Niente più Europa League, quella acciuffata lo scorso anno dall’inizio, al termine di una campagna europea conclusasi in estate, al playoff e dunque quasi ancor prima di cominciare. L’ultimo turno vedrà l’ospitata della Juventus al Pireo ma sarà una serata triste, perché la matematica rema ben contro e quando manca lei non c’è più speranza che tenga. Dopo il crollo ad Atene è ancora lo Sporting a impartire lezioni di calcio ad un Olympiakos brutto e rimaneggiato: serviva sfruttare le sensazioni positive dopo il pari contro il Barcellona, serviva magari appoggiarsi alla verve di un Felipe Pardo che al Karaiskakis aveva quantomeno dato la sensazione di voler cambiare l’inerzia della sfida. Niente da fare all’Alvalade, altra brutta prova del Θρύλος.
Primo tempo – Si parte, non passano neppure due minuti pieni e lo Sporting viene solo fermato dalla sfortuna: schema perfetto, André Pinto centra in pieno il palo e Bas Dost calcia alle stelle sulla ribattuta. Se il buongiorno si vede dal mattino, era già chiaro come sarebbero stati 90′ infernali per l’Olympiakos: e infatti al possesso palla i Leões uniscono una rapidità d’esecuzione disarmante, mentre lo sterile guscio voluto da Lemonis si traduceva un un 4-3-3 raffermo. Ancora Fortounis inspiegabilmente falso nueve, con tanto talento in panchina (Marko Marin, Sebá, Djurdjević) e Tachtsidis a rinforzare la linea mediana. Bruno Fernandes avrebbe la chance per il vantaggio se solo un intervento disperato di Engels non stoppasse il numero 8, i biancoverdi non mostrano timore e allora puntano sull’agevole controllo del match. Al José Alvalade non c’è spazio per greci, tanto che la sfida pare indirizzata verso una fase di stallo e proprio sullo scoccare del quarantesimo minuto lo Sporting passa, meritatamente, in vantaggio: folata di Piccini, servizio per Gelson Martins, cross del classe 1995 e deviazione decisiva dell’olandese Bas Dost. Come se tutta l’imprecisione mostrata fino ad ora sia solo un ricordo, ecco che i padroni di casa si ricordano di saper giocare in modo cinico e allora al 43′ è il raddoppio: disimpegno gestito in maniera suicida da Leonardo Koutris, pallone arraffato da Bruno César e magia del brasiliano. Tutto in pochi istanti: ottimo controllo, avanzata fino al limite dell’area e staffilata col sinistro a eludere il vano intervento di Silvio Proto. La nave ellenica era appena affondata, per di più senza dar segni di vita.
Secondo tempo – Ci si accorge della presenza in campo di Carcela solo nel momento in cui gli subentra Sebá. Tuttavia a conti fatti cambia ben poco perché l’unica area nella quale si gioca è quella biancorossa: i portoghesi chiedono un rigore per un presunto tocco di mano, collezionano calci d’angolo in sequenza e proseguono nella loro opera anestetizzante nei confronti del gioco. Gelson Martins è incontenibile, prima sfiora il gol e fa tendenzialmente sempre ammattire il povero Koutris costretto pure a ricorrere all’ammonizione per fermare il numero 77 avversario. Fa il suo ingresso Uros Djurdjević ma è solo Sporting: André Pinto riprende il copione della prima azione della gara (quella del palo, per intenderci) ma stavolta è meno preciso, poi c’è sempre una frenesia tale per cui al 66′ arriva il tris. Sul tabellino va ancora Bas Dost, uno che al Wolfsburg segnava a raffica e qui a Lisbona non è certamente da meno: questa volta il cross è di Bruno Fernandes, la marcatura molto flebile risale a capitan Alberto Botía e la doppietta trova la paternità del numero 28. “Olympiakos” e “incisivo” sono due parole impossibili da coniugare, perfino Mathieu potrebbe andare in gol prima che Bruno Fernandes scateni la sua furia da distanza siderale. Il fatto che il primo cambio operato da Jorge Jesus sia stato chiamato al minuto 78, con Figueiredo in campo per Mathieu e dunque niente di imprescindibilmente diverso, è un chiaro sintomo degli squilibri assunti dal match. Tutto era già scritto, mancava solo un sussulto d’orgoglio palesatosi nella mischia elusa da Felipe Pardo con l’assist a metter in condizione Odjidja-Ofoe di calciare indisturbato oltre Rui Patrício. Finisce come al Pireo ma senza reazione biancorossa, finisce 3-1 e per i greci si tratta dell’epilogo più scontato, al termine di una campagna europea da dimenticar presto.
Il tabellino:
Sporting Lisbona (4-2-3-1): Rui Patrício; Piccini (dall’84’ Ristosvki), Pinto, Mathieu (dal 78′ Figueiredo), Coentrão; Battaglia, Carvalho; Gelson Martins, Fernandes, Bruno César (dal 90′ Mattheus); Dost. All: Jesus
Olympiakos (4-3-3): Proto; Figueiras, Botía, Engels, Koutris; Gillet, Romao, Tachtsidis (dal 65′ Odjidja-Ofoe); Carcela (dal 46′ Sebá), Fortounis (dal 57′ Djurdjević), Pardo. All: Lemonis
Reti: 40′ e 66′ Dost, 43′ Bruno César, 86′ Odjidja-Ofoe. Ammoniti: Carvalho, Pinto, Gelson Martins, Coentrão (S), Figueiras, Koutris, Pardo (O). Arbitro: Zwayer (Germania)
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