcune partite non troppo esaltanti; quest’anno questa responsabilità spetta a Cristian Romero del Belgrano che dovrà dimostrare oltre ad essere un grande difensore anche di possedere doti di leadership. Un capitano dell’Argentina poco carismatico non credo possa esistere. Úbeda ha a disposizione una macchina di lusso da far viaggiare alla grande perché questa volta oltre a un attacco in linea con la tradizione albiceleste c’è anche una mediana di assoluto spessore; il classe ’98 Chicco del Boca Juniors è da tenere d’occhio al fianco di Ascacibar. Curioso di vedere come si imporranno i due funamboli del Racing Lautaro Martinez (esterno di destra) e Brian Mansilla (altro esterno che però non sarà titolarissimo) al fianco della stella annunciata del torneo Ezequiel Barco.

Rispetto al passato, il Brasile pare avere meno qualità in rosa. Pagherà la scelta che vede il ct Micale puntare interamente su giocatori che militano in patria?

Andrea – Difficile dirlo oggi. Di certezze però ce ne sono due. La prima riguarda proprio Rogério Micale: il tecnico, che nel 2015 ha portato la Canarinha in finale del mondiale (poi perso contro la Serbia) è forse la scelta migliore su cui poggiarsi per portare il Brasile in alto. La Seleção ha una buona tradizione a livello di Sub 20 (quattro vittorie, due secondi ed un quarto posto nelle ultime otto edizioni), ma questa generazione sembra essere meno generosa delle altre a livello di talento. Così Micale ha privilegiato chi si disimpegna in Brasile, lavorandoci per oltre un anno. Il risultato è un buon collettivo che ruota attorno a tre giocatori di caratura superiore, uno per reparto. Felipe Vizeu, punta del Flamengo, sarà quello che dovrà scardinare le difese avversarie; con il Mengão fatica a ritagliarsi spazio, ma ha doti tecniche molto interessanti. Caio Henrique, uno dei tre “stranieri”, è il capitano della squadra: centrocampista completo, buona visione di gioco, agisce davanti alla difesa ma non disdegna qualche sortita offensiva. Per lui già una presenza in prima squadra con l’Atletico Madrid (novembre 2016, in Copa del Rey). Una menzione la merita anche Lucas Cunha, centrale difensivo 19enne attualmente in forza alla squadra B dello Sporting Braga. La differenza la faranno le motivazioni: “Non siamo i favoriti – ha detto Micale all’arrivo in Ecuador – ma affrontarci non sarà facile”.

Simone – Sicuramente un azzardo, ma uno di quelli che può pagare. Il Brasile dopo l’Olimpiade vinta in casa ha riscoperto la voglia di fare calcio e quindi dare spazio ad una generazione di talenti che giocano quasi tutti in patria può essere un forte incipit per far tornare grande il calcio locale. La squadra nel complesso è ben assemblata anche se non parte come favoritissima. Molto brasiliana come sangue, meno come sistema di gioco visto che Micale quasi sicuramente non costruirà i suoi schemi sul 4-2-2-2 della tradizione verdeoro riciclato da Tite in prima squadra per far rinascere il suo Brasile. C’è da dire che i tornei giovanili brasiliani hanno una marcia in più rispetto a quelli delle rivali e per questo i ragazzi pur non avendo grosse esperienze in prima squadra arrivano comunque molto preparati. Felipe Vizeu è un giocatore che mi affascina perché trovare spazio in prima squadra come centravanti con mostri sacri come Pablo Guerrero e Leandro Damiao era ovviamente complicato; fare 5 gol in 14 presenze a 19 anni nel Brasileirao con una squadra che lotta per il titolo è sicuramente un grande segnale di forza e personalità.

La spedizione uruguagia sarà guidata dal neo juventino Rodrigo Betancur. E’ lui la stella charrúa da tenere d’occhio?

Andrea – Betancur è senza dubbio il leader dell’Uruguay. Però ormai lo conosciamo (quasi) tutti, per cui sarebbe troppo facile liquidare la selezione charrúa con un “Betancur e altri dieci”. La verità è che questo Uruguay è squadra da tenere d’occhio, come del resto insegna la tradizione. In tal senso, il ct Fabian Coito è una garanzia: il 49enne nativo di Montevideo è visto come una specie di guru per il calcio giovanile uruguagio, ed in passato ha anche lanciato giocatori che oggi si disimpegnano con ottimi risultati in Europa. Tanti spunti, dicevo, in questo Uruguay. Per esempio: lo sapevate che Nicolas De La Cruz è il fratello minore del Pato Sánchez ? Eh già, l’ex asso del River Plate pare aver un bell’erede. De La Cruz gioca nel Liverpool di Montevideo e, pare, ci siano già diversi club europei che lo cercano. Così come l’Europa ha ormai precettato Nicolás Schiappacasse, punta classe 1999 dell’Atletico Madrid, che in combo con Diego Rossi (Peñarol) dovrebbe formare un tandem dalle potenzialità importanti.
Angolo della statistica: nelle ultime cinque edizioni di Sudamericano Sub 20, l’Uruguay si è sempre piazzato tra le prime quattro.

Simone – Ovviamente presentarsi al Sub 20 con un curriculum del genere ti impone come giocatore guida della squadra. Bentancur ha anche una grande occasione per mettersi in mostra da leader visto che al Boca Juniors ha avuto importanti alti ma anche dei periodi di ridimensionamento; per lui è sicuramente il palcoscenico giusto per far capire le sue potenzialità in chiave europea. L’Uruguay però è molto altro: l’attacco è uno dei più forti se non il migliore del torneo visto che può contare sulla coppia Schiappacasse-Rossi fornitagli e sull’altro classe 1999 Ardaiz del Danubio che ha tantissimi estimatori in Italia come Sampdoria e Fiorentina. Anche il Nacional ha portato elementi da seguire: il più interessante è Rodrigo Amaral che giocherà sulla sinistra a centrocampo e sarà probabilmente il giocatore più importante per gli equilibri della Celeste. Nel complesso l’Uruguay ha gli strumenti per entrare nelle prime quattro e accedere al Mondiale di categoria; come al solito la squadra si presenta molto compatta e ostica per qualsiasi avversaria.

Cile, Colombia ed Ecuador potrebbero essere considerate le principali outsiders candidate a giocarsi un posto per il prossimo mondiale. Che prospettive hanno queste tre compagini?

Andrea – Hanno tutte potenzialità interessanti. L’Ecuador è padrone di casa e potrebbe far valere il fattore altura, per quanto molte di queste nazionali si preparano da mesi all’evento ed il gap potrebbe risultare meno decisivo. Sono curioso di vedere l’impatto nella conduzione tecnica di Javier Rodriguez, che sulla panchina della Trí ha avvicendato un tecnico storico come Sixto Vizuete. Il suo 4-4-2 è molto offensivo e in fase di possesso si trasforma in un 4-2-4, con gli esterni che salgono sulla linea degli attaccanti. Uno dei due, quello mancino, è Bryan Cabezas, oggi all’Atalanta e tra le stelle di quell’Independiente del Valle che ha stupito nella scorsa edizione della Libertadores. Il Cile è alle prese con alcuni problemi in federazione ed Héctor Robles, il tecnico, deve fare di necessità virtù. Il suo 4-3-3 vive sulle giocate di Jeisson Vargas, stellina lanciata dalla Universidad Catolica oggi all’Estudiantes e sulle geometrie Jaime Carreño. La squadra da tenere d’occhio è senza dubbio la Colombia, vuoi per tradizione, vuoi per valori tecnici. Il reparto avanzato è di spessore, con Damir Ceter (Independiente Santa Fe: con i Cardenales ha già esordito in prima squadra) come numero 9 e due gioiellini originari di Antioquia, Juan Camilo Hernandez e Juan Pablo Ramirez, a creare le occasioni nel quadrilatero offensivo.

Simone – Tutte e tre inserite nello stesso girone, difficile azzardare pronostici. L’Ecuador padrone di casa stuzzica sicuramente l’attenzione. Una squadra assortita secondo il DNA del calcio locale: il doble nueve-doble diez (versione ispanica del quadrado mágico brasiliano) è la base su cui costruire gli schemi. Chiaramente le prospettive sono quelle di qualificarsi all’esagonale finale ma mettersi alle spalle due squadre in questo girone sarà tutt’altro che facile. Il Cile mi sembra una squadra molto tecnica che può pescare da diversi settori giovanili nonostante i club poi non riescano a valorizzare a pieno i giocatori in prima squadra. Il blocco dei ragazzi scuola Universidad Catolica sarà chiave per le sorti di questa squadra: il centrale dell’Udinese Sierralta, il regista Jaime Carreño e la stella Jeisson Vargas si sono tutti formati nelle giovanili dei Cruzados e saranno la spina dorsale di questo Cile. Poi la Colombia, forse quella più indiziata per disturbare il Brasile nella corsa al primo posto. La crescita dell’Atletico Nacional ha portato ad un ottimo settore giovanile che ha tirato fuori come stella l’esterno Juan Pablo Ramirez, vera e propria freccia acuminata nell’arco del Piscis Restrepo, l’allenatore della Cafetera. Anche qui la prospettiva è quella di centrare uno die quattro posti che portano al Mondiale di categoria di fine maggio.

Consigli per gli acquisti: tra i talenti meno conosciuti, quali sono quelli che potrebbero fare bene una volta portati via dal loro ambiente?

Andrea – Voglio dare l’ennesima occasione al Perù (sì, lo so, sono un inguaribile ottimista) e cito Adrían Ugarriza, attaccante dell’Universitario che in maglia Crema – più volte – è già risultato decisivo. In casa Franja ci sarebbe anche Luís Iberíco, punta classe ’98 del San Martin, che però – dopo essere esploso a livello di Sub 17, nel 2016 ha giocato solo tre partite ufficiali. Che l’Ecuador rappresenti un trampolino di (ri)lancio? Il terzo nome che mi gioco è quello di Julio Villalba, attaccante del Cerro Porteño bloccato per l’estate dal Borussia-MG, una vera arma impropria in dotazione al Paraguay.

Simone – Io credo molto alla spedizione del Paraguay, nazionale da tenere assolutamente d’occhio in questo Sudamericano Sub 20. Potrebbe essere la competizione per Jesus Medina, talento dal potenziale sconfinato che ha la stoffa per andare in Europa; essendo un ’97 però deve giocare un Sub 20 strepitoso per far vedere che le qualità intraviste al Libertad sono esportabili anche nel Vecchio Continente. Aggiungerei dell’Albirroja anche Saul Salcedo dell’Olimpia, uno che ha rischiato anche di partire con i grandi per la Copa America Centenario ed è stato un po’ oscurato nella sua crescita da Iván Cañete, suo “rivale” del Cerro Porteño partito molto giovane per l’Atletico Madrid. E infine metterei Jaime Carreño, un regista visionario con dei lampi da fuoriclasse e dalla tecnica sconfinata; imparasse ad accelerare nella maniera giusta la Universidad Catolica potrebbe trovarsi a breve a trattare la sua cessione per cifre importanti.

Redazione

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