Lass Diarra il Bosman del XXI secolo: una esagerazione. La sentenza che ha stravolto il mercato della FIFA non sembra destinata a scuotere le fondamenta del mercato.
L’antefatto: alle basi della sentenza Diarra
La vicenda Diarra affonda le radici nell’agosto 2014 quando il Lokomotiv Mosca decide di rescindere il contratto per una serie di inadempienze del calciatore. Ne nasce un contenzioso: il club chiede 20 milioni di euro di danni, il calciatore il pagamento degli stipendi. La Fifa condanna il calciatore al risarcimento e secondo i meccanismi, qualsiasi squadra avesse ingaggiato Diarra avrebbe dovuto accollarsi anche della pendenza. Diarra rimarrà svincolato per un anno prima di accasarsi al Marsiglia. Ne passeranno altri 10 prima che la Corte di Giustizia Europea condanni la FIFA per misure vessatorie e sproporzionate, nonché contrarie alla libera circolazione dei lavoratori in Europa. Dunque non solo il centrocampista francese dovrà essere risarcito, ma c’è un via libera senza precedenti: questa sentenza permetterà ai giocatori di rescindere il contratto e cambiare squadra senza pagare penali, proprio come qualsiasi lavoratore dell’Unione Europea .
Cosa significa questa sentenza
La sentenza mette in discussione due articoli del Regolamento FIFA sullo status e il trasferimento dei calciatori. La base è molto semplice e si basa sulla giurisprudenza legata al lavoro: in Europa, non importa se fai il lattaio o se giochi per il Manchester United. Se il datore di lavoro non onora il contratto senza giusta causa, il lavoratore ha il diritto di andarsene senza versare un euro di danno alla società inadempiente. Questa sentenza dunque è ben lungi dall’idea che i calciatori possano stracciare i contatti come e quando meglio credono. La sentenza stabilisce che nei casi di licenziamento senza giusta causa, non sarà possibile impedire il trasferimento del giocatore che sarà libero di accasarsi dove meglio ritiene.
Il caso Diarra non è un liberi tutti
La sentenza Diarra dunque non consente ai calciatori di recedere dai propri contratti senza conseguenze. La Corte di Giustizia Europea ha sì riconosciuto al calciatore, alla stregua di qualsiasi lavoratore, la possibilità di lasciare un club indipendentemente dalla durata del contratto, ma questa possibilità non si tradurrà facilmente in una pratica da utilizzare per liberarsi da un club. Il motivo è semplice: il calciatore sarà libero di trasferirsi in una nuova squadra ma questo non impedisce al club che ha interrotto il contratto di poter impugnare una vertenza contro il calciatore e la società che lo acquisterà. E a decidere torti e ragioni sarà sempre e comunque la FIFA. Una tempesta in un bicchier d’acqua: i calciatori sono più liberi ma non ci sarà quella temuta rivoluzione che porterebbe ad un mercato (ancor di più di adesso) in stile far west.