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San Lorenzo in crisi: società allo sbando e tifosi in rivolta

La Copa de la Liga Profesional sta arrivando alla fine della sua prima parte, la fase a gironi, e le sorprese non mancano: una su tutte, la caduta libera del San Lorenzo.

Il Ciclón, dopo 12 giornate su 14, è relegato al 10° posto nella classifica della Zona A con soli 11 punti: matematicamente fuori dalla zona playoff (primi 4 posti) che dista al momento 9 punti e nel pieno di una crisi sportiva e societaria che si protrae a più riprese ormai da qualche anno e che ha ormai esasperato anche i tifosi più affezionati.

Una situazione di cui ha fatto le spese, per primo, Pedro Troglio. L’allenatore, ingaggiato a gennaio per cercare di ricostruire sulle ceneri delle passate stagioni fallimentari, ha dovuto fare i conti con un ambiente in subbuglio, tanto in campo quanto nella propria struttura gerarchica e sotto pressione costante da parte del tifo: “In tanti anni non mi era mai capitato di avere la gente contro di me”, ha dichiarato qualche giorno dopo le sue dimissioni, arrivate dopo la disastrosa eliminazione ai 32esimi di Copa Argentina contro il Racing Córdoba, squadra di 3^ Divisione.

Dopo l’allenatore, durato solo 10 partite sulla panchina del Cuervo e al momento sostituito dal tecnico ad interim Fernando Berón, la testa a saltare è stata quella di Mauro Cetto, DS ed ex-giocatore del club, colpevole di non aver saputo scegliere i giusti allenatori nel tourbillon di panchine degli ultimi anni e di aver portato avanti campagne acquisti quanto meno discutibili. Responsabilità oggettive, si, ma decisione che suona molto di capro espiatorio.

Ma il periodo nero del San Lorenzo non è ascrivibile ad un solo allenatore o ad una sola annata, bensì ad un tunnel imboccato ormai da vari anni e che non sembra per nulla vicino a terminare: basti pensare che, dopo l’addio del Pampa Biaggio (2018), nessuno degli allenatori rossoblù ha superato le 25 partite dirette. Un importante indice di instabilità ed incapacità di pianificare un progetto a medio-lungo termine.

Queste montagne russe si sono riflesse anche sulle dinamiche di calciomercato, con sessioni spesso più vicine alla roulette russa che alla programmazione, con acquisti a caso e cessioni sostanzialmente improvvisate.

Nonostante le dimissioni di Troglio, la squadra ha continuato il suo andamento ondivago: un pareggio, un’illusoria vittoria e una sconfitta che ha riportato tutti sulla Terra, con i tifosi a puntare il dito sull’atteggiamento deludente dei giocatori e sull’operato insufficiente della dirigenza.

Durante la partita contro il Patronato, infatti, per l’ennesima volta i tifosi hanno “caldamente invitato” i dirigenti a dimettersi e ad indire elezioni interne per il cambio della presidenza del club, in mano da tempo immemore a Marcelo Tinelli e Matías Lammens. Un’aperta contestazione che parrebbe aver sortito effetto, con i due plenipotenziari prossimi, a quanto si dice, ad abbandonare il loro incarico nei prossimi giorni.

L’emblema, sul campo, di questa intricata e pesante situazione è, senz’altro, Ricardo Centurión: arrivato come diamante della campagna acquisti, doveva essere il simbolo della riscossa del San Lorenzo, ma ha finito per essere ancora vittima dei soliti difetti, che gli hanno impedito di fare una carriera all’altezza del suo talento.

Il Wachiturro, infatti, non si sta presentando agli allenamenti negli ultimi giorni, e queste assenze ingiustificate potrebbero sfociare in una multa o, addirittura, in una rescissione di contratto.

Fuori dalla Copa de la Liga Profesional, fuori dalla Copa Argentina e senza partecipare alle coppe continentali: quale sarà il futuro del San Lorenzo? Di certo, il tempo per riflettere non mancherà dalle parti di Boedo.

Giacomo Cobianchi – Fútbol Argentino Italia

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