Ogni volta che a Nervión rotola un pallone, l’atmosfera andalusa simil-corrida che si viene a creare nell’intero barrio è unica al mondo. Ieri sera l’interezza di una simile occasione era amplificata dal fatto che andasse in scena un remake rovesciato della finale a Basilea, quella del 18 maggio 2016 (quando cioè capitan Coke inondò il St Jakob Park di tripudio rojiblanco, in un 1-3 che vide pure Sturridge e Gameiro sul tabellino). Allora non c’era ancora Wissam Ben Yedder, che in rosa sarebbe entrato solamente nell’estate: più che entrato, semmai, verrebbe da dire catapultato. Gettato nella mischia così come si fa al mercato con i prodotti da vendere, all’alba di una lunga giornata tra la ressa delle massaie e l’afa tipicamente iberica di queste latitudini. Ma prima urge una precisazione.
La partita s’era messa male, coi Reds tre volte avanti dopo 45′. Coutinho a porta sguarnita, Mané sul secondo palo, Firmino in tap-in su opposizione di Sergio Rico. Tre pugnalate al cuore sevillista di una venue incredula ma non per questo meno combattiva. Due reti pressoché identiche, nella fattura e nella spietatezza degli inglesi allenati da Klopp. Da qui, però, le migliori sliding doors hanno preso la scena sul cielo andaluso, tanto che alla fine della partita l’account Facebook del club non riusciva a trattener la gioia. Nella pancia dell’impianto, teatro di mille battaglie, eccone una inattesa. “Ho un cancro“, pare abbia proferito El Toto Berizzo nello spogliatoio. La notizia ufficiale trapelerà solo al termine della partita, quando addirittura il tecnico aveva già concluso di rispondere alle domande postegli da giornalisti. E’ arrivata una rimonta anche per lui, sicché il 3-3 finale è un risultato da celebrare in tutta la sua pienezza. The magic of the Ramón Sánchez-Pizjuán pushes Sevilla to an unforgettable comeback, si leggeva sulla pagina ufficiale del club. A comeback for the ages!, poco sotto.
Nunca se rinde, in questi casi, è l’imperativo categorico da tener ben presente a mente. L’hashtag #AguanteToto diffusosi a macchia d’olio è un altro di quei fotogrammi che resteranno a lungo nella mente, con la speranza e tutti gli auguri possibili affinché l’ex tecnico del Celta Vigo possa sconfiggere la sua partita, cominciata quando quella del suo Siviglia era giunta al termine. Al triplice fischio del tedesco Brych, la situazione era questa: doppietta di Ben Yedder, poi gol del pari al 93′, col mediano Guido Pizarro a deviare in porta un corner calciato da Sarabia. Gara numero 36 senza perdere in casa, striscia tutta consecutiva (28 vittorie e 8 pareggi dallo scorso anno, quando la Juventus profanò il Sánchez-Pizjuán). Se però servisse evidenziare un unico volto per riassumere la épica reacción del Sevilla, allora probabilmente staremmo univocamente parlando di Wissam Ben Yedder.
Doppietta variegata per il 27enne di Sarcelles, nato nel 1990 e dunque un solo anno prima di Riyad Mahrez. Evidentemente dev’esserci qualche componente particolare nell’aria di questo comune nell’Île-de-France, gravitante intorno a Parigi: qualche componente in grado di amplificare il talento già innato nei singoli calciatori. Il talento di Wissam, tuttavia, non è stato mostrato nella sua interezza ieri: è andato a segno di testa e su rigore, dunque ben lungi dalla sua specialità. In ogni caso, ottimo modo di destreggiarsi dalla scomoda marcatura dell’ex rojiblanco Alberto Moreno per trafiggere Karius. Primo acuto, in una serata conclusa con la pirotecnica festa orchestrata a partire dalla zampata di Pizarro. Eppure, gran parte del merito va al folletto Ben Yedder, risvegliatosi dal letargo di un tempo, giusto per prendersi il Siviglia sulle spalle e trascinarlo ad un pari che vale oro. Al triplice fischio, festa e gioia, poi un tweet particolarmente polemico nei confronti di un precedente molto beffardo per noi italiano. Erano le 22:58, quando sul suo profilo compariva “Hope @acmilan watched it ??”. Poteva permetterselo, indubbiamente.
Estroso ed eclettico, Benyebut (così è soprannominato) sa esibirsi in numeri circensi elettrici e da applauso. Il suo stile di gioco è definito attaquant de poche, dunque metaforicamente parlando si tratta di quel coltellino multiuso con una miriade di funzioni che si trova facilmente dal brico. Piccole dimensioni, vasta gamma tecnica, facilità impressionante nel salto dell’uomo e gran finalizzatore. Nel gioco aereo non darebbe il massimo, in teoria, ma andate a spiegarglielo dopo la rete di testa messa a segno ieri sovrastando Moreno. Agisce da ala, seconda punta, trequartista, rifinitore. Multitasking come pochi. La sua tecnica poggia le sue fondamenta sui trascorsi nel Futsal, il calcetto a cinque, quello che ha svezzato Wissam dopo le tante giornate passate ad allenarsi in qualche tetra palestra della banlieu parigina. Dribbling e giocate hanno fatto innamorare il Tolosa: col Téfécé sono trascorsi sei anni, relazione lunga e proficua da entrambe le parti. Ben Yedder ha fatto parlar di sé con 71 reti e 21 assist spalmati in 174 apparizioni, il suo pubblico l’ha eletto a idolo tanto che nel 2017, in concomitanza con i festeggiamenti per l’80° anno del club, è stata stilata la top 11 con lui titolare al fianco di André-Pierre Gignac. La risposta di Wissam fu abbastanza fredda (“Merci pour tout”), ma è comprensibile perché eravamo nel 2017 e lui prestava già le sue doti al servizio del Siviglia: trasferimento ufficializzato il 31 luglio 2016, dopo settimane di speculazioni e l’eredità di Gameiro lasciata vacante. Il prescelto era proprio Wissam, alla prima esperienza fuori dalla Francia (e in Champions, peraltro) ma con tanta voglia di fare. Scelta la numero 12, tutto era pronto per la consacrazione: “C’était la meilleure option pour mon futur et pour continuer à progresser“.
A questo punto urge un’ellissi. Era il 26 settembre quando il nome di Ben Yedder travalicava i libri di storia sevillista: primo triplettista in Champions, con indosso non più la 12 ma il numero 9 proprio del miglior implacabile puntero di cui si può disporre all’interno del proprio parco giocatori. Siviglia-Maribor, serata di gol ed emozioni: intero repertorio messo in mostra (destro, sinistro, dal dischetto) e pallone portato a casa: “E’ molto importante, non avevo mai fatto tripletta in Champions League, sono molto felice”. Da ieri, Siviglia-Liverpool, ecco un nuovo record: con la doppietta rifilata ai Reds, Ben Yedder è il miglior marcatore rojiblanco nella storia delle competizioni europee con 8 sigilli: superate due leggende andaluse quali Frédéric Oumar Kanouté (7 reti) e Luís Fabiano Clemente, in arte O Fabuloso (6). Peraltro aveva già segnato al Liverpool ad Anfield, due mesi abbondanti fa. E sommando alle 71 reti francesi le 28 messe a segno a Siviglia, si ottiene quota 99. La prossima esultanza sarà ancor più speciale.
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