Pomeriggio caldissimo ad Atene, 19° al Pireo e un cielo terso con la sporadica apparizione di qualche nuvola. Tutte le condizioni perfette per l’assalto alla vetta, Karaiskakis gremito e colmo di famiglie pronte a regalarsi un Natale tranquillo. Dopo tanta burrasca, Champions annessa e connessa, coi fantasmi di Besnik Hasi che minacciavano di far tuonare a lungo, ecco che il sapiente Takis Lemonis ha reso più tranquille le acque del Pireo, storicamente il porto d’Atene, messo a dura prova da mesi difficili. Nel pomeriggio di ieri, domenicale e dunque festivo, s’erano radunati in tanti: AEK a 31, Olympiakos a 29 ma con una partita, fondamentale da giocare. Non si tratta di un semplice cambio della guardia in vetta alla Super League, ma di una prepotente restaurazione. Torna al comando il leader supremo, quello che da 7 anni a questa parte riesce puntualmente a vincere. E lo fa con estrema durezza, capitalizzando il massimo: uno a zero, il punteggio pragmatico per eccellenza.
L’Olympiakos è in cima alle stelle, là dove per storia e blasone merita di stare. L’AEK s’è lasciato sopraffare sul più bello, quando la festa ad Amarousio pareva pronta. “Campioni d’inverno”. E invece no, non sarà così. Urlo strozzato in gola, proprio quand’era in procinto di far risuonare le corde vocali. Si fermIno gli aedi, non c’è nulla da raccontare. Al Pireo, gli odiati cugini, sono ancora davanti. Nella pancia dell’impianto ateniese è gioia e tripudio: Silvio Proto saltella come un bambino a dispetto delle 34 primavere, tutt’intorno è folle lucidità. Merito di Marko Marin, autore al 63′ di un destro rabbioso e incandescente sul quale Giannikoglou non ha potuto far nulla. “The German Magician” lo chiamano, tedesco ma trapiantato in terra d’Hellas dopo un passato poco fortunato in Inghilterra e Spagna: senza le troppe pressioni, pare che l’ex Chelsea abbia trovato il suo paradiso qui, nella centralissima regione dell’Attica. Suo il gol decisivo, mica porta la numero 10 a caso.
Confermato Ansarifard dopo l’1-4 della scorsa settimana ad Agrinio, casa del Panaitolikos, il 4-2-3-1 delle grafiche ufficiali andava a creare un punto interrogativo nel momento in cui Odjidja-Ofoe abbassava il suo raggio d’azione aumentando la forbice tra i reparti mediano e offensivo. Era un 4-3-3 a tutti gli effetti, abile nel gestire il possesso pur lasciando a centrocampi al superiorità al PAS Giannina che Petrakis ha disposto col 3-4-3 tendente al 3-5-2. Sfumature influenti dal punto di vista della narrazione, ma non in campo. C’è spazio per le folate biancorosse, capeggiate dalla classe di Fortounis e dal fisico di Cissé, poi però la reazione del PAS si evince dal classe ’97 Manthatis, in prestito proprio dall’Olympiakos. Ansarifard galleggiava tra l’area di rigore avversaria e la metà campo, nuova definizione di un ruolo già ammirato dal Chori Domínguez, sempre con Lemonis, lo scorso anno. Fortounis ancora s’è divorato una chance, poi la marcia dello spreco è continuata fino al 60′, sempre condotta dal trequartista greco e dall’attaccante iraniano. Detto dello squillo di Marin (63′), perla per efficacia e rapidità d’esecuzione, Ansarifard s’è visto annullare un gol (72′) poi nei minuti finali ancora Cissé di testa e Marin hanno provato ad aumentare il passivo per gli ospiti. Niente da fare, e ancora grazie che Proto ha respinto all’ultimo la conclusione del neo entrato Higor Vidal…
Il tabellino:
Olympiakos (4-2-3-1): Proto; Elabdellaoui, Engels, Cissé (dall’88’ Gillet), Koutris; Romao, Tachtsidis (dal 56′ Pardo); Fortounis, Odjidja-Ofoe, Marin; Ansarifard (dal 74′ Djurdjevic). All: Lemonis
PAS Giannina (3-5-2): Giannikoglou; Apostolopoulos, Mavropanos, Boukouvalas; Skondras (dall’84’ Vidal), Chalkiadakis (dal 78′ Betra), Lila, Manthatis (dall’88’ Nikolias), Berios; Conde, Giakos. All: Petrakis
Rete: 63′ Marin. Ammoniti: Tachtsidis, Cissé, Romao (O), Berios, Lila, Conde, Boukouvalas (P). Arbitro: Athanasios
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