Padre camerunese, madre ivoriana, ultimo di cinque fratelli, Evan è nato a Parigi il 20 agosto 1999. Ed è a Roma dall’estate scorsa
Il dolore al petto, la paura, la gara sospesa sull’1-1. Si ripartirà dal minuto 72, ma non è questa la cosa più importante. Lo è, invece, quello che è accaduto a Evan Ndicka, difensore della Roma, che si è accasciato al suolo contro l’Udinese, ammutolendo lo stadio e ricordando quanto accaduto a Eriksen, ex centrocampista dell’Inter oggi al Manchester United, nel giugno 2021 durante la gara degli Europei tra Danimarca e Finlandia. Fortunatamente Ndicka si è ripreso subito, è uscito dal campo in barella, tranquillizzando tutti con il pollice all’insù. Ma la paura è stata talmente tanta che i giocatori della Roma hanno preferito fermarsi. Ndicka ne ha fatta tanta di strada, fino a conquistare la Capitale, fortemente voluto da José Mourinho. Padre camerunese, madre ivoriana, ultimo di cinque fratelli, Evan è nato a Parigi il 20 agosto 1999 e ha sempre avuto un sogno: diventare un calciatore. In fin dei conti, il pallone è sempre stato l’unico svago che lui e i suoi fratelli potevano permettersi.
Ma è la storia di molti. Può capitare che il calcio diventi simbolo di riscatto e lo è diventato per Ndicka. Notato da un osservatore dell’Auxerre, uno di quelli che cercava di scovare talenti andando a cercarli nei quartieri più difficili di Parigi, il giocatore appena adolescente si trasferisce nella Borgogna. È il suo primo passo per realizzare il sogno. Sono anni importanti: cresce nel fisico e nella tecnica, tanto che debutta in prima squadra ancora minorenne, ad appena 17 anni, grazie al coraggio (perché è questa qualità che bisogna avere quando si parla di giovani) dell’allenatore Cedric Daury. E inizia anche tutta la trafila delle Nazionali giovanili. Perché Ndicka è anche un ragazzo senza grilli per la testa, senza pensieri strani. Lavora per arrivare in cima ed è qualcosa che piace. Solo che non arriva mai la convocazione nella Nazionale maggiore. In fin dei conti, stiamo parlando di una squadra che ha tantissimi talenti in ogni zona del campo e non è facile emergere. Da qui la decisione di giocare con la Costa d’Avorio, il paese della madre. Mai scelta è stata più azzeccata: Ndicka a febbraio vince la Coppa d’Africa.
Ma prima di tutto questo, appunto, nel 2018 passa dall’Auxerre all’Eintracht Francoforte. Un nuovo paese, la Germania. Un nuovo campionato, la Bundesliga. Qui Evan ancora e si impone all’attenzione del pubblico internazionale. Anche perché, nel 2022, vince con l’Eintracht l’Europa League. L’anno dopo gli scade il contratto e, da svincolato, sono in tanti a fargli la corte. La Roma è la più veloce e lo porta nella Capitale. Così sbarca a Trigoria, arrivando in Italia e nella serie A. I gol di testa comunque sono la specialità del centrale mancino, complici i 192 centimetri d’altezza: la metà delle reti segnate in carriera sono arrivate proprio così. “Ndicka è un acquisto fatto molto molto bene da Tiago Pinto – aveva detto José Mourinho – però io mi ricordo le sue parole ‘Mister è perfetto per la panchina e crescere con te’. È diventato titolare in ogni partita”. E ha conquistato tutti. Spaventando il calcio per quel malore a Udine.
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