Fallimento e successo dipendono da tanti fattori. E nel calcio, molto spesso, questi due confini sono molto labili. La storia si ripete, ogni anno: squadre falliscono obiettivi per un’errata progettualità. O, semplicemente, per una crescita tardiva dei propri giocatori.
È il caso del Palermo, annata 2016-2017, l’ultima dei rosanero in Serie A. Durante la sessione estiva di calciomercato, a rubare la scena sono come sempre le discutibili scelte del vulcanico presidente Maurizio Zamparini. Ceduti Alberto Gilardino e Franco Vázquez, protagonisti di una travagliata salvezza raggiunta all’ultima giornata, il numero uno dei siciliani per il nuovo campionato decide di giocarsi tutte le sue fiches su uno sconosciuto appena arrivato dall’Ungheria, Roland Sallai. Presentato così da Zamparini, senza tanti giri di parole: “Guardandolo giocare ho subito pensato: farà una grande carriera. Ha sicuramente bisogno di tempo. Ma i suoi colpi sono da fuoriclasse. Mi auguro che esca dal bozzolo e diventi una farfalla”.
Scelta a dir poco avventata, a posteriori. Perché il Palermo, come la storia è nota, retrocederà in Serie B senza nemmeno un sussulto di orgoglio. E, soprattutto, la crescita del talento rosanero si rivelerà un buco nell’acqua.
Ma, anche questa volta, Zamparini ci aveva visto lungo, dimostrando tutta la sua visionarietà come era accaduto in passato con gli acquisti di Pastore, Cavani e Dybala. Nel caso di Sallai, c’era solo bisogno che il bozzolo si schiudesse. Un processo che, per l’ungherese, si è rivelato più lento del previsto.
Fondamentale è stato il suo trasferimento all’APOEL Nicosia. Esperienza durante la quale, finalmente, ha avuto modo di mettere in mostra il suo talento con una certa continuità, terminando la stagione con trentanove presenze e nove reti. Abbastanza, per attirare su di sé le attenzioni di club maggiormente blasonati.
Oggi Sallai veste la maglia del Friburgo, in Bundesliga, che lo ha acquistato in estate dai ciprioti. E, particolare da non sottovalutare, lo fa ad alti livelli. Le giocate monotematiche viste nell’avventura italiana sono solo un lontano ricordo. Sallai ha imparato a essere un giocatore concreto: per la squadra, anziché per sé stesso. In Italia, al momento del suo arrivo, veniva etichettato più che altro come un trequartista. Adesso ha spostato il suo raggio d’azione sulla fascia sinistra, per sfruttare al meglio le sue doti nell’uno contro uno e la sua propensione al sacrificio.
Il suo esordio in campionato, arrivato alla quarta giornata contro il Wolfsburg, è stato da ricordare: rete del vantaggio, rigore conquistato, ammonizione e, infine, sostituzione per infortunio. Tutto questo, solo nel primo tempo. Quasi come se Sallai avesse voluto recuperare tutto il tempo perduto. Tant’è che, nelle successive tre giornate, l’ex Palermo non si è fermato più: sempre titolare e mai sostituito.
Christian Streich, allenatore dei Breisgau-Brasilianer, è già pazzo di lui. E, quasi per uno strano scherzo del destino, nel corso di una conferenza stampa ha raccontato: “Quello che mi ha colpito di più è la sua leggerezza quando scende in campo”. Leggerezza, appunto. Una parola che avrebbe tranquillamente potuto utilizzare Zamparini nel commentare il passaggio di Sallai “da bozzolo a farfalla”. Che ora vola, più leggera e determinante che mai, nei campi di Bundesliga.
Salvatore Ergoli
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