Dopo le cinque sberle ricevute in Europa League dall’Atalanta, l’Everton incassa un’altra amara sconfitta. Il Southampton vince infatti per 4-1 nel posticipo domenicale della tredicesima giornata di Premier League lasciando i Toffees sempre più sull’orlo del baratro. Nove gol subiti nel giro di quattro giorni il passivo globale per gli uomini di Unsworth, umiliati non solo nel risultato ma anche sul campo da una squadra più brillante e con più idee, in grado di gestire meglio la propria qualità.
Il controllo del gioco del Southampton è pressoché totale, l’Everton prova ad alzare occasionalmente il pressing sui difensori con risultati piuttosto scarsi. Manca organizzazione, soltanto le generose corse dei centrocampisti impediscono agli uomini di Pellegrino di avere vita facilissima, anche se il vantaggio prende forma piuttosto presto proprio su una brillante uscita dalla difesa palla al piede. Lo firma Tadic, il quale mette a tacere le tante critiche piovutegli addosso dopo le ultime deludenti prestazioni. Nella metà campo offensiva i Toffees producono poco, di fatto tutti gli spunti nascono da errori in disimpegno dei padroni di casa. Mancano le idee e la panchina di Rooney in questo senso fa piuttosto rumore: Unsworth gli preferisce Sigurdsson, Calvert-Lewin e Mirallas.
Nemmeno la difesa sembra funzionare visto che escludendo il volenteroso Kenny, i centrali faticano a contenere Austin mentre le sovrapposizioni di Cedric a destra sono una dolorosa spina nel fianco. Il quadro clinico per l’Everton è disastroso, ma poco prima dell’intervallo la prima vera magia di Sigurdsson dal suo arrivo a Goodison Park – botta dalla distanza con annessa tripla carambola sui legni – fissa un 1-1 tanto severo quanto meritato per i Saints, ancora una volta troppo poco cinici e puntualmente puniti.
Al rientro dagli spogliatoi il Southampton dimostra ottima maturità rispondendo nella miglior maniera alle difficoltà del primo tempo. Il dominio nella gestione del pallone è una costante, ma il gioco inizia anche ad essere finalizzato. Il protagonista indiscusso è Charlie Austin, già autore di una bella girata nel primo tempo terminata sul palo; due gol in fotocopia di testa tagliando sul primo palo mettono in ginocchio l’Everton. Nel secondo in particolare escono tutti i limiti psicologici di una squadra in crisi: Tadic vede un passaggio respinto, sono in sei a rimanere fermi mentre il serbo torna sul pallone diretto verso il fondo, così l’ex Twente può armare il mancino e innescare l’incornata del compagno che vale il 3-1.
La partita è di fatto terminata, Unsworth non ha idee ed è obbligato a un altro cambio (dopo Baines si fa male anche Keane), Pellegrino dosa invece le forze senza snaturarsi e insistendo a entrare negli spazi. Pickford dimostra di essere un portiere di altissimo profilo con un paio di parate degne di nota ed è l’unica indicazione positiva che l’Everton trae dal secondo tempo del St. Mary’s. Anche il portiere inglese deve però inchinarsi di fronte al destro dal limite di Davis che si insacca a fil di palo.
Il triplice fischio finale sa di pietra tombale sulla breve gestione Unsworth in casa Toffees: la pochezza della squadra nelle ultime uscite è stata devastante e anche i tifosi sembrano aver perso la fiducia. Il board andrà alla ricerca di un uomo carismatico che possa risollevare le sorti di una squadra che cola sempre più a picco. I Saints dal canto loro salgono a quota 16 allungando sulla zona retrocessione e tornando alla vittoria dopo tre gare di digiuno.
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