Dici ‘Santos’ e pensi a Pelé, dici ‘Santos del 2011’ ed è per tutti ‘Il Santos di Neymar’. Quasi come se fosse un’era storica, segnata in maniera netta dal miglior Menino da Vila di questo millennio. Nonostante avesse appena 19 anni fu O Ney il grande trascinatore di quella squadra alla conquista della Copa Libertadores, l’ultima vinta dal Peixe, ma da quella formazione in tantissimi sono arrivati in Europa, con risultati a volte eccellenti e altre deludenti.
Uno di questi è l’ultimo arrivato in casa Juventus: Danilo, autore anche di uno dei gol decisivi nella storica finale con il Peñarol. Ha giocato in quell’edizione anche da centrocampista ma si riscoprì terzino destro nei momenti più importanti.
Dall’altra parte c’era invece un suo vecchio nuovo compagno di squadra: Alex Sandro, collega di reparto sull’altra fascia anche con la maglia di Santos e Porto prima di quella della Juventus.
Difendevano la porta di Rafael Cabral, sfortunato portiere titolare del Napoli della stagione 2013/14, l’anno in cui Reina partì per il Bayern Monaco. Era stato fenomenale in quella edizione della Copa Libertadores, poi non riuscì a fare definitivamente il salto di qualità in Europa.
Un po’ lo stesso discorso da fare per Paulo Henrique Ganso. Tecnica sopraffina, piede e visione di gioco da primo della classe ma ritmi un po’ troppo compassati per il calcio europeo. In Europa ci ha puntato il Siviglia ma senza rimanerne incantato, poi una breve parentesi in Francia all’Amiens prima di tornare in Brasile.
Il capitano di quel Santos invece in Europa c’era stato prima. Elano, educatissimo piede di Shakhtar e soprattutto Manchester City in Europa: uno di quelli in grado di fare la differenza tanto quanto Neymar in quel Santos. Passò anche per il Galatasaray prima di scegliere di tornare in Brasile, dove vinse il massimo trofeo internazionale al primo colpo.
L’attacco poi non era solo Neymar. I gol erano affidati anche a Zé Eduardo, un attaccante davvero promettente ai tempi che però fallì in maniera anche importante con la maglia del Genoa. Dopo il flop italiano girò il mondo tra ritorni in Brasile ed esperienze mistiche tra Emirati Arabi, Cina, Arabia Saudita e Malesia, senza mai tornare ai livelli del Santos.
Giocava poco, ma era comunque in rosa anche Felipe Anderson. Era già l’erede di Neymar ancor prima che andasse via: tocco di palla simile, stessa continua ricerca della giocata spettacolare. Il Santos era convinto di aver trovato immediatamente un altro fenomeno, poi lo lasciò partire per vederlo crescere comunque come un ottimo giocatore in Europa.
Sono passati otto anni da quella vittoria in finale contro il Peñarol e quella squadra ne ha fatta di strada. Tanti sono partiti per l’Europa, altri, come l’uomo partita della finale Arouca, neanche ci hanno provato. Tantissimi talenti per una formazione di primissimo piano, passata alla storia però solamente come ‘Il Santos di Neymar’.
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