A distanza di due anni – dove avevamo trovato un viaggio nello sport del futuro e avevamo intervistato Louis Saha -, distanziati da una pandemia di proporzioni globali che ha evidentemente introdotto modifiche allo sport in generale così come alla socialità, siamo tornati a Sportel. Lo abbiamo fatto in una kermesse inevitabilmente ridotta, con meno espositori e meno campionati rappresentati (rispetto all’ultima edizione, mancavano Serie A, Bundesliga e J League nipponica) ma con uguale qualità.
Sì è parlato di nuove tendenze: interessante come nel giro di due anni l’attenzione si sia spostata dalla ricerca di innovazione (AR, VR, live data, gli ologrammi de La Liga) a una ricerca di un nuovo equilibrio. Si parla così di remote production, con gli studios affittati alle case di produzione per montare, riprodurre, trasmettere eventi dall’altra parte del globo. Si parla di dati, ma stavolta servono per coinvolgere un pubblico che giocoforza ha smesso di andare allo stadio. E ancora si parla di immagini, giacché i nuovi media poggiano su quello, ma pure sul suono. Sul palco dello Speakers’ Corner si intervallano in tanti. Si va dalla strategia di sound design dell’Ajax – ideata dalla stessa azienda che ha seguito l’identità sonora dell’Europa League – alla rivoluzione video 2.0, che segue lo stesso principio col quale il web è diventato terra di prosumer: non più consumatori passivi posti davanti una tv, bensì tanti piccoli content creator che interagiscono, sui social, in diretta, generando una cassa di risonanza che gode del favore dei grandi numeri sulla base di motivazioni prettamente algoritmiche. E allora sì che diventa decisivo il coinvolgimento del pubblico: lo sa bene La Liga.
Se due anni fa Tebas parlava di business intelligence e Analytics con riferimento anche all’IA, stavolta è il turno di tecniche di marketing in un contesto più ampio. La sua presentazione è stata probabilmente il fiore all’occhiello della due giorni monegasca, pur con un titolo che a prima vista poteva rischiare di passare per fuorviante: “LaLiga’s Technology Ecosystem. Enabling Digital Transformation in the Sports Industry”. Tutt’altro: il campionato spagnolo non sembra risentire del Covid-19 nella cessione dei diritti tv – si stima anzi una crescita di 78 milioni di euro nella vendita al mercato internazionale – e ha di recente varato una cinematic camera che sempre qui a Sportel è stata insignita del premio Innovation Award. Per intenderci, due player sulla Terra ne fanno uso e l’altro, oltre a La Liga, è si chiama NBA. Il tracciamento dei dati del consumatore è fondamentale: da un modello tripartito, Tebas rivendica la scelta di un contatto diretto con broadcaster e clienti finali, in un ecosistema forte di partnership con Microsoft, forte di una tripla tecnologia di protezione dalla pirateria (tecnicamente, Lumiere, Marauder e Blackhole) e una genuina profilazione dell’utente che passa pure per le app di Fantasy Football.
A precedere Tebas, in un Grimaldi Forum rispettosamente distanziato e mascherato a dovere, in cui Sportel accompagna la nouvelle vague di sport e tecnologia, un panel di ospiti dell’evento – organizzato da Laurent Puons – in cui figurano tra gli altri Carine Galli e Peter Schmeichel, premiato martedì 5 sera per la sua autobiografia “One” assieme a volti nito come la judoka Clarisse Agbegnenou, diverse conferenze brandizzate. Spiccava, come detto, Sacha Stoffers ed Ed Trotter di MassiveMusic, una music agency di Amsterdam che vanta un portfolio ricco di nomi noti: FIFA, UEFA, la Premier League, Ajax, Fox Sports ed Eurosport tra gli altri. Si è finito a parlare di Ajax, un caso studio interessante perché legato con un doppio filo alle tre croci, simbolo probabilmente delle tre principali minacce per Amsterdam (acqua, fuoco e pestilenze) ma inglobate in un’identità sonica che poggia su Bob Marley, “Three Little Birds” cantata a squarciagola dai tifosi di casa e una recente maglia ajacide con tanto di riferimenti giamaicani indosso.
E non potrebbe che essere La Liga a trainare l’innovazione, motore di una serie di piccoli cambiamenti innescati dalla nuova fruizione del pubblico. Immediatezza, concentrazione e nuovi formati: i video restano padroni dell’intrattenimento da smartphone, affiancati da panel in cui business e networking sembravano chiedere a gran voce un ritorno alla normalità. Nell’attesa Thibault Baras, il general manager di Dreamwall, un’azienda specializzata in soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata, ha intrattenuto il pubblico parlando di quando creò delle zebre in realtà virtuale fuori dallo stadio del Charleroi, una squadra belga. Molti tifosi, che non erano allo stadio in quel momento, entrarono a metà tempo solo per vedere le zebre, simbolo del club.
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