Un Giménez diviso tra Argentina e Messico. Una volta toccava al ‘Chaco‘ Christian, oggi a suo figlio Santiago, erede di uno degli ibridi che hanno lasciato maggiormente il segno nella Liga MX negli ultimi anni. Suo padre, oggi allenatore del Cancún ma passato in Argentina con maglie pesanti come quella del Boca Juniors prima della sua grande carriera messicana, fu persino chiamato da Diego Armando Maradona per le partite contro Colombia ed Ecuador per le qualificazioni ai Mondiali del 2010, ma non riuscì a esordire con la maglia dell’Argentina.
Una maglia che il figlio Santiago potrebbe anche non vestire, perché a oggi può ancora scegliere se giocare per l’Argentina o per il Messico. Questione di cuore tra il posto dove è nato e quello dove è cresciuto, per un calciatore che avrà ancora tempo per fare la sua scelta: è un classe 2001 ma tutti già parlano di lui. Nella mischia è stato lanciato giovanissimo, anche qui con una maglia importante come quella del Cruz Azul, tornato a mettere qualche titolo in bacheca dopo essersi fatto la nomea di squadra capace di farsi scappare le vittorie nelle maniere più clamorose.
Oggi i Cementeros sono uno dei club di riferimento in Messico e per colpa di qualche infortunio si sono ritrovati a lanciare in squadra il giovane figlio d’arte. Già Chaquito per qualcuno, soprannome che non lo esalta né lo infastidisce: “Vorrei avere un’identità mia nonostante il cognome pesante” ha fatto sapere Santiago Giménez, punta esaltata dai suoi primi passi con i campionati dei più grandi. Differente dal papà appunto anche nel ruolo: perché se il Chaco era un trequartista o comunque un centrocampista di qualità, Santiaguito è una punta di grande opportunismo, non tanto fisico, ma rapido ed estremamente coordinato. La sua forza è il tiro, rapido e potentissimo, seppur limitato in questa sua fase ascensionale di carriera solamente al piede sinistro.
Fin qui 4 gol e 2 assist nelle 12 presenze raccolte con il Cruz Azul, numeri importantissimi se si calcola l’età, il livello del campionato e che spesso ha avuto solamente dei riquadri minimi di partita. Ha raccolto già pareri molto positivi e presto potrebbe arrivare la sua consacrazione: dopo una carriera nelle giovanili passata a giocare con i ragazzi più grandi è riuscito a fare la differenza anche in prima squadra, e ora spera che davvero arrivi il momento di dover scegliere con quale nazionale giocare. “Per me non fa differenza, andrò da chi mi chiama per primo” ha detto, e quel momento potrebbe poi non essere così distante. Quello in cui Santiago Giménez riuscirà a fare un passo avanti rispetto alla carriera del padre, per non essere più solo il figlio del Chaco.
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