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Sono critiche durissime, ma da che pulpito: “Il male del calcio italiano ha un nome”

Le dichiarazioni rilasciate dell’ex dirigente bianconero delineano uno scenario critico per il futuro del calcio italiano

In un panorama calcistico nazionale che continua a cercare risposte dopo l’ultimo fallimento dell’Italia agli Europei, le parole di Luciano Moggi, ex dirigente di spicco nel mondo del calcio italiano, riecheggiano come un monito e una critica verso la gestione attuale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).

Luciano Spalletti – Footbola.it

Luciano Spalletti, al centro delle critiche dopo il disastroso percorso dell’Italia agli ultimi Europei in Germania, trova in Luciano Moggi un inaspettato difensore. Intervistato da Elleradio, Moggi esonera Spalletti da ogni responsabilità: “Ha scelto i migliori giocatori del campionato”, sottolineando però la mediocrità generale del livello del campionato italiano, considerato da lui stesso come il terzo o quarto a livello europeo. Secondo Moggi, quindi, la colpa della situazione attuale non può ricadere sulle spalle dell’allenatore.

Il problema alla radice

Il vero problema del calcio italiano viene identificato nell’attuale presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Moggi lo accusa apertamente di non essere in grado di guidare adeguatamente il mondo del calcio nazionale. L’ex dirigente propone una soluzione apparentemente semplice ma efficace: creare condizioni favorevoli affinché i giovani talenti possano crescere e maturare esperienza direttamente nel campionato italiano, anziché essere costretti a cercare opportunità all’estero.

Per illustrare le sue tesi, Moggi porta l’esempio di Riccardo Calafiori, giovane promessa che ha dovuto trasferirsi in Svizzera prima di approdare alla Premier League inglese con l’Arsenal. Questa tendenza all’esodo dei talenti viene vista come uno dei principali mali che affliggono il sistema calcistico nazionale.

Luciano Moggi (@moggi.luciano) (Footbola.it)

L’attacco più duro nei confronti di Gabriele Gravina riguarda la sua capacità decisionale e strategica nella guida della FIGC. Secondo Moggi, Gravina avrebbe persino manipolato le tempistiche relative alla scadenza del suo mandato per evitare discussioni sul suo operato e assicurarsi il sostegno necessario dalla Lega Nazionale Dilettanti – elemento chiave per mantenere salda la presidenza della Federcalcio.

Tra difese ad allenatori sotto tiro e accuse dirette alle figure apicali della gestione federale, emerge un quadro complesso dove le soluzioni sembrano richiedere interventi radicali sia nella gestione dei talenti emergenti sia nelle politiche sportive generalmente adottate dalla FIGC.

Roberto Arciola

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