Ha iniziato dall’Accademia del Borussia Dortmund, poi Stoccarda, Roma e Chelsea. Adesso il Real Madrid e il sogno della seconda Champions
Quel rigore Antonio Rudiger non lo avrebbe dovuto neanche tirare. Invece, il difensore tedesco si è presentato sul dischetto e ha trascinato il Real Madrid in semifinale di Champions, dando una spallata bella decisa al Manchester City, campione di tutti, di sciur Guardiola, per gli amici Pep. Avrebbe dovuto tirare Valverde, che però si è tirato indietro perché stanco (così ha riferito lui). Allora si è fatto avanti Rudiger: “Ha le huevos…”, la frase di Davide Ancelotti, figlio di Carletto che fa parte dello staff del padre.
E chissà se in quel momento, in un rigore tirato di destro e angolato che ha ricordato la trasformazione nell’ultimo atto di Italia ’90 di Andy Brehme contro l’Argentina, a Rudiger sono passati davanti tutte le difficoltà dell’infanzia. Un percorso tortuoso, ma il tedesco ce l’ha fatta. “Il calcio non era un sogno, era sopravvivenza”, una frase nella quale c’è tutta l’essenza di Rudiger, l’uomo appunto che ha fatto esultare i Blancos.
Il difensore è nato a Berlino, in Germania, ed è cresciuto nel quartiere Neukolln. Suo padre è tedesco, sua madre è della Sierra Leone ed è fuggita dal suo paese martoriato dalla guerra civile. Il calcio come sopravvivenza è un pensiero che si tatua improvvisamente nella mente di Rudiger, quando all’età di 8 anni si accorge delle difficoltà della sua famiglia. In quel periodo decide che avrebbe fatto il calciatore con un solo obiettivo: aiutare i genitori. Inizia così un percorso che all’età di 15 anni lo porta lontano da casa per entrare nell’Accademia del Borussia Dortmund. È il primo passo della sua missione. Tanti allenamenti, tantissimi sacrifici e tre anni dopo il difensore va allo Stoccarda e nel 2012 debutta finalmente in prima squadra, in Bundesliga. Tre anni intensi che gli fanno capire di avercela fatta. Perché da quel momento la sua carriera è in discesa.
Sbarca alla Roma, in Italia, in serie A. Due anni dopo il balzo in avanti è la Premier, il Chelsea. Pagato 39 milioni di euro, Rudiger con i Blues vince trofei importanti: Europa League, Champions, Supercoppa Europea, Mondiale per club. Qualcosa di immenso. Avrebbe anche firmato il contratto con il club londinese, ma il mondo intorno a lui (e intorno a tutti noi) sta cambiando. Vladimir Putin invade l’Ucraina nel febbraio 2022, sulla Russia piombano le sanzioni internazionali, che toccano anche il magnate russo Roman Abramovich, all’epoca patron di Stamford Bridge. Così Rudiger (insieme ad Azpilicueta, Christensen, Musonda jr e Niguez) si libera a zero. Il Real Madrid non perde questa l’occasione e lo ricopre d’oro, con nove milioni di euro all’anno. Mai acquisto è stato più azzeccato. Nei quarti l’ex giallorosso ha annullato Haaland e realizzato il rigore decisivo.
Momenti meravigliosi, una semifinale di Champions indossando la maglia della squadra più importante del mondo. Ma nella carriera dell’ex giallorosso ci sono anche momenti bui, come gli episodi di razzismo nei quali è vittima. Il primo in Italia. Nel dicembre 2016 la Roma vince il derby contro la Lazio (2-0, reti di Strootman e Nainggolan). Lulic, esterno biancoceleste, usa parole totalmente sbagliate per rimproverare Rudiger, che nel giorno della vigilia aveva dichiarato di non conoscere la Lazio e il suo tecnico: “Già parlava prima della partita, due anni fa a Stoccarda vendeva calzini e cinture e adesso fa il fenomeno. Non è colpa sua, è colpa di quelli che stanno intorno a lui e che fanno crescere un ragazzo maleducato. Lasciamo stare queste provocazioni che capiteranno anche in futuro. Abbiamo perso, ma guardiamo avanti. Dobbiamo crescere e smettere di fare questi errori”.
La seconda in Premier tre anni dopo, nel dicembre 2019. Si gioca Tottenham-Chelsea. Son viene espulso per un fallo di reazione nei confronti del tedesco, che diventa così bersaglio di insulti dei tifosi degli Spurs. Tanto che l’arbitro, Anthony Taylor, ferma il gioco per due minuti, spiegando la situazione prima sia a Kane sia ad Azpilicueta, i capitani delle due squadre, per poi fare lo stesso con i due tecnici, José Mourinho e Frank Lampard. Nessuno venne punito per quell’episodio cosa che portò Rudiger a commentare con amarezza: “Il razzismo ha vinto”.
Grande giocatore in campo, bravo nei colpi di testa, rapido negli anticipi e con un senso di posizione invidiabile (può giocare sia nella difesa a tre sia in quella a quattro) c’è anche un episodio curioso nella carriera di Rudiger. Succede a Euro 2021: l’ex giocatore della Roma avrebbe dato un morso alla schiena di Pogba. Se ne era lamentato proprio il centrocampista francese – attualmente affaccendato in altre faccende, come la squalifica per doping – con arbitro e guardalinee. Le immagini avevano ripreso un movimento strano del difensore sul dorso del francese una marcatura stretta, ma non così palese da portare all’intervento della Var. “Siamo amici, ci conosciamo da tanto tempo. Non è stato niente di grave, però tutti avete visto le immagini in tv, mi ha mordicchiato, diciamo. L’ho sentito, l’ho detto all’arbitro, poi è lui che prende le decisioni: Rudiger non ha ricevuto nessun cartellino e penso che sia meglio così. Non voglio che venga sospeso per questo. Non sto piangendo per far avere cartellini gialli o rossi ai miei avversari”, la spiegazione di Pogba al termine del match.
Infine, Rudiger non si è fatto mancare anche un’accusa di far parte dell’Isis. Una cosa sorprendente capitata un mese fa, nel marzo 2024. Quando il difensore ha pubblicato una foto sui propri profili social, è esplosa una polemica incredibile. Che è arrivata fino al Tribunale. Il motivo? Julian Reichelt, ex caporedattore della Bild con opinioni politiche sono vicine alla destra, ha preso di mira l’immagine nella quale Rudiger è immortalato sul proprio canale social in ginocchio con il dito alzato, vestito per la preghiera e intento a celebrare, rivolgendosi a tutti i musulmani come lui, l’inizio del Ramadan. Per Julian Reichelt non è una foto qualunque o un semplice messaggio religioso, bensì un gesto che dimostrerebbe una vicinanza ai terroristi dell’Isis. Rudiger non ci sta e lo denuncia per diffamazione, incassando il sostegno della Federcalcio tedesca, che non vede l’ora di vederlo in campo con la maglia della Germania negli Europei di casa, e del ministero degli Affari Interni.
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