Ci sono voluti 12 lunghi anni, ma tale attesa è stata ampiamente ripagata da una promozione da sogno. Lo Sheffield United torna in Premier League sfruttando il pareggio interno del Leeds United che taglia fuori in maniera definitiva la squadra di Marcelo Bielsa ad una giornata dal termine della Championship 2018/19. Delle dodici stagioni lontano dalla massima serie, le Blades ne hanno disputate sei in League One e sei in Championship.
Un uomo solo al comando: Chris Wilder
La promozione delle Blades porta indiscutibilmente la firma di Chris Wilder, arrivato a Bramall Lane nel maggio 2016 e protagonista di due salti di categoria in tre anni dopo l’undicesimo posto ottenuto in League One dal suo predecessore Nigel Adkins. Un lavoro straordinario per il tecnico nato nello Yorkshire che in passato ha vestito anche da giocatore la maglia dello Sheffield United, oltre ad esserne tifoso. Dopo la promozione al primo tentativo, per una lunga parte della passata stagione i tifosi delle Blades hanno sognato ad occhi aperti il bis in Championship, ma alla lunga la squadra di Wilder ha pagato l’inesperienza nel nuovo campionato, terminando comunque con un positivo decimo posto. La scorsa estate, dopo la cessione del talento David Brooks al Bournemouth per 11.5 millioni di sterline, il tecnico cinquantunenne ha deciso di affidarsi a grandi linee al gruppo di giocatori più fidati, aggiungendo innesti mirati che si sono rivelati decisivi come il difensore centrale John Egan, il centrocampista Oliver Norwood, e la punta David Mc Goldrick, senza trascurare Henderson, Madine e Hogan. Wilder, peraltro, è diventato a tutti gli effetti uno specialista delle promozioni, avendone conquistate in precedenza altre due con Oxford e Northampton.
Il muro
Uno dei segreti dello Sheffield United è rappresentato dalla solidità difensiva, alla luce delle 21 partite senza subire reti. Il reparto arretrato composto dal portiere in prestito dal Manchester United Dean Henderson e i tre difensori Egan, O’Connell e Basham, è stata l’arma in più delle Blades che a differenza del Norwich City gioca un calcio più pratico ed essenziale, un calcio molto “british style”. Nel caso di Chris Basham poi, oltre alle notevoli prestazioni difensive, vanno aggiunte le sortite offensive del trentenne ex Blackpool che ha messo a segno 4 reti, tra cui quella pesantissima al Leeds ad Elland Road. Naturalmente alla costruzione di questo vero e proprio muro ha contribuito il centrocampo formato da John Fleck, Enda Stevens, George Baldock e dal talismano Oliver Norwood. Norwood infatti, è alla terza promozione consecutiva dalla Championship alla Premier League, avendo fatto il salto di categoria con Brighton e Fulham prima dello Sheffield. Un reparto completo dunque, ben consolidato che cosi come quello arretrato, è stato modificato raramente da Wilder che ha preferito dare fiducia quasi sempre agli stessi uomini. Un rischio senza dubbio, soprattutto dal punto di vista fisico, ma che alla fine ha pagato. Da non sottovalutare poi il ruolo di Mark Duffy, centrocampista offensivo cresciuto nell’Academy del Liverpool, arrivato a Sheffield grazie a Wilder, e protagonista della cavalcata vincente cominciata dalla League One. Un uomo fondamentale per gli equlibri delle Blades che quest’anno nonostante le trentatrè primavere ha realizzato 6 gol accompagnati da 6 assist.
Eterno Billy
L’uomo simbolo, oltre a Wilder, non solo della promozione, ma dello Sheffield United in assoluto è uno: Billy Sharp. Non può essere che lui, il ragazzo nato proprio a Sheffield nel febbraio 86′, l’autentico trascinatore delle Blades. L’attaccante tornato “a casa” nel 2015, nella stagione attuale oltre a trionfare con la squadra, ha raggiunto un prestigioso riconoscimento personale, entrando nella storia non solo del suo club attuale dove ha superato quota 100 gol complessivi, ma dell’intero calcio professionistico inglese, diventando il calciatore più prolifico grazie alla rete numero 220 della carriera. Il suo contributo è stato fondamentale specialmente a metà stagione, infondendo con i gol e la leadership da capitano, la consapevolezza a tutto l’ambiente di poter ambire ad un traguardo speciale. Nei rari momenti di digiuno, ci ha pensato David Mc Goldrick a prendere il posto di Sharp, formando col bomber di Sheffield un tandem letale per gli avversari. Meritano comunque una menzione Gary Madine, Scott Hogan e Conor Washington, elementi utili in grado di farsi trovare sempre pronti quando Wilder ha avuto bisogno di loro.