Nella giornata di ieri Arjen Robben ha annunciato l’addio al calcio. “È senza dubbio la decisione più difficile che ho dovuto prendere nella mia carriera”: queste le parole dell’olandese capace di vincere ben trentuno trofei. Nella sua bacheca manca quel Mondiale perso in finale nel 2010 contro la Spagna. Spiegare cosa ha rappresentato Robben per il mondo del calcio è difficile; basti sapere che è stato uno dei più forti ad aver calcato un campo da gioco.
Il Groningen è molto più importante di quanto si pensi in questa storia; il club olandese, infatti, ha avuto il merito di far esordire Arjen Robben nel calcio professionistico. Due stagioni molto importanti per la carriera del giocatore che inizia a farsi le ossa; il talento non è ancora sbocciato ma è visibile come la luce del sole. Al Groningen non può rimanere, merita palcoscenici ben più importanti.
Al PSV si iniziano ad intravedere i primi segnali del Robben che verrà. Abile nell’uno contro uno, spietato con quello che diventerà il suo marchio di fabbrica: tiro a giro dopo essere rientrato sul sinistro. Con il PSV inizia a togliersi qualche soddisfazione: giocatore dell’anno e miglior giovane al termine della stagione 2002/2003. Celebre la coppia con Kežman denominata dai tifosi “Batman e Robben”. Grazie a dodici reti in trentatré presenze aiuta la squadra a vincere l’Eredivisie.
La sua avventura al Chelsea è caratterizzata da numerosi infortuni a partire da quello subito contro la Roma in una gara amichevole. Sono anni importanti per la maturazione definitiva del calciatore che, nonostante i mille problemi fisici, dimostra di essere una delle ali offensive più forti che ci siano in circolazione. Nella sua ultima stagione in maglia Blues fatica ad imporsi a causa del modulo scelto da Mourinho (4-3-1-2); la sua tecnica, però, è più forte di qualsiasi sistema di gioco. Peccato per gli infortuni con cui ha dovuto convivere per tutta l’esperienza vissuta a Stamford Bridge.
Appena sbarcato al Bernabeu stabilisce un record: con 36.5 milioni di euro diventa il quinto giocatore più pagato del Real Madrid dietro i quattro Galácticos Zidane, Figo, Beckham e Ronaldo. Con la maglia delle Merengues segna un goal fondamentale il 4 maggio 2008: contro l’Osasuna, sotto di uno a zero, realizza l’uno a uno a tre dalla fine. Rete che precede quella di Higuain. Vittoria fondamentale perché consente al Real di vincere la sua trentunesima Liga.
La sua esperienza più importante è sicuramente quella vissuta al Bayern Monaco; con il club bavarese ha vinto tutto, tra cui il triplete nel 2013. Il goal realizzato nella finale di Champions League contro il Borussia Dortmund è un riscatto personale. Dodici mesi prima, infatti, davanti al pubblico dell’Allianz Arena i bavaresi vengono sconfitti ai rigori dal Chelsea. E Robben? Il giocatore olandese sbaglia un penalty nei tempi supplementari. Quella gara resta una macchia all’interno di dieci anni meravigliosi. Celebre l’intesa con Ribery; coppia che verrà denominata Robbery.
Anche con l’Olanda la carriera di Robben si divide tra grandi giocate e problemi fisici. Il debutto arriva a diciannove anni contro il Portogallo mentre la prima rete in una gara vinta cinque a zero contro la Moldavia. Due dei suoi momenti in maglia Oranje hanno come avversario la Spagna. Il primo, doloroso, riguarda il Mondiale 2010 quando l’Olanda perse la finale e Robben sbagliò un goal clamoroso; il secondo, decisamente più dolce, è la doppietta rifilata alle Furie Rosse nella storica vittoria per cinque a uno nel campionato del Mondo giocato in Brasile.
Dal Groningen al Bayer Monaco; ecco un breve riassunto della fantastica carriera di Arjen Robben.
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