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Stephane Omeonga fa rima con “personalità”

Il titolo di Migliore in campo è da destinarsi altrove, per ovvi meriti di marcatura. Quello però che Stephane Omeonga ha messo sul manto erboso del Ferraris giovedì sera, in occasione della sfida di Coppa Italia tra Genoa e Crotone, è materiale sufficiente per insidiare il primato del terzino sinistro ex Spezia, il cui fendente ha deciso la sfida. Ero a Marassi, infreddolito, ma con un bellissimo pass al collo fornitomi da Footbola. Atmosfera surreale, forse dovuta al mio leitmotiv, ossia far in modo che ogni presenza del sottoscritto in tribuna stampa conservi quella patina di sur-realtà, forse pure puerile, che mi auguro di riuscire a conservare ancora per molto tempo. Ma bando ai paroloni, la sostanza è ben altra.

Nel 3-5-2 disegnato da Davide Ballardini, persona umile e campagnola dunque pragmatica, come lui stesso ama descriversi, il numero 40 non peccava affatto dinanzi a colleghi più esperti: sintomo evidente di una precocità sbalorditiva, quella che permette normalmente al 21enne belga di far compagnia a scudieri più esperti: i cinque anni di differenza nei confronti di Isaac Cofie si annullano in nome dell’esplosività di Omeonga, i due rispetto a Petar Brlek sono appianati da un adattamento repentino e proficuo. Insomma, con ben pochi dubbi si può dire che l’ex Avellino sia in possesso di tutte le carte in regola per soffiare il posto alla triade Bertolacci-Veloso Rigoni. Quando ad esempio la panchina di Ivan Juric barcollava pericolosamente, tanto che il 4 novembre il tecnico croato si giocava la panchina nella gara più importante di tutte, il Derby della Lanterna, fu proprio Omeonga la mossa a sorpresa tentata per scompigliar le carte doriane in tavola. L’esperimento complessivamente fallì, sicché Juric pagò la crisi con l’esonero e il Grifone confermò i suoi deficit, ma Stephane fu il migliore in campo dei suoi.

Sacrificio, polmoni da maratoneta, recuperi palla a bizzeffe e una gran mano in entrambe le fasi. Quest’estate, quando Ivan Juric si trovò questo promettente ragazzotto acquistato dall’Avellino, non ci pensò due volte a chiedere a Preziosi la sua conferma in organico. Via Leonardo Morosini e Raul Asencio, semmai, entrambi finiti in Irpinia probabilmente per ringraziare i Lupi del favore fatto: che da quelle parti sapessero di avere in casa un campione è certo, del resto non è un mistero che Walter Novellino avesse incensato qualche tempo prima Omeonga con l’appellativo di “nuovo Seedorf”, ma i margini di miglioramento del ragazzo sono davvero enormi. Un potenziale campione, che ai mezzi tecnici unisce una fisicità non comune. Contro l’Inter, a San Siro, non solo era rimasto impassibile dinanzi a La Scala del calcio ma aveva fornito pure una prova ottima: solo il gol era mancato, a suggellare un pomeriggio da sogno sfuggito per un’imprecisione davanti a Handanovic. Per il resto, però, Omeonga s’era distinto in positivo per il suo lavoro di imbrigliamento riservato a Borja Valero. L’ex Fiorentina toccò poche volte palla, così il belga trovò pure il tempo di bloccare le folate del brasiliano Dalbert. L’espulsione rimediata nel finale non avrebbe certo macchiato una performance da sottolineare.

E’ nato a Liegi, prodotto del vivaio in casa Standard, ma è cresciuto poi all’Anderlecht e partire dai 18 anni ha giocato in Youth League. Con questo pedigree è normale che a Omeonga non manchi il caretttere: quando gli fecero i complimenti nel post derby, affermando come avesse giocato una buona partita, Stephane prese la parola quasi indispettito e disse “Non abbastanza, se non abbiamo vinto. La squadra prima di tutto, ricetta fondamentale per il successo. Pure giovedì sera, in una serata fredda e non solo dal punto di vista climatico, Omeonga s’è distinto per la capacità di far spesso la cosa giusta: le sue treccine volteggiavano al vento di Marassi in modo tale da farne un pendolino inesauribile, e così come l’aria scompigliava i suoi capelli, allo stesso modo Stephane vuole scompigliare le idee di Ballardini. “Voglio mettere in difficoltà il mister” affermò quando c’era ancora Juric in panchina. In Coppa Italia, nel match che ha visto in campo il Genoa B, privo di tutti i suoi titolari, il tecnico ravennate si aspettava risposte da chi ha giocato meno. Sul banco degli imputati Lazovic e Lapadula, ma pure Centurión: tra tutti questi, il migliore è stato un Omeonga che riscuote consensi pure tra i tifosi (che gli hanno da poco tributato una fanpage su Instagram).

Stellina dell’Under 21 belga, gran lavoratore, ragazzo umile che sa ammettere con franchezza i suoi punti deboli (la velocità in fase d’impostazione, su tutti) e che ha una sola idea fissa in testa: “Voglio ripagare la società della fiducia che mi hanno concesso”. Il tutto, pronunciato in un italiano pressoché perfetto. Maturità è anche questo, così come alzare la voce per difendere a spada tratta Juric la sera del 4 novembre. E in tutto ciò, il filo conduttore è presto detto: sarà mica perché Omeonga fa rima con personalità?

Matteo Albanese

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