Nel Tottenham prossimo finalista della UEFA Champions League spicca, tra gli altri, il grande contributo dato alla causa degli Spurs da Son Heung-min. Il fantasista coreano sta disputando una stagione davvero di grandissimo livello, che lo conferma- di fatto- nel novero dei maggiori interpreti del ruolo a livello internazionale.
La sua prestazione che certamente, in quest’annata, ha avuto il maggior risalto agli occhi di tutti è stata l’eccezionale performance messa in mostra nel ritorno dei Quarti della massima competizione europea contro il Manchester City, ma va detto che il rendimento del numero 7 è stato sempre di altissimo livello da novembre in poi. Riguardo ai mesi precedenti, invece, non possiamo sicuramente dire lo stesso…
Il ragazzo era infatti incappato in una fastidiosa gatta da pelare: rischiare di incappare nel servizio militare, obbligatorio per tutti gli uomini del proprio paese d’origine entro i 28 anni. Il fatto di non aver mai avuto modo di vincere trofei lo avrebbe obbligato a sottoporsi a questo obbligo, previsto dalla legge nella durata di quasi due anni. Il governo della Corea del Sud concede però l’esenzione dal servizio militare obbligatorio nei seguenti casi: oro ai Giochi Asiatici e oro, medaglia in un Mondiale o in un’Olimpiade. Per questo motivo “Sonaldo” (così erano soliti soprannominarlo i tifosi ai tempi del Bayer Leverkusen) ha deciso di provare a evitare la naja tramite i Giochi Asiatici, che sono soliti vedere la partecipazione di calciatori Under23 con l’eccezione di qualche fuoriquota.
Come sperava, Son ha avuto la fortuna di vincere il torneo, pur non brillando sempre nelle varie gare. A fine gara è scoppiato in lacrime, felice di poter proseguire il suo percorso nel grande calcio. La situazione ha però finito per condizionarne il rendimento dei mesi successivi, con Pochettino che ha scelto di sfruttarne l’apporto solo a gara in corso per almeno un paio di mesi. Poi il ragazzo ha iniziato a ingranare definitivamente nel derby contro il Chelsea, in cui ha messo la sua firma. Da lì in poi la sua stagione è diventata, probabilmente, la migliore della sua carriera.
In tutto ciò si dibatte ormai da tempo sul fatto che il suo nome possa essere avvicinato a quello del calciatore asiatico più forte e dotato di tutti i tempi. Curioso, se si pensa che parliamo di un profilo ancora nel pieno della propria attività calcistica. Di certo certo c’è che nessuno tra i colleghi asiatici è mai stato, negli anni, in grado di imporsi in Europa come ha fatto Son, che è già adesso il miglior marcatore asiatico in Premier League (42 gol) e in Champions (12).
– GLI ALTRI ASIATICI CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO Tra i pochi che hanno veramente lasciato il segno si ricorda soprattutto il connazionale Park Ji-Sung, esploso nel Vecchio Continente nel PSV di Guus Hiddink al pari del terzino Lee Young-Pyo, che poi non ha avuto uno sviluppo di carriera paragonabile a quello del fantasista di Suwon. Park è ancora oggi ricordato con grandissimo piacere dai tifosi del Manchester United, con cui ha vinto tantissimi trofei dando un buon contributo alla causa dei Red Devils dal 2005 al 2012. La sua ricca bacheca comprende anche una Champions League -unico calciatore asiatico ad averla sollevata, ancora per poco?-, conquistata nel 2008 in una finale tutta anglofona (altra coincidenza…) vinta sul Chelsea guidato all’epoca proprio dal suo mentore Hiddink.
Come numero di calciatori di buon livello sono forse maggiormente considerabili i giapponesi, che tuttavia non hanno avuto mai elementi aventi la possibilità di recitare da protagonisti in una squadra che lottava per i massimi traguardi europei. Nonostante la bontà di rendimento di tanti nipponici tra Germania ed Inghilterra, non possiamo assimilare le loro figure ad un campione riconosciuto ad ogni latitudine come oggi è Son. Un’eccezione a questo discorso potrebbero rappresentarla i titoli vinti in campionati importanti da Hidetoshi Nakata, Hasebe, Okazaki e Nagatomo nel corso degli anni. Ma Son, nonostante la fine del suo percorso sia ancora lontana, sembra aver già lasciato un segno più evidente rispetto a quanto fatto dai suoi più anziani predecessori.
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