IL EST LÀ L’EXPLOIT!!! Lo prendo e lo copio d’emblée, così come la pagina Facebook del Monaco scrive festante alle 22:37. L’impresa è di quelle incredibili, da ricordare e raccontare a distanza d’anni. L’avversario, del resto, di primissimo piano. Il temibilissimo City di Guardiola, che all’andata aveva esaltato l’Etihad con un 5-3 che quantomeno portava i citizens nel Principato con un minimo di tranquillità in più. E’ incredibile quello visto al Louis II, questa sera. Schiantato il team dello sceicco Mansur, con un collettivo essenzialmente di giovani faziosi e ribelli: Sidibé (24), Jemerson (24), Mendy (22), Bernardo Silva (22), Fabinho (23), Lemar (21) e Mbappé (18). Spiccano l’esperto Subasic (32), il 26enne Germain e l’”imbucato” Raggi, con le sue 32 primavere. “Imbucato” è l’aggettivo con cui l’Ultimo Uomo comincia un pezzo dedicato al fatto che l’ex Bologna sia diventato un punto fermo della difesa monegasca. Tuttavia, questa sera, gli unici imbucati sono stati gli 11 ospiti.
E dire che in fondo tutto era scritto. Remuntada in pieno stile Barça: se al Camp Nou dopo 3′ Suarez era già entrato nel tabellino dei marcatori, al Louis II ce ne sono voluti 9 per ammirare quel gran talento che è Kylian Mbappé. Un minuto prima aveva approfittato di un errore di Fernandinho per involarsi verso Caballero ma era stato stoppato. Alla seconda chance, però, ha colpito: con la punta, dopo un gran cross di Bernardo Silva. Un giovanissimo ragazzo prodigio: mentre i suoi coetanei strimpellano, lui ha già una perfetta padronanza dello strumento. La sinfonia era pronta, necessitava soltanto di un musicista che vi desse il la. “Per qualificarci credo che serviranno almeno 3 gol, visto il modo di giocare delle due squadre. Mi aspetto tanti gol, noi dovremo evitare di ripetere i piccoli errori dell’andata” aveva chiosato Jardim alla vigilia, lanciando un grido ai suoi. “Io non ho paura, giocare queste gare è solo un piacere”. Il Monaco ci ha creduto sin da quando ha messo piede in campo. Dinanzi ad un City forse ammansito dal risultato dell’andata, certamente sterile e quasi convinto di aver il pass per i quarti già in tasca, Jardim ha sfoderato una performance perfetta. Viene annullato un gol a Mbappé (sempre lui), poi al 29′ un suggerimento di Mendy viene raccolto al centro da Fabinho e tramutato nel 2-0. La gioia è incontenibile, l’espressione di Guardiola è quella di chi è cosciente di aver appena dilapidato un vantaggio enorme. E se il secondo tempo è cominciato con inevitabilmente l’assalto del City, che dopo almeno 5 nitidissime palle gol è pervenuto al 2-1 con Sané (tap-in vincente sulla respinta effettuata da Subasic ad una conclusione di Sterling), poi è arrivata una reazione improvvisa. E’ incredibile come il Monaco abbia assorbito il colpo, psicologicamente enorme in quanto si sarebbe qualificato il City grazie a quella rete, e si sia riversato a testa bassa dalle parti di Caballero cercando di ristabilire il divario preesistente. E così, nemmeno sei minuti dopo, un poderoso colpo di testa ad opera di Tiemoué Bakayoko ha scritto il 3-1 finale. Poi tutti dietro, fino alla fine. L’adrenalina che ti spinge a correre a più non posso, il raziocinio che ti impone di tener il pallone e far passare i secondi. La voglia di infierire da una parte, la più pragmatica saggezza dall’altra. E finisce così, con l’abbraccio (chi può dire se sia stato liberatorio, consolatorio, soprattutto ringraziante) tra Leonardo Jardim e Danijel Subašić.
Strano, eh? Guardiola esce di scena, alla fine. Da allenatore era sempre arrivato almeno in semifinale di Champions. Ma oltre al dato di fatto, a preoccupare è il modo con cui è calato il sipario su Pep & the City. Un approccio inconsistente, abulico, ectoplasmatico e aggiungete voi qualche sinonimo. Una formazione totalmente in balia del Monaco, neutralizzata, ammutolita, stupefatta, attratta e infine demolita (non ha tirato nemmeno una volta nello specchio dei padroni di casa, nel primo tempo). Ieri è toccato al Leicester, oggi al Monaco. Monaco che “l’a déjà fait”, in quella magica notte del 6 aprile 2004 che Francesco Castorani ha scelto di far tornare in mano dal vecchio album delle foto. E l’hashtag, quell’hashtag #JustBelieve che non poteva non esser preso in considerazione dalla squadra. Come un mantra. Come un target da raggiungere ad ogni costo. Come il #WeDidIt del Barça. E la lunga vigilia, passata a discutere di come sistemare l’attacco in assenza di Falcao, piuttosto che del duello D.Silva vs B.Silva, è passata. Con essa, una lunga notte di riflessione. Non so se e in che misura abbia dormito, ieri notte, Leonardo Jardim, ma quello che posso immaginare è che anche oggi faticherà non poco a prender sonno.
Mi piace infine notare come in tantissimi tifosi di altre squadre abbiano commentato i post del Monaco affermando a spada tratta il loro supporto il nome di connazionali e ranking (quelle che ricordo a mente: Psg, Lione, Marsiglia, Nizza e Bastia). Ora, io non so se si tratti di puro esercizio di perbenismo, magari unito al sadico piacere di ottener qualche like in più, oppure sia un pensiero genuino. Dico solo che, dall’altra parte delle Alpi, c’è un popolo che a distanza di giorni sta continuando a parlare di Juve-Milan. E il problema è che, oltre al rigore, non mi stupirei sentir qualcuno tirar in ballo la famigerrima rete di Muntari. In questo, abbiamo soltanto da imparare.
In ogni caso, L’Equipe questa mattina apriva con “Tout Monégasques”. Sì, ci hanno creduto, e sono stati ben ricompensati. «C’est la reconnaissance de notre travail», giura Jardim. «On l’a fait !», gongola Bernardo Silva. «On le mérite», aggiunge Bakayoko. E, continuo io, non sarà facile scalzare il Monaco da questa Coupe de Champions. Possono tranquillamente diventare la mina vagante della competizione. Avrei voluto poi fare un paragone con l’edizione 2014-15, in cui i biancorossi del Principato erano riusciti a capitalizzare al meglio il doppio confronto con un’altra inglese. Era l’Arsenal: fu un ottavo di finale stranissimo, quello. 1-3 all’Emirates, 2-0 al Louis II. E tantissimi rimpianti da parte dei gunners per la rete al 93′ di Ferreira Carrasco, che avrebbe poi deciso il tutto in nome della regola che vuole le reti segnate fuori casa valer il doppio. Vi lascio con due righe in francese, giusto per calarci meglio nella parte. Dans un stade Louis-II bouillant, 1ère mi-temps tout simplement parfaite des Rouge et Blanc mais le chemin est encore long pour valider le ticket en 1/4 ! Alla fine, però, ils ont fait.
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